Cristina Mancini
La crema di caffé Zero calorie è una delle bevande più bevute al bar: in estate rinfresca senza costringere a rinunciare al sapore dell’espresso, in inverno delizia con il suo sapore particolarmente dolce e vellutato. Peccato però che l’impatto calorico sia cospicuo: se le calorie presenti in una normale tazzina di caffè con un cucchiaino di zucchero sarebbero più o meno 20, una tazzina da circa 10 cl di crema di caffè fredda arriva addirittura a 150. A conti fatti, più o meno quanto un pezzo di pizza. Da qui l’idea di preparare un’alternativa light che si avvici al gusto della crema di caffé ma che sostituisca alcuni ingredienti per tagliare le calorie. Il video in apertura fornisce tutti i dettagli del caso. Gli ingredienti da mettere nel frullatore sono: 4 cubetti di ghiaccio, 3 cucchiai di caffè solubile (oppure di orzo e caffé, a seconda dei propri gusti) e 70 ml di acqua (lo zucchero è facoltativo e ovviamente aumenterà l’apporto calorico della bevanda). Montare gli ingredienti fino a sciogliere del tutto il ghiaccio. Il risultato finale sarà una spuma gustosa che non attenterà alla linea.
Cristina Mancini
Analizziamo la parola RISPETTO Sentimento e atteggiamento che nasce dalla consapevolezza del valore di qualcosa o di qualcuno; osservanza; nella locuzione prepositiva 'rispetto a', in confronto a qualcosa o qualcuno dal latino: respectus, da respicere guardare indietro, composto di re- indietro e spicio guardare. Evitando le ambage del rispetto come osservanza e del 'rispetto a', miriamo al cuore. Si chiede rispetto, si porta rispetto, si merita, si incute, si esprime, si manca di rispetto. Ma che cos'è questo rispetto, che affolla tanto i nostri discorsi, che ora si strascica fra sfumature stolidamente orgogliose, che ora incede fra altre di umiltà vibrante e nobile? Il rispetto è il guardarsi indietro. Si procede, ed è avanti che si guarda, tutta avanti è la nostra attenzione. Ma il rispetto è quel momento di dubbio, di ricerca, di riflessione che ci ferma un attimo. Voltandoci, abbandonando un istante la prospettiva della nostra corsa, del nostro volo, ci si apre tutto ciò che sta dietro, ci si presenta tutto ciò che viene lasciato indietro, quell'enorme cattedrale di sentimento, di pensiero, di valore che non esiste fuori dalle considerazioni del rispetto. Il rispetto non ha il tono assoluto della dignità, si confà male ad usi strepitosi, orgogliosi e cerimoniali. È un fenomeno intimo, di volizione spontanea. Non si può chiedere: il rispetto se lo chiedi si stronca. Chiedendo, richiamando si può suscitare stima, riguardo, consapevolezza, ma la cifra del rispetto sta in quell'istantanea, spontanea, intima volontà di voltarsi - e che solo per modo di dire si porta, si merita, si ha. Forse il rispetto si può soltanto 'fare'. Chi camminando nel bosco si volta, e vede nell'insieme le proprie tracce, i profili degli alberi in controluce, il silenzioso vivere; chi al funerale sa quando sorridere, e sa dire col corpo ciò che le parole sembrano troppo ruvide per fare; chi pur nelle ombre di un'istituzione ne scorge la storia, il rigoglio di ideali, la rotta sempre migliorata che infinite mani le hanno impresso foggiando e reggendone il timone; questi sanno il rispetto.
Cristina Mancini