Benedetto Fattori

INTRODUZIONE ALLA MEDITAZIONE TAOISTA Esattamente come il Qi Gong, la meditazione taoista può essere suddivisa in una categoria medica, in una marziale ed infine, in una alchemica. La meditazione, naturalmente, resta sempre una: quello che cambia, a seconda della categoria, sono il focus, il punto di partenza e quello d’arrivo. Meditazione medica: focus sugli organi------percezione della disarmonia-----percezione del motivo della disarmonia------guarigione Meditazione marziale: focus sul flusso del Qi e delle emozioni-------percezione della stasi o blocco emotivo------sblocco emotivo. Lo shen (o psiche) si trova nel sangue, il quale viene mosso dal Qi: quando la persona rifiuta di vivere un’emozione, il corpo rallenta il flusso di sangue e di conseguenza quello del Qi. Rimettendo in moto il Qi si attua il processo inverso e questa è la ragione per cui la meditazione marziale provoca sblocchi emotivi tanto potenti quanto salutari. Meditazione alchemica: focus sull’interno, sulle ossa, sui midolli, sui circuiti energetici sottili (dantian, meridiani)---------percezione delle emozioni e delle sensazioni più profonde----trasformazione del temperamento caratteriale L’intenzione è diversa dalla volontà e spesso la volontà uccide l’intenzione. Ad es. se si pratica con l’aspettativa di guarire dalla gastrite o di liberarsi dalla tristezza (o da altra fastidiosa emozione) o, ancora, di provare chissà quale sensazione ecc.. beh questa è volontà e produrrà un risultato limitato. L’intenzione, nella meditazione taoista, significa praticare sentendo il momento, il respiro, il corpo, l’asse terra cielo, il movimento..ossia essere totalmente presenti nella pratica. Ciò consentirà, con il progredire della pratica, di percepire con maggior chiarezza blocchi e tensioni psicofisiche e di rilassare sempre di più il corpo; il rilassamento corporeo produrrà a sua volta il rilassamento mentale, l’assenza di pensieri, il c.d. vuoto (infatti nell’alchimia taoista, prima ci si cura accumulando il jing; poi lo si trasforma in qi; infine lo si raffina in shen e si riporta quest’ultimo al vuoto). La meditazione buddista segue il percorso opposto: per prima cosa bisogna imparare a rilassare la mente, ossia a non pensare; soltanto dopo aver creato il vuoto mentale si potrà rilassare il corpo. Negli articoli successivi parlerò di 2 meditazioni taoiste molto semplici da eseguire ma estremamente potenti, che descriverò sia sotto l'aspetto teorico, sia sotto l'aspetto pratico. A presto !

