Riccardo Polverosi

Storia & Antichità

I soldi non portano la felicità: il caso di Creso Nel VI secolo avanti Cristo visse uno dei sovrani più ricchi dell'antichità: Creso, trentesimo re della Lidia (un regno della costa anatolica). Creso aveva letteralmente fatto i soldi: sotto il suo regno furono infatti coniate le prime monete (pezzi d'oro con il simbolo del regno e un valore fisso). Il danaroso re però fu anche molto sfortunato: all'inizio del suo regno dovette sostenere una guerra contro il proprio fratello, poi perse un figlio e infine si accorse che il re persiano Ciro il Grande aveva messo gli occhi sulle sue terre. Per cercare di salvare il regno, Creso andò in pellegrinaggio al santuario di Delfi, dove fece sacrifici enormi: centinaia di capi di bestiame e una montagna d'oro sotto forma di vasi, monili e gioielli. Ma tutto questo non basto: la Pizia, sacerdotessa di Apollo, disse solo che se Creso avrebbe attraversato il confine tra le sue terre e quelle di Ciro "un regno sarebbe stato distrutto". Puntualmente, Creso mosse guerra a Ciro e le prese di brutto da re persiano, così l'ambigua profezia si compì e il regno che andò in pezzi fu il suo. Le straordinarie ricchezze di Creso ovviamente furono saccheggiate dai soldati nemici, ma Dario stesso li obbligò a donare il 10% della refurtiva al tempio di Zeus: una parte di quel favoloso tesoro ancora oggi si può ammirare al Museo di Ankara. Fonte: HistoRick

Riccardo Polverosi

Storia & Antichità

Un popolo cattivissimo Delle tre grandi civiltà mesopotamiche, gli Assiri (1950-612 a.C.) sono stati di gran lunga i più crudeli: la loro società era basata su una nobiltà guerriera e una monarchia mostruosamente feroce, che si lasciava dietro una scia di morti sfigurati (nemici) in ogni spedizione che intraprendeva. Questo accadeva soprattutto quando conquistavano un nuovo territorio o città, oppure quando punivano i sottoposti che cercavano di ribellarsi. I re assiri si vantavano ampiamente delle loro atrocità e i popoli confinanti ne avevano un terrore assoluto, al punto che cominciarono a sottomettersi spontaneamente appena scorgevano le temute armate assire. La civiltà assira ha anche una caratteristica particolare: raggiunse il massimo splendore sotto il re Assurbanipal nel 627 a.C. ma appena il sovrano morì tutto il sistema statale andò in frantumi. Nel giro di una quindicina d'anni (e dopo ben 1300 anni di dominio assoluto imposto col terrore) lo stato assiro scomparve, disintegrato da un popolo proveniente dall'odierno Iran: i Medi. Fonte: HistoRick

Riccardo Polverosi

Storia & Antichità

Una vittoria rubata La Terza Guerra Servile (anche nota come la rivolta di Spartaco) nel 73-71 a.C. fu una delle peggiori crisi della Repubblica Romana: un'armata di migliaia di schiavi ribelli che andava su e giù per l'Italia sbaragliando gli eserciti raccogliticci dei romani e, quel che peggio, facendosi beffe dei comandanti. Un caso eclatante fu quello del Vesuvio: Spartaco e i suoi ribelli si auto-intrappolarono sul vulcano ingannando le truppe del pretore Claudio Glabro, poi scesero di nascosto e annientarono il povero Glabro con i suoi tremila soldati! Allora il Senato mandò il suo cittadino più ricco, Marco Licinio Crasso, a risolvere la situazione: con molta più pazienza e astuzia dei suoi predecessori, il generale romano sconfisse sul campo l'ex gladiatore e mise fine alla rivolta. Purtroppo per Crasso, il merito della sua vittoria gli fu letteralmente rubato da un altro generale, Gneo Pompeo, che anziché combattere si era limitato a catturare gli schiavi fuggiti dalla battaglia tra Crasso e Spartaco. Questo gravissimo furto di gloria e onore incrinò per un decennio i rapporti tra i due generali: fu solo grazie all'intervento di un certo Giulio Cesare che i due si riavvicinarono, formando il Primo Triumvirato nel 60 a.C. Fonte: HistoRick

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