Benedetto Fattori
I 36 STRATAGEMMI TAOISTI (TERZA PARTE) : ALCUNI STRATAGEMMI FAMOSI 1) Partire dopo per arrivare prima E’uno stratagemma ricavato dalle battaglie e dalle arti marziali di contrattacco (es. kung fu stile wing tsun). La sua applicazione è utile in nelle situazioni complesse e poco chiare che richiedono la creazione di un metodo di studio (o di lavoro) prima di essere affrontate. Esso consiste fondamentalmente nel fare domande (anziché giudicare o interpretare la situazione) e nel mettersi in una posizione di “one down”. Il vero leader, secondo Lao Tse, sta dietro: è la metafora dell’acqua, che occupa sempre la posizione più bassa, aggira gli ostacoli, aumenta il proprio flusso con lo scorrere e ad un certo punto travolge ogni cosa. In buona sostanza, chi applica questo stratagemma adotta soltanto apparentemente – e per il tempo strettamente necessario a comprendere la situazione - una “posizione di servizio”. 2) Se vuoi raddrizzare qualcosa, impara come storcerla di più Stratagemma utile in caso di una o più tentate soluzioni disfunzionali. Esso consiste nel porsi la domanda paradossale “Come posso peggiorare il problema?”. Infatti, in genere, i problemi si creano o peggiorano quando: 1) Si agisce e non si dovrebbe agire; 2) Non si agisce quando si dovrebbe; 3) Si agisce in modo diverso da quello efficace. Tenuto conto di ciò, bisogna trovare almeno 2 sistemi per peggiorare la situazione. Peggiorare la situazione,infatti, ci consente di comprendere le dinamiche del problema e della tsd. Infatti le persone peggiorano la situazione proprio con una tsd oppure con una soluzione apparentemente disastrosa ma che, applicata a piccole dosi o in modo differente, risolverebbe effettivamente il problema. 3) Creare qualcosa dal nulla Nel caso, piuttosto comune, in cui non si sa esattamente cosa si desidera, possono essere d’aiuto le seguenti strategie: 1) Tecnica del “Come se”: indurre la persona (o anche se stessi) a fare qualcosa di diverso dal solito, così tanto per gioco. Se la persona oppone un rifiuto sul presupposto di non riuscire, indurla a modellare qualcosa (un gioco, uno sport, un’attività) nella quale riesce: attenzione, deve trattarsi di qualcosa la cui riuscita dipende soltanto dalla persona e non da altri! L’obiettivo è quello di cambiare il sistema rappresentazionale e percettivo della persona attraverso l’azione e non attraverso la cognizione (come invece insegna, con scarsi risultati, il metodo psicoanalitico). Il presupposto di questa tecnica è semplice: l’essere umano è emotivo, non è cognitivo (la ragione gli serve solo a giustificare le scelte compiute in base a sensazioni ed emozioni). Del resto si è sviluppato prima il cervello rettile e dopo la neocorteccia.. 2) Domanda del miracolo. Consiste nel dire alla persona:”Immagina che mentre dormi accada un miracolo che faccia