Le teorie di Barbara
Tutti gli animali si prendono cura dei piccoli?
2019-03-20 20:25:03
Nel regno animale si possono osservare comportamenti molto diversi nei confronti della prole: alcuni animali se ne occupano in coppia, altri singolarmente, altri ancora non se ne prendono cura affatto. In ogni caso la continuità della specie è garantita: le tartarughe, per esempio, dopo aver deposto le uova le abbandonano, ma il numero delle uova è talmente elevato, che ci sono buone probabilità di sopravvivenza almeno per alcuni piccoli. Vipere e serpenti a sonagli mettono al mondo piccoli già autonomi, che non accudiscono assolutamente. Il cobra femmina invece, è l’unico serpente che si prende cura dei piccoli, benché appena nati siano già del tutto indipendenti.Coccodrilli e alligatori si occupano sia delle uova che della prole. Il coccodrillo del Nilo per esempio, depone le uova in una buca. I piccoli quando sono pronti per uscire, emettono un suono particolare per segnalare alla madre che è arrivato il momento di dissotterrare le uova. Appena nati sono già dei predatori.Altri animali, come i mammiferi o gli uccelli, dedicano ai piccoli cure parentali molto prolungate.La cova del pinguino imperatore per esempio, dura circa 2 mesi, durante i quali il maschio sorregge l’uovo sopra i piedi, ricoprendolo con una piega della pelle per proteggerlo dal freddo e per non farlo cadere nel ghiaccio. Questa operazione lo obbliga a digiunare per tutto il tempo della cova.Ma, non sempre sono le femmine a partorire, in alcuni casi eccezionali sono i papà a partorire, dopo aver tenuto dentro di sé le uova deposte dalla femmina. Il cavalluccio marino, per esempio, accoglie in una tasca ventrale le uova deposte dalla femmina e, dopo una quindicina di giorni, si prepara al parto: ancorato con la coda ad un’alga, espelle fino a 200 piccoli. Il parto può durare anche più di un giorno.La rana di Darwin, diffusa nell’America meridionale, custodisce le uova deposte dalla femmina nelle sue sacche vocali, all’interno delle quali avviene la metamorfosi dei girini. Dalla sua bocca escono così, piccole rane già formate.
Le teorie di Barbara
Orologi al quarzo: curiosità.
2019-03-20 19:07:16
C’è orologio e orologio, vi sarà capitato qualche volta, magari mentre cercate su internet un regalo per un amico, di optare per un orologio, e durante la vostra ricerca decidere di andare a curiosare tra le caratteristiche dell’orologio. Oltre a trovare le consuete dimensioni di quadrante, cinturino, lancette e alla descrizione dei materiali con cui sono stati fabbricati, si trova spesso il tipo di meccanismo che muove le lancette. Le due tipologie che si trovano maggiormente in commercio (ma non le uniche) sono:meccanici, con ricarica automatica o manuale con movimento al quarzo (anche chiamati oscillatori al quarzo).Il metodo di funzionamento dei primi, è abbastanza intuitivo, si basa sul movimento di soli ingranaggi meccanici, mentre i secondi funzionano grazie al quarzo.Quarzo?Le domande che possono venire in mente sono tante e tutte legittime.Prima di tutto siamo abituati a pensare al quarzo come quel minerale dalle forme geometriche spettacolari, visto migliaia di volte sui libri di scuola e conosciuto anche con il nome di biossido di silicio (SiO2), e si fa fatica a capire come un oggetto del genere possa essere all’interno di un orologio e, per di più, farlo funzionare.Ebbene, questo materiale è impiegato in questo campo grazie ad una sua proprietà molto curiosa e interessante, la piezoelettricità.La piezoelettricità è la proprietà di alcuni materiali cristallini di polarizzarsi, generando una differenza di potenziale quando sono soggetti a una deformazione meccanica e, al tempo, stesso di deformarsi in maniera elastica quando sono attraversati da corrente.Funzionamentomeccanismo interno di un orologio al quarzoIl termine “al quarzo” deriva dall’impiego di un cristallo di questo materiale per creare il movimento oscillatorio ad una determinata velocità. Il quarzo inserito, quando tagliato opportunamente e sollecitato, si comporta come un diapasone vibra, creando una determinata frequenza.Il cristallo, inserito nel circuito oscillatore, rimane quindi in una perenne vibrazione alla stessa frequenza (generalmente fissata a 32768 Hz); questa misura porta ad ottenere il secondo. La differenza di potenziale è, invece, prodotta da una pila a bottone dal voltaggio basso.Il risuonatore al quarzo così ottenuto è caratterizzato da una frequenza di risonanza molto stabile nel tempo (molto più affidabile e precisa di un orologio meccanico); il segnale viene poi trasmesso ad un motore elettrico che, grazie agli ingranaggi presenti nella cassa, riproduce il movimento delle lancette tipico degli orologi meccanici. Alternativamente l’indicazione oraria può essere visualizzata tramite schermi LCD e display LED.
Le teorie di Barbara
PIETRA DI LUNA O ADULARIA
2019-03-20 17:26:05