Cosa vorremmo affermare? Forse che quando ci interessa farlo, riusciamo a comunicare con i nostri cari? Ovvio affermare che il tema si presenta impegnativo, ma ho delle mie convinzioni e in questi ultimi anni, questi pensieri mi hanno aiutato a raggiungere un buon equilibrio e a stare meglio. Infatti, grazie ai “messaggi” operosi della Fondazione, al fare collettivo ed all’impegno profuso e certamente non solo al mio, non ho quasi mai avuto tempo per pensare alla personale sofferenza, all’improvvisa partenza di Alvise, alla successiva mancanza, alla malinconia che spesso da quel giorno accompagna la mia vita e che più che uno stato d’animo assomiglia sempre più ad una vera e propria malattia che ogni tanto riappare con gli stessi sintomi, a volte invadenti. Dunque, la consapevolezza del valore del Cammino di Alma come terapia o semplicemente una utopia? No, non è così, è solo una speranza, non una certezza, ma con i collaboratori della Fondazione, che da quando è stata costituita sono stati oltre una cinquantina, ci proviamo ogni giorno ed in particolare con le pubblicazioni della Collana AlMa, che finalmente ospita tutti e tre i libri a lui dedicati: “C’è posta per te”, “Un mosaico di ricordi” ed oggi “Cento messaggi per l’aldilà”. Non posso allora che essere d’accordo con Calderón de la Barca, quando nel 1635 affermava: “La vita è sogno”, perché era da tempo che la notte “pensavo, o meglio sognavo” a come far arrivare ad Alvise la notizia del mio impegno a favore della Fondazione AlMa a lui dedicata. Ed ora che è stata scritta l’ultima pagina di questa pubblicazione ho maggiore speranza di aver raggiunto l’obiettivo, perché ho la convinzione che il ricordo del sogno tende a svanire nel tempo, e cioè dopo che ci siamo risvegliati, come presumo ci si dimentichi di tanti aspetti della vita terrena quando si approda alla vita eterna. Ed ecco allora che la soluzione di annotare su dei fogli di carta i particolari delle testimonianze ricevute mi permette di affermare che il mio messaggio arriverà a destinazione tramite il sogno che quindi “è vita”. Non solo, ma Alvise potrà così conoscere ogni particolare del nostro “fare”, riuscendo a comprenderne la vera finalità, che in sintesi è la speranza di farlo ricordare, consapevoli del fatto che solo così ci è possibile promuovere in ogni forma possibile quella comunicazione su tematiche sempre più attuali, quali le problematiche afferenti al disagio esistenziale, che spesso viene a mancare in particolare fra i giovani, le famiglie ed il mondo della scuola.