Dare senza aspettarsi di ricevere.
Nella Bhagavadgītā, il testo sacro induista, c'è un concetto molto bello e illuminante. Qualsiasi azione noi compiamo deve essere libera dall'aspettativa dei frutti, dei risultati. Un monito all'azione per l'azione stessa e non per i risultati che ci aspettiamo da essa. Perché ogni nostra azione non risponde solo ad un bisogno personale, ma ad un grande disegno divino. Agire per divino vuol dire realizzare il nostro dharma, la nostra missione su questa Terra.
Dare e fare senza aspettarsi di ricevere dunque. Dare e fare per noi stessi e per gli altri senza attaccamento al successo personale. Liberarsi dalle aspettative è la via per la felicità, perché sono quelle che aprono alla delusione, la frustrazione e alla tristezza. Vivere nel presente, allora, cercando di mettere il cuore in ogni piccola azione quotidiana. Come un albero che da frutti senza preoccuparsene, anche le nostre azioni, se fatte con amore e gioia produrrano risultati buoni e appaganti.
Non mi piacciono i confini, ciò che divide quello che è mio da quello che è tuo, ciò che non è valicabile.
Non mi piacciono perché rendono questa terra ciò che non è, un mondo in frammenti di cui dispone arrogantemente l'essere umano.
Non mi piacciono le spiagge a pagamento, le terme privatizzate, i campi coltivati e invalicabili.
Mi piace il cielo, perché nessuno può impedire ad un uccello in cerca di un clima migliore di venire dall'Africa in primavera. Mi piace il cielo perché le stelle non appartengono a nessuno e tutti possono esprimere un desiderio.
Mi piacciono gli alberi che danno ossigeno e bellezza anche a chi li abbatte brutalmente.
E amo madre terra perché generosamente ama e nutre tutti suoi figli, anche quelli che le negano un aiuto in questo momento di bisogno e sono causa della sua sofferenza.
(Photo: August Östberg)