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La Fondazione AlMa nei primi 15 anni di vita ha avuto molti tirocinanti universitari e volontari e a ciascuno di loro dopo alcuni mesi passati con noi ho chiesto di scrivere un commento su questa esperienza . Dopo aver letto quello che ha scritto per noi Marcello ora vi presento il pensiero di Alberto sulla sua esperienza come volontario in Fondazione...
“Esperienza”
“La lingua italiana, ed il linguaggio in genere, spesso stupisce per la profondità di senso delle sue parole. “Esperienza” è una di quelle. “Es-perienza” da ex - petra “Ciò che dalla pietra proviene, ciò che nella pietra è scolpito” ed in quanto scolpito, fissato come irremovibile fondamento dell'uomo, posto al riparo dal mutevole fluire e divenire delle cose. Fusione originale tra roma ed Atene, parola antica e grave che ci parla da lontano e a quel lontano ci richiama a ri-cordare, più che ra-mmemorare, un qualcosa che oramai ci tiene, ci fissa e ci àncora a noi stessi ed al senso di noi stessi nel mondo, mondo inteso come comunità umana. Comunità ed esperienza, quindi, sono concetti vincolati l'uno all’altro, intimamente annodati e connessi che volgono al senso. Senza comunità, quindi, non vi è esperienza. E senza esperienza non vi è senso. E l'uomo, l'essere umano è ricerca di senso. Qui, in fondazione, ho trovato una comunità composta da individui diversi gli uni dagli altri, provenienti da storie, esperienze e mondi molteplici e variegati. Uniti forse da nulla se non dall'esserci come comunità ma proprio per questo propriamente uniti. Un abito di Arlecchino, un prisma di Cusano, un'unione di pezzi nata dal caso e da contingenze individuali. Eppure armonico, funzionale. Essenziale. Nessuno ha operato razionalmente affinché così fosse. Nessuno ha scelto uno o un altro tra una lista di candidati. Nessuno ha effettuato una selezione fondata su criteri razionali o su logiche di compatibilità di vario genere. Se questo fosse avvenuto, probabilmente ci sarebbero altre persone, qui. Neanch'io ci sarei. Ma non sarebbe nata una comunità. Ci sarebbe stato forse un “club” o un partito o un'aggregazione d'individui con comuni interessi, aspettative ed obiettivi. Ma non una comunità. Perché la comunità non è una fusione di simili ma un ordine che spontaneamente si crea tra dissimili ove ciascuno si colloca assecondando le proprie naturali inclinazioni. Un ordine nato dal chaos senza che alcuno abbia fatto qualcosa affinché ciò avvenisse. Questo luogo ed il volgere degli eventi che qui mi hanno condotto, ed fatti, le opere, i colloqui, le conversazioni ed i racconti che qui avvengono sono per me spunto di successive e più approfondite solitarie riflessioni. Un locus a non lucendum, una siepe di leopardiana memoria, un muro ligure dai cocci di vetro che s'interpone tra i miei occhi e quell'oltre che gli occhi non vedono ma solo percepiscono ci sia. Suggestioni, si direbbe in un linguaggio un po’ affrettato ed improprio. Ma la suggestione suggerisce e suggella. Chiama il senso, lo conserva e lo custodisce ed è ciò che nel corso della vita a volte incontriamo. Così l'uomo, ed io in quanto uomo, è suggestionato e suggestionabile, poiché aperto al mondo, ai suoi suoni ed alle sue immagini. E quanto più forte è la suggestione, tanto più il mondo, le sue immagini ed i suoi suoni saranno fissi, saldi, permanenti e sempre presenti all'umana coscienza, per essere ciò che chiamiamo “Esperienza”. L'esperienza è tale solo quando in essa vi è un che di fisso, di permanente, di eterno, d' immortale. L'esperienza è amore (a-mors, assenza di morte). E qui ho fatto sto facendo “Esperienza.”