Benedetto Fattori

IL QI GONG DELLA TRADIZIONE TAOISTA - I SEI SUONI TERAPEUTICI Il suono è, per natura, qualcosa di Yang: vibra, è dinamico, esteriorizzante, crea movimenti e produce sblocchi, muove sangue ed energia. . I suoni vanno praticati (a discapito di quanto indicato nell'immagine) preferibilmente in posizione eretta (ad eccezione di quello relativo al triplice riscaldatore, che si esegue da sdriati). La respirazione: la respirazione avviene comunque nel dantian inferiore (basso addome, sotto l’ombelico). Inspirando il Qi (respiro) deve arrivare al perineo. La posizione delle mani: mani a coppetta per tonificare; palmo completamente aperto per disperdere. Prevenzione, mantenimento, longevità (persona sana): si eseguono i suoni relativi ad ogni organo, 6 volte o multipli di 6 per ogni organo o il numero relativo all’organo in questione (es. 7 volte il cuore, 5 la milza ecc. o relativi multipli). Terapia (persona malata): come sopra ma, al termine della sequenza, si ripete il suono dell’organo malato (es. in caso di bronchite, al termine della serie si ripete il suono del polmone per altre 6 o 9 volte o relativi multipli). Allenamento del diaframma: prima della pratica dei suoni è opportuno allenare il diaframma mediante l’emissione delle vocali. Ogni vocale produce una vibrazione su una specifica parte del corpo. A = cuore; E = polmone e fegato; I = dantian superiore; O = stomaco; U = reni e vescica e (in generale) dantian inferiore. In alternativa si esegue il miagolio MIAEIOU che risuona su tutti i centri energetici del corpo. Modalità di vocalizzazione dei suoni Fegato: si esegue tenendo la bocca tirata all’indietro, le labbra vicinissime ed i denti aperti. L’inspirazione è breve. Espirando pronunciare il suono SIUUUU. Gli occhi vanno tenuti spalancati (“L’occhio è il fiore del fegato” – Su Wen). Bisogna fare attenzione a non contrarre l’occipite ed il collo e a non portare avanti il mento. Cuore: bocca ben aperta, ci si deve inserire un pollice. Il suono è KE. La E è strettissima, la bocca aperta, la lingua piatta in basso, appoggiata fra i denti e leggermente ritratta. La mascella è aperta, le guancia e le labbra rilassate. Milza: il suono è HUUUU. La U è aspirata. La bocca è a tubo, le labbra rilassate, la lingua al centro della bocca, non deve occupare molto spazio. Rilassare bene labbra, gola e pancia, altrimenti il suono si fermerà in gola e non arriverà a M/P e St. Polmone: il suono è SSSSSS. Le labbra sono un po’ aperte e tirate all’indietro, ma non eccessivamente. La lingua è sollevata ma non aderisce al palato (altrimenti uscirebbe un suono bagnato e non secco come deve essere) ed è leggermente ritratta. Reni: il suono è CHUEIIII. Bisogna spingere leggermente avanti l’arcata superiore dei denti; la lingua è quasi a contatto con il palato duro, dietro gli incisivi superiori. La parte finale del suono è metallica e deve vibrare nel naso. Per ottenere questo effetto le labbra vanno spinte in avanti. Triplice Riscaldatore: il suono è XI (pronuncia SIIIIIII). Tenere un sorriso delicato ma sentito (il c.d. sorriso interiore; un sorriso esteriore ma finto invece non funziona). La lingua va tenuta dietro i denti inferiori, ma non poggiata perché deve vibrare.

Benedetto Fattori

COS'E' VERAMENTE IL CORAGGIO ? “Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce” diceva Blaise Pascal. Ma chi è davvero capace di ascoltare la voce del cuore e di seguire ciò che dice? La voce del cuore è sottile, misteriosa, piccola (il piccolo Shen o anima secondo la filosofia taoista)…una sommessa ma costante vocina interiore, difficile da distinguere dai tanti, troppi, rumori che la nascondono: la razionalità, il giudice interiore, la rimuginazione, la paura, il dubbio, la critica e il giudizio degli altri. Per riconoscerla è necessario rallentare (a volte fermarsi), respirare e dirigere tutta l’attenzione (ed intenzione) all’interno, al nostro spazio interiore. E’ molto importante farlo, perché ascoltare la voce del cuore ed assecondarne la volontà è l’unica Via (Tao) a consentirci di compiere scelte libere e di vivere senza rimpianti, agendo ciò che sentiamo intimamente e profondamente giusto per noi, invece di fare ciò che gli altri si aspettano da noi. La vera scelta, infatti, non è mai fra il fare o il non fare qualcosa, ma fra il fare o il non fare qualcosa per paura ed il fare o il non fare qualcosa per coraggio. La parola coraggio, non a caso, deriva dal latino coraticum o anche cor habeo, aggettivo derivante dalla parola composta cor, cordis cuore e dal verbo habere avere: ho cuore. Il coraggio non consiste tanto nell’affrontare il mondo, quanto piuttosto nel confrontarsi quotidianamente con sé stessi e con le proprie paure. La vita è tutta qui: una costante scelta fra la paura e l’amore, nel senso più ampio del termine (con amore, in questo caso, definiamo tutto ciò che desidera veramente il nostro cuore). E in mezzo vi è il coraggio.

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