Luca Orrù

Founder Junior

Lui è Jean-Michel. Nasce a Brooklyn, Stati Uniti, nel 1960. Il padre è un contabile. Sul lavoro è un uomo distinto, in casa è manesco, violento. La madre è una donna severa, esaurita dai litigi con il marito, preda di imprevedibili attacchi di rabbia, che riversa sui figli. Jean-Michel è un bambino vivace. Ama il disegno. La mamma lo porta spesso per musei. Ha 7 anni. Un’auto lo investe. Ha la milza spappolata. Gliela asportano. Mentre è in ospedale, la madre gli compra un libro, un testo di anatomia. Jean-Michel lo divora, è ossessionato dalle immagini del corpo umano. I suoi genitori divorziano, lui e le sorelle restano con il padre. È il 1975. Ha 15 anni. È in camera, sta fumando erba. Entra il padre. È incazzato, ubriaco. Lo minaccia con un coltello. Lui capisce che è arrivato il momento di andarsene. Riempie due valigie di cibo in scatola. Scappa. Si sistema in un parco, poi in un ricovero per sbandati. Vive tra spacciatori, ubriaconi e scippatori. Resta seduto per mesi dentro una baracca a farsi di acido ed eroina. La polizia lo rintraccia. Jean-Michel è cambiato. È diffidente, ostile. Consumato dalla droga. Lo riportano a casa. Finisce in una scuola per ragazzi problematici. Lì dentro conosce Al Diaz. Diventano amici, fondano un gruppo di graffitari, i Samo. Girano per le strade di New York, disegnano, scrivono. Usano spray e pennelli indelebili. Si divertono in bravate selvagge. È il 1978. Jean-Michel lascia la scuola. Torna a vivere per strada. Disegna cartoline, le vende, tira su qualche spiccio. Per caso, Andy Warhol ne compra una. Gli piace. Lo introduce nei club più esclusivi dell’arte. I dipinti di Jean-Michel sono enigmatici, densi di parole, di figure infantili. Teschi. Scarabocchi. Fanno il giro del mondo. La morte improvvisa di Warhol lo spiazza. Era come un padre. Jean-Michel è distrutto, divorato dalla droga. È il 12 agosto del 1988. Di ritorno da un party si fa una dose di eroina. Muore. Aveva 27 anni. Dopo una settimana le opere di Jean-Michel Basquiat valgono milioni di dollari.

Luca Orrù

Founder Junior

Vi siete mai chiesti come sia nato il punto interrogativo? In greco antico, la funzione di contrassegnare una domanda, espressa oggi col punto interrogativo, era demandata a un punto e virgola ";" (Ερωτηματικό). Nel corso dei secoli tale convenzione (che comunque persiste nella lingua greca moderna) decadde e, per tutta l'età antica, non si usarono segni particolari per esprimere l'intonazione interrogativa. Il punto interrogativo vero e proprio nacque nel Medioevo, all'epoca dei monaci copisti: essi infatti solevano, per indicare le domande, scrivere alla fine delle frasi dapprima la parola questio (es. Come stai questio), di seguito abbreviato nella sigla qo. Per evitare di confondere questa sigla con altre, in seguito cominciarono a scrivere le due lettere che la componevano, l'una sull'altra e a stilizzarle, mutando la Q in un ricciolo e la O in un punto, dando così vita al punto interrogativo ("?").

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Luca Orrù

Founder Junior

Lo scopo del sonno negli animali è sempre stato oggetto di discussione perché fino ad oggi si è considerata un'inspiegabile abilità a scapito della vulnerabilità della specie. Quando si dorme, non si è vigili e si è esposti ad ogni pericolo o predatore. Una ricerca del 2018 dell'università Bar-Ilan di Ramat-Gan, Israele, apparsa su Nature Communications e condotta dal professor Lior Appelbaum, ha svelato il motivo fisiologico celato dietro lo sviluppo di questo bisogno. Lo studio ha preso in esame gli zebrafish, che condividono con noi il 70% del DNA, e sono state utilizzate tecniche di brain imaging 3D in time lapse per vedere gli effetti del sonno su microscala, direttamente sui neuroni. È stato scoperto che, durante le fasi dormienti, i neuroni deteriorati agiscono sui loro nuclei e riparano il DNA che è stato danneggiato durante le attività di veglia. Ciò spiegherebbe anche perché i cromosomi risultano essere più attivi durante il sonno. Questa funzione particolare è la ragione per la quale il sonno si è evoluto e mantenuto nel regno animale.

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