Cristina Mancini

La torta menta e cioccolato è uno dei dolci più freschi che potete preparare per l’estate: freddo, senza cottura e con tutta la freschezza della menta. Io non ci ho pensato, ma volendo si possono aggiungere delle foglioline di mentra tritate e delle gocce di cioccolato anche nella base di biscotti. Se amate i dolci con la menta, date un’occhiata anche alla mia torta cocco e menta. Ingredienti per la torta menta e cioccolato senza cottura Per la base: 300 g di biscotti al cacao 150 g di burro fuso Per la farcia: 250 g di mascarpone 200 ml di sciroppo alla menta 200 ml di panna 40 g di zucchero Per la decorazione: cioccolato fondente menta fresca Come fare la torta menta e cioccolato senza cottura Tritate finemente i biscotti fino a ridurli in polvere. Aggiungete il burro fuso. Versate in uno stampo a cerniera del diametro di 24, divestito di carta da forno. Schiacciate per bene ai lati e alla base. Mettete in frigo per 20 minuti. Lavorate il mascarpone con lo zucchero. Aggiungete lo sciroppo alla menta. Aggiungete la panna montata ed incorporatela delicatamente con una spatola. Versate nello stampo e livellate la superficie. Mettete in frigo per 4 ore. Decorate con il cioccolato fuso e qualche foglia di menta.

Cristina Mancini

13 Reasons Why", l'amatissima serie televisiva che più di ogni altra ha affrontato il problema del bullismo a scuola, che ha sensibilizzato su tematiche delicatissime come il suicidio, le percezioni di chi si sente un outsider, stupri su donne e uomini ed altri temi come l'omosessualità e il rispetto delle donne, sta per tornare su Netflix, la piattaforma streaming più amata e con più iscritti al mondo. La terza stagione di "13 Reasons Why" verrà resa pubblica, a sorpresa, il 23 agosto 2019. Un agosto bello pieno per Netflix, che in agosto avrà in esclusiva anche, tra le altre, "Mindhunter 2", "Le Ragazze del Centralino 4" e "Glow 3". Dopo aver chiuso per sempre il capitolo 'Hannah Baker', la Serie TV è pronta per esplorare nuovi territori e lo showrunner Brian Yorkey ha già parlato delle potenzialità dei personaggi e della possibilità di realizzare più stagioni di "13 Reasons Why" : "Penso sempre che ci sia ancora tanto da raccontare, ma credo che dipenda dagli spettatori e dalle reazioni di tutti e dall'importanza di continuare a raccontarla". Oltretutto ci sono pareri contrastanti e discutibili,vengono trattati temi molto forti e non tutti sono d'accordo.

Cristina Mancini

Quando la passione per i videogiochi si trasforma in dipendenza e patologia? L’uso dei videogiochi NON è nocivo, come troppo spesso si crede, anzi, quello che poco si sa, è che favorisce tutta una serie di abilità cognitive importanti come il problem solving o la risoluzione dei problemi, l’attenzione prolungata, la capacità di concentrazione e la reattività. Un uso adeguato dei videogiochi può fare tranquillamente parte della crescita di un figlio. Se lui riesce a portare a termine tutti i compiti e le attività extrascolastiche in programma, alterna anche con attività non virtuali e ha delle relazioni amicali anche offline, non ci si deve eccessivamente preoccupare del tempo che un figlio trascorre davanti alla console. E’ una passione, per altri un piacere, uno scarico e, se non lo fanno con le attività che un genitore crede siano giuste per loro, non significa che sia nocivo per la salute. Anche perché è veramente importante sottolineare che NON si diventa violenti e assassini per colpa di un videogioco. Può andare ad interferire sulla condotta aggressiva quando c’è un forte abuso, delle condizioni di vulnerabilità e fragilità pregresse, quando il gioco diventa compensatorio e aliena completamente dalla realtà, cioè quando ci sono già altri problemi psicologici o siamo davanti ad una psicopatologia. E’ come le serie in streaming che spesso vengono accusate di essere la causa dei comportamenti violenti dei ragazzi. Se davvero così fosse, ossia, se fosse così lineare la relazione tra gioco e comportamento violento, calcolando i milioni di ragazzi che giocano, avremo milioni di criminali in circolazione. Questo per dire che ci sono altre variabili che interferiscono e che vanno a condizionare la condotta. Il disagio si manifesta quando il videogioco arriva a sostituire i momenti dedicati alle attività quotidiane, annullando le relazioni e favorendo l’isolamento, quando c’è un condizionamento da un punto di vista emotivo e comportamentale. La realtà virtuale può così rappresentare, soprattutto nei momenti di fatica e fragilità, una via d’uscita per evadere dalla quotidianità, poiché offre la possibilità di sperimentare emozioni e sensazioni nuove, identificarsi con i personaggi, evitare vissuti di noia, incapacità o inutilità. È necessario fare attenzione all’emergere di CAMPANELLI D’ALLARME che possono indicare una dipendenza, determinati NON SOLO dalla quantità di ore trascorse davanti al videogioco, ma da una serie di cambiamenti che sconvolgono la quotidianità dei figli, l’umore e il comportamento. I ragazzi possono diventare apatici, irrequieti e irritabili, modificare le proprie abitudini (alimentari, di igiene personale), non dormire ed essere sempre stanchi, giocare di nascosto, litigare spesso con i genitori e avere esplosioni di rabbia quando non si vuole smettere la partita, trascurare la scuola, lo sport e le relazioni, presentare sintomi fisici (mal di testa, mal di schiena, disturbi della vista). Per cui, ci sono tantissimi ragazzi che giocano per tante ore anche consecutive e non sviluppano una dipendenza dai videogiochi. Come devono comportarsi i genitori? La vera sfida per un genitore non sta nel vietare assolutamente i videogiochi, ma nell’aiutare il figlio a bilanciare le proprie attività di svago e ad essere consapevole del valore del tempo che ha a disposizione. – Non demonizzare i videogiochi. Molti genitori tendono a mantenere le distanze e a criticare questo tipo di strumenti, senza sapere che i videogiochi hanno anche effetti positivi per l’apprendimento, lo sviluppo di abilità cognitive, di ragionamento, la presa di decisioni e la gestione degli obiettivi. Non tutti i videogiochi sono uguali e non è tanto lo strumento in sé ad essere nocivo, ma un suo utilizzo incondizionato e compulsivo. – Conoscere e avvicinarsi al loro mondo. Bisogna cercare di cogliere, nel rapporto con la tecnologia, il loro punto di vista e avvicinarsi a questo mondo che rappresenta comunque una parte della loro vita. Il genitore deve dialogare con il figlio e condividere con lui i suoi interessi.

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