Riccardo Polverosi

Storia & Antichità

Tutti contro le SS

2018-09-17 22:53:11

Il 5 maggio 1945, sei giorni dopo il suicidio di Hitler a Berlino, ebbe luogo in Austria uno degli scontri più assurdi della Seconda Guerra Mondiale: la battaglia per il castello di Itter. Nel maniero austriaco erano presenti molti prigionieri francesi di altissimo livello, tra cui gli ex primi ministri Daladier e Reynaud, oltre alla sorella di Charles De Gaulle e al tennista Jean Borotra, tutti imprigionati lì dal 1943. Verso la fine della guerra la Germania andò in pezzi e le SS di guardia se ne andarono, i prigionieri quindi riuscirono a liberarsi e a mettere le mani sulle armi abbandonate dai nazisti. Un prigioniero successivamente si allontanò dal castello e incappò nelle truppe americane che stavano occupando l'Austria informandole della situazione, ma non fu possibile organizzare un'operazione di recupero. Pochi giorni dopo un altro prigioniero partì dal castello e raggiunse Worgl, una cittadina austriaca occupata dalle SS, dove venne nascosto dalla resistenza locale. In quella cittadina si trovava anche un'unità della Wehrmacht che aveva volutamente ignorato l'ordine di evacuare e si era schierata con la resistenza contro le SS. All'arrivo degli americani l'unità tedesca si arrese a loro, dopodiché pianificarono assieme la difesa del castello e dei prigionieri. Si giunse così allo scontro la mattina del 5 maggio: 16 soldati americani, 12 soldati tedeschi, la resistenza austriaca e i prigionieri francesi si scontrarono contro 150 uomini delle SS, presumibilmente venuti a rioccupare il castello e liquidare i francesi. La battaglia fu feroce e si concluse nel pomeriggio, quando i carri Sherman dell'esercito americano distrussero l'unità delle SS. Due giorni dopo, la Germania si arrese e la guerra finì in Europa dopo quasi sei anni. L'insolito schieramento franco-tedesco-americano vide un solo caduto: il comandante dell'unità della Wehrmacht, il maggiore Josef Gangl. Oggi quell'uomo è considerato un eroe nazionale austriaco per essersi opposto al nazismo. Fonte: HistoRick

Riccardo Polverosi

Storia & Antichità

Tutto cambia e resta lo stesso

2018-09-15 23:12:13

Nel Cinquecento fece scalpore la vicenda del nobile genovese Scipione Cicala: catturato in battaglia dai Turchi, Scipione si convertì all'Islam (cosa gravissima nel Cinquecento) ed entrò nel corpo militare dei Giannizzeri, una sorta di guardia pretoriana dell'Impero Ottomano. Da lì in poi il nobile genovese grazie alle sue doti militari fece una carriera invidiabile, arrivando a diventare ammiraglio della flotta ottomana (capitan pascià) e nel 1596 fu nominato Gran Visir, una specie di Primo Ministro, sotto il regno di Maometto III. Ma la conquista del potere non durò a lungo: dopo soli quaranta giorni, Scipione fu estromesso da un complotto di corte e passò il resto della vita a tentare imprese che però gli andarono sempre male, morendo infine in qualche buco di posto nel sudest dell'attuale Turchia. Sulla sua vicenda il conterraneo genovese Fabrizio de André ha scritto nel 1984 la canzone Sinàn Capudàn Pascià: in essa si sottolinea come la vita del nobile non sia cambiata passando da una religione all'altra, perché i cambiamenti sono stati superficiali mentre internamente lui è rimasto lo stesso uomo di prima. Evviva l'opportunismo... Fonte: HistoRick

Riccardo Polverosi

Storia & Antichità

Il divertimento è proibito

2018-09-13 22:36:45

Nella Russia del Settecento sorse una setta alquanto bizzarra, gli Skopcy. Originati dalla scissione di un'altra setta, gli Skopcy si diffusero rapidamente in tutto il paese, da San Pietroburgo alla Siberia al delta del Danubio, tuttavia presto si ritrovarono nel mirino dello Stato. Infatti quello che facevano gli adepti non poteva non attirare l'attenzione (e la preoccupazione) dei potenti: guidata da una serie di bizzarri personaggi, la setta obbligava i propri credenti a "diventare come gli angeli", costringendo uomini e donne ad auto-mutilarsi gli organi sessuali (e per le donne anche il seno). I membri della setta a causa di questa insana abitudine dovettero passare tutta la vita nascosti nelle campagne, nelle foreste e sui monti della Russia, estinguendosi lentamente sotto i colpi infertigli da Mosca. Il governo russo e poi sovietico impiegò comunque più di un secolo e mezzo per debellare del tutto la setta: l'ultimo caso di auto-mutilazione documentata risale al 1951, dopo la Seconda Guerra Mondiale e appena due anni prima della morte di Stalin. Difficile immaginare una vita più deprimente e insipida della loro... Fonte: HistoRick

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