Dott. Giulio Sbordoni
Chrome Remote Desktop: a cosa serve, come funziona Con il debutto di Chrome 75 arriva anche la versione stabile di Chrome Remote Desktop, dopo quasi due anni di test in fase beta. Si tratta dello strumento offerto da Google che consente di accedere ai propri (o agli altrui) dispositivi da remoto, controllandoli da uno smartphone, da un tablet oppure da un computer, in modo del tutto gratuito e senza dover ricorrere a software di terze parti o complicati processi di configurazione. Ora lo si può fare via Web, attraverso la sola interfaccia del browser, così da poter ad esempio chiedere o ricevere assistenza tecnica sull’utilizzo di un software o sulla configurazione di un terminale. Per iniziare è sufficiente recarsi all’indirizzo remotedesktop.google.com, dopodiché seguire passo passo le istruzioni mostrate sullo schermo. Le sintetizziamo riportando gli step principali in questa guida. Premendo il pulsante “Inizia” è possibile vedere l’elenco dei dispositivi già configurati, gestirli ed eventualmente aggiungerne di nuovi. Sul device per il quale si intende abilitare l’accesso remoto (che chiameremo “dispositivo A”) è necessario installare l’estensione Chrome Remote Desktop distribuita su Chrome Web Store e un software aggiuntivo, messo in download automaticamente dopo aver scaricato l’add-on del browser. Dopo il click su “Accetta e installa” è possibile specificare il nome del dispositivo. Si arriva così alla scelta del PIN di sicurezza: deve essere composto da almeno sei cifre. Nella stessa schermata è possibile scegliere se inviare o meno a Google le statistiche di utilizzo e i rapporti sugli arresti anomali di Chrome Remote Desktop. La conferma di come tutto sia andato per il verso giusto è visualizzata sotto forma di status “Online”. A questo punto, da un qualsiasi altro device (che chiameremo “dispositivo B”) è possibile accedere in remoto a quello configurato. Se si tratta di un computer non dobbiamo far altro che aprire il browser e digitare anche in questo caso remotedesktop.google.com. Se si è loggati con lo stesso account Google lo si troverà nell’elenco mostrato. Basta far click sul dispositivo a cui connettersi e inserire il PIN scelto in precedenza. Ecco che all’interno del browser sul dispositivo B prende vita l’interfaccia del dispositivo A. Quest’ultimo può essere controllato da remoto. Nel momento in cui viene stabilita la connessione, sul dispositivo A compare un messaggio. La condivisione con il dispositivo B può essere interrotta in qualsiasi momento semplicemente premendo l’apposito pulsante. L’accesso può essere effettuato anche da dispositivi mobile. In questo caso, sullo smartphone o sul tablet, è necessario installare l’applicazione del servizio, disponibile in versione Android e iOS.
Dott. Giulio Sbordoni
Zoom, in arrivo una funzione per bannare chi disturba le videochiamate. A partire dal 26 aprile la piattaforma di videochiamate e videoconferenze Zoom potrebbe diventare un posto più sicuro e pulito. Come annunciato nelle settimane scorse dal fondatore e CEO di Zoom Eric Yuan in una intervista alla CNN, infatti, stanno arrivando le prime misure contro lo “zoombombing“. Cioè quella fastidiosissima pratica che consiste nell’intrufolarsi in una videochiamata pubblica per pronunciare parolacce, offese o bestemmie o per compiere atti osceni come proiettare materiale pornografico. Non siamo ancora alla possibilità di bloccare un singolo utente, ma ci si potrebbe arrivare a breve se la nuova funzionalità introdotta dagli sviluppatori di Zoom dovesse sortire gli effetti sperati. Si tratta, in buona sostanza, di una segnalazione dei profili che fanno zoombombing alla quale, successivamente, potrebbe seguire un ban. Ma non sarà l’utente a deciderlo. Ban su Zoom, come funziona I proprietari degli account e gli amministratori dei Meeting su Zoom potranno abilitare un’impostazione per consentire all’host di segnalare i partecipanti alla chiamata. Questa funzione genererà un rapporto che verrà inviato al team “Zoom Trust and Safety” che valuterà eventuali usi impropri della piattaforma e potrà arrivare anche a bloccare l’utente disturbatore, se sarà ritenuto necessario. La possibilità di segnalare un account al team di Zoom sarà introdotta nella versione del client che verrà rilasciata il 26 aprile 2020. Zoom ha registrato una crescita esponenziale nei mesi di marzo e aprile, a causa del boom dello smart working e delle videochiamate, in sostituzione degli incontri faccia a faccia non più possibili a causa del distanziamento sociale. Il problema, però, è che l’app non era affatto pronta ad un successo così veloce e inaspettato e, infatti, i suoi limiti sono emersi immediatamente. Lo zoombombing, ad esempio, nasce da una banale svista: fino a pochi giorni fa i dati per accedere ad una videoconferenza erano mostrati nella schermata principale dell’app e, di conseguenza, chiunque condividesse uno screenshot della videochiamata non faceva altro che diffondere la porta (aperta) per entrare a disturbare. Un secondo problema, poi, è la sicurezza dei dati trasmessi su Zoom: la crittografia è stata giudicata da diversi esperti troppo debole e, per questo, a partire dalla prossima versione del client Zoom sarà sostituita da una ben più robusta crittografia AES-256.
Dott. Giulio Sbordoni