Riccardo Polverosi

Storia & Antichità

Una ristrutturazione politica

2018-09-12 22:15:19

Tra il 1852 e il 1870 il volto di Parigi cambiò radicalmente. Grazie agli sforzi dell'imperatore Napoleone III e del barone Haussmann la capitale francese passò dall'essere una città uscita dal Medioevo alla metropoli grandiosa che è entrata nell'immaginario collettivo: grandi palazzi, larghi boulevard, spazi verdi e molto altro. Ma quello che sfugge è la ragione dietro la demolizione e ricostruzione di mezza Parigi: Napoleone III non voleva solo abbellire e modernizzare la capitale, ma voleva soprattutto eliminare il rischio di future rivolte. Infatti negli anni precedenti il popolo di Parigi aveva sfruttato le strette e anguste strade di origine medievale per erigere barricate e combattere ferocemente il potere (ad esempio durante la Rivoluzione del 1789). Grazie all'opera di Haussmann le vecchie e strette strade medievali furono eliminate a favore dei grandi boulevard e con esse scomparve il rischio delle barricate dei parigini. L'ultima volta che ci provarono fu contro le truppe della Wehrmacht e non gli andò proprio bene... I lavori promossi dall'imperatore migliorarono le condizioni di vita generali, ma divisero economicamente gli abitanti di Parigi: i prezzi salirono alle stelle e i poveri abbandonarono in massa il centro a favore delle periferie della zona nord-orientale (a est della Senna), mentre la parte sud-occidentale divenne (ed è tutt'ora) dominio dei ricchi e degli uffici. Fonte: HistoRick

Riccardo Polverosi

Storia & Antichità

Un falso storico-architettonico

2018-09-10 22:01:22

Nel 1617 il nobile francese François-Annibal d'Estrées ebbe la pessima idea di schierarsi contro la monarchia e il cardinale Richelieu, il quale mandò prontamente un esercito ad assediare il castello di Pierrefonds, di proprietà dello sciagurato nobiluomo. Conquistato il palazzo, Richelieu ordinò di raderlo al suolo come monito, ma date le sue dimensioni si rivelò un compito impossibile, quindi i soldati si limitarono a sventrare muri e tetti senza riuscire ad abbattere tutta la struttura. Il povero palazzo rimase un rudere fino alla metà dell'Ottocento, quando lo Stato francese decise di recuperarlo: la direzione dei lavori fu affidata all'architetto Eugene Viollet-le-Duc. I lavori durarono fino al 1885 e quando furono conclusi ci si accorse di qualcosa: del castello originale era rimasto poco o niente! Viollet-le Duc infatti aveva reinventato completamente tutto ciò che i soldati di Richelieu avevano demolito duecento anni prima e di conseguenza il castello come appare oggi non è altro che un colossale falso storico, nonostante la correttezza stilistica (dal punto di vista artistico Pierrefonds va bene, da quello storico no). Quello che ha fatto l'architetto in sostanza è stato ricostruire l'edificio come immaginava dovesse essere, anziché com'era davvero nel 1617. La cosa assurda è che il castello non è neppure il primo restauro di una struttura medievale che venne affidato a Viollet-le-Duc: anni prima gli avevano affidato i bastioni di Carcassonne e anche là aveva fatto delle ricostruzioni basandosi sulla fantasia anziché sulla realtà. La sua opera tuttavia è servita a sollevare dibattiti sul recupero e la ricostruzione di edifici antichi in rovina, in modo che i suoi errori non si ripetano più. Congratulazioni a quell'uomo... Fonte: HistoRick

Riccardo Polverosi

Storia & Antichità

Un'invenzione infelice

2018-09-06 22:31:43

Nell'Antica Grecia esisteva un infernale strumento di tortura (e omicidio) chiamato Toro di Falaride, dal nome del tiranno di Agrigento a cui fu proposto dal suo inventore, l'artigiano ateniese Perillo. Il Toro consisteva in un grosso animale di metallo vuoto all'interno: gli uomini venivano rinchiusi dentro e "cucinati" da un fuoco che veniva acceso sotto la pancia dell'animale. Un sistema di tubi dentro il Toro addirittura trasformava le urla di dolore in un suono che ricordava il verso dell'animale. Il tiranno siciliota decise di testare lo strumento direttamente sul suo inventore: il povero Perillo fu messo dentro il toro e torturato con il calore, poi Falaride lo liberò, soltanto per lanciarlo giù da una rupe subito dopo. Probabilmente Perillo sarebbe vissuto di più se avesse portato altrove la sua invenzione, o se avesse creato qualcos'altro... Fonte: HistoRick

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