Fondazione AlMa

Founder Junior

CONTINUA DAL LIBRO .....STORIE DI VITA BIPOLARE

2019-02-14 22:49:13

E’ il distacco da noi stessi che dobbiamo temere, non tanto quello dalle persone o dalle situazioni esterne. Queste ultime perdite costituiscono, certo, un fardello a volte straziante e doloroso da affrontare ma richiamano sempre e comunque ad un distacco maggiore al proprio interno, quello di sé.A me è capitato, più volte anche, di sentirmi divisa da me stessa. Ma è stato solo quando gli altri non mi riconoscevano che mi sono presa paura. Quando il contatto genuino e sano con l’energia altrui viene meno manca lo scambio sincero tra noi e le persone che amiamo. Ammesso che anche cambiamo degli aspetti di noi, ma se non siamo centrati ed in equilibrio non saremo accettati e riconosciuti per le nostre potenzialità di trasformazione. Possiamo essere diversi ma se non cambiamo evolvendo in maniera sana non potremo che destare preoccupazioni anche al di fuori di noi in primis tra chi amiamo. La prima volta che ho generato timore serio tra i miei amici lo ricordo molto bene…E’successo tanto tempo fa ormai, in seguito ad un grosso spavento, sopraggiuntomi un giorno in cui mia madre non prese una pastiglia per la pressione, all’epoca soffriva di ansia e doveva assumere dei farmaci per arginare gli sbalzi. Nel sentirla così agitata e impaurita mi presi un gran colpo anche io, mi ammalai all’improvviso e la febbre mi salì alle stelle.

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2019-02-14 22:45:05

E mi servì, ricordo, perché qualche mese dopo smisi e le cose andarono meglio, nonostante l’ultimo anno del licei lo ricordi come il più difficile in assoluto per via della preparazione degli esami e la mia enorme difficoltà nel concentrarmi. La maturità mi sembrò un evento eccezionale e fui felice davvero di averla superata e guadagnata, anche se non col voto che avrei desiderato nei primi anni, ma di certo non posso dire di non aver fatto del mio meglio.Continuai, come lo ero già stata tempo prima, ad essere la ragazza che si lasciava andare e sorrideva e faceva le battute assurde e iniziava di nuovo a fidarsi di sé, finalmente!Trascorsero gli anni dell’università e dei corsi successivi, tra amicizie ed i primi lavori non mi annoiavo di certo e, anzi, mi impegnavo molto per non essere dipendente dalla mia famiglia e diventare sempre più autonoma.Torniamo alle definizioni, non sono qui per intraprendere un’indagine escatologica sui termini ma parlando di me non posso non condividere la mia visione del disagio, è certo il mio bisogno di estrapolare e sviscerare questa parte di me per distaccarmene. Ed ecco proprio nel distacco dagli altri e dalle cose, il manifestarsi della mia credenza di avere sempre avuto problemi con le separazioni… sorpresa!Sorpresa e un profondo significativo sospiro mi avvolgono in questo momento, nel pensare al distacco come alla trasformazione che sto finalmente mettendo in campo, per me.

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2019-02-14 22:42:03

Va bene tutto, tutto purché esca ciò che deve e che mi lasci la gola libera di parlare per trovare parole nuove per andare avanti in questa vita.La storia non mi ha mai appassionato in maniera eccelsa, anche se è da lì che è il caso di partire per cercare di trarre degli insegnamenti… Sarà che è passato molto tempo e, pur godendomela per la maggior parte, in effetti ho anche sofferto davvero tanto in certe situazioni, perciò semplicemente l’idea di rivangare gli argomenti più dolorosi non mi alletta, ma tant’è, proviamoci, poi vedremo man mano come aggiustare il tiro di questa avventura nella quale mi addentro con spirito curioso e aperto. E’ cambiato molto il mio modo di vedere la vita e in fondo possiamo, senza alterare i fatti, cambiare la nostra percezione delle cose, la modalità di lettura della vita man mano che impariamo da essa, così forte e inaspettatata, con tutte le proprie sfaccettature e riflessi. Dentro di me le ho ripercorse tutte le tappe delle mie crisi dall’adolescenza in su e credo di sbagliare ad identificarmi con quelle che, certo, fanno parte della mia crescita, ma non sono tutto, anche se, certo, sono stati dei tratti salienti e dei punti di svolta sì.Le crisi sono quelle di una persona normale, dopotutto, nella sua straordinarietà, crisi da stress, crisi da sentimenti traditi, crisi da aspettative troppo grandi per essere trasformate, tipo cambiare gli altri…Andiamo per ordine, parliamo della mia crisi adolescenziale…Credo fossero questi, all’incirca, gli anni in cui iniziarono a manifestarsi i primi disagi, lontani da essere definibili come problemi psichiatrici, si trattava all’epoca di un “normale” periodo di difficoltà adolescenziale come ce ne possono essere tanti.Il tempo ha vinto su quelli, i litigi con i miei genitori per uscire fino ad orari improbabili con chissà chi, il desiderio di aprirmi ai primi amori, la voglia di essere ricambiata come avveniva già a certe amiche… che memoria corta sembro avere di quegli anni fatti di studi ma anche di momenti di evasione dalla realtà con compagnie più grandi della mia età. Ricordo tanto quella voglia immensa di andare via, via sempre, lontano a fare delle esperienze come se stare a casa a fare delle cose coi miei genitori ed aiutarli non fosse vita ben impiegata. Bene inteso, c’ero quando si trattava di dare una mano nei lavori nei campi o nell’orto o per tagliare la legna, ma ho sentito nel profondo di aver rinnegato molto quella vita, con l’ambizione profonda di andarmene per lavarmene ben bene le mani, se così si può dire o pensare. Studiavo abbastanza per mantenere una buona media e amavo scrivere, parlare lingue straniere e studiare l’arte, mi dava una dimensione di evasione e di esotismo che mi era sempre mancata, la mia famiglia lontana dal fare dei viaggi o anche delle ferie come si comanda, lontano dal dio lavoro, non si concedeva mai niente. Non volevo quella vita fatta di fatica, ma la facevo anche io. (NdS: La donna che sono diventata è grata ora per la propria famiglia nonostante le difficoltà ma all’epoca…all’epoca…Oddio quanto mi pesava stare a casa!!!) Non ho spiegazioni, non ho trame, non ho un racconto in particolare, ma, se devo pensare ai primi momenti di disagio, risale il ricordo netto del pianto disperato della bambina che avevo dentro di me che veniva lasciata a combattere dentro la propria testa tutte le paure della terra, tutti i mali, tutti gli abbandoni, tutte le sofferenze, tutte le urla, i silenzi, le parole non dette, le bugie che ascoltavo fuori di me, i drammi dei dubbi, chissà che cosa esattamente mi portava a sentirmi così…insignificante e inutile e insicura in certi momenti…non lo so, non lo so più perché, credo, quando si hanno dei traumi dolorosi e più o meno visibili, il nostro sistema tende ad occultarli e a farci perdere la memoria, come per difendersi.Andai dallo psicologo, su suggerimento di un’insegnante, in quarta superiore, per la prima volta, scoppiavo inspiegabilmente a piangere in classe e da sola in quel periodo.

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