Riccardo Polverosi

Storia & Antichità

Una fine (in)adatta

2018-09-24 22:43:32

Tutti coloro che hanno visto il film Braveheart avranno in mente la figura del principe del Galles, l'inetto figlio del crudele re inglese Edoardo I Plantageneto. Ebbene, il principe è esistito davvero ed ha regnato per vent'anni esatti, dal 1307 al 1327, col nome di Edoardo II. Tuttavia, come si intuisce dal film di Mel Gibson, è stato anche uno dei peggiori sovrani della millenaria storia inglese: a differenza del padre, a Edoardo mancava polso e il suo regno fu un susseguirsi di disastri più o meno gravi, ad esempio la perdita della Scozia in seguito alla disfatta di Bannockburn contro Robert Bruce. Inoltre c'erano molti dubbi sulla sua mascolinità: tutta la sua vita stette (troppo) vicino al frivolo coetaneo Pietro Gaveston e la cosa irritò moltissimo la nobiltà, al punto da scatenare un'insurrezione. Nel 1325 la moglie Isabella di Francia lo mollò e si rifugiò in Francia con il suo amante Roger Mortimer e il figlio Edoardo, principe del Galles. Isabella e Mortimer ingaggiarono un intero esercito e tornarono in Inghilterra, deponendo l'inetto sovrano e mettendo sul trono il principe del Galles (il futuro Edoardo III). L'ex re nel 1327 provò a scappare, ma fu catturato e rinchiuso nel castello di Berkeley: allora per evitare rischi decisero di farlo secco. Per non lasciare tracce (e contemporaneamente prendere in giro la sua presunta omosessualità) gli assassini lo uccisero infilandogli nelle viscere un ferro arroventato, passando da un certo orifizio... Fonte: HistoRick

Riccardo Polverosi

Storia & Antichità

Cervello che passione!

2018-09-21 23:16:50

Attenzione: se siete deboli di stomaco non leggete oltre. Siete stati avvertiti! N.B: la vignetta è volutamente fuorviante. . . . Negli anni Cinquanta una misteriosa malattia colpì i membri di una tribù di primitivi della Papua Nuova Guinea. La gente mostrava segni simili all'epilessia: perdita di equilibrio, movimenti oculari innaturali e tremori vari. Dopo alcuni giorni, tutti i contagiati morivano. A beccarsi la malattia curiosamente erano solo donne e bambini, mentre gli uomini della tribù erano sanissimi. Gli scienziati occidentali giunti sull'isola impiegarono due anni a fare ricerche, finché nel 1957 si accorsero di una cosa raccapricciante: la tribù in certi rituali sacri praticava il cannibalismo! Proprio così: uomini, donne e bambini che mangiavano pezzi dei defunti, tutti insieme appassionatamente... In particolare gli uomini mangiavano i muscoli dei defunti, mentre donne e bambini si beccavano il cervello nel piatto: allora i ricercatori riuscirono a collegare tutti i punti. Nel 1957 il cannibalismo fu proibito e i casi di contagio diminuirono molto velocemente. Se solo i primitivi avessero usato il cervello anziché mangiarselo... Fonte: HistoRick

Riccardo Polverosi

Storia & Antichità

A morte gli untori!

2018-09-18 22:29:06

Attorno al 1630 la città di Milano fu decimata da un'epidemia di peste, che si portò via circa 60.000 persone. Nel clima di disperazione e superstizione dell'epoca emerse (di nuovo) la figura degli "untori", cioè persone che diffondevano volontariamente le malattie spargendo degli unguenti malefici sui muri delle case. Ovviamente la gente ignorava che la peste veniva trasmessa per vicinanza/contatto con gli infetti e in più occasioni certe azioni non fecero altro che peggiorare le cose: il passaggio dei mercenari tedeschi (lanzichenecchi) provenienti da regioni già infette, il carnevale e le grandi processioni religiose con migliaia di milanesi per le strade permisero alla peste di espandersi a dismisura. Nel 1630 la popolazione della città era mezza moribonda e chi si era salvato era alla ricerca di un responsabile su cui scaricare la rabbia e la frustrazione collettiva. Un brutto giorno una donna denunciò come untore l'ex cardatore Guglielmo Piazza, visto aggirarsi di notte mentre toccava il muro di una casa. Prontamente le autorità spagnole arrestarono il poveretto e lo torturarono senza pietà fino a farlo confessare di essere un untore (cosa assolutamente falsa, ma all'epoca credevano fermamente nella tortura). Piazza fece il nome del barbiere Gian Giacomo Mora e lo accusò di aver preparato l'unguento pestifero: anche Mora fu arrestato e torturato, finché a sua volta non fece i nomi di altre persone che finirono arrestate ecc. Quando gli arresti arrivarono all'alta società si bloccarono di colpo e gli avvocati ingaggiati da un accusato di nobili origini dimostrarono che la sequela di arresti e confessioni sotto tortura era una enorme farsa perché erano tutti quanti innocenti. La cosa sarebbe potuta finire bene, ma per la giustizia dell'epoca era inaccettabile rimettere in libertà i sospettati, così li rilasciarono tutti ad eccezione dei primi due, cioè Piazza e Mora: i due disgraziati furono condannati a morte, probabilmente per placare la furia popolare. Prima dell'esecuzione però furono portati in giro per Milano e fatti a pezzi con delle tenaglie arroventate, per mostrare la "giustizia" all'opera contro gli (inesistenti) untori. Dopo l'esecuzione, la casa del povero Mora fu rasa al suolo e al suo posto fu eretta una colonna, abbattuta dagli Austriaci nel 1778: si trattava della stessa colonna descritta da Alessandro Manzoni nel suo saggio del 1840, "Storia della colonna infame". Ah, la giustizia d'altri tempi... Fonte: HistoRick

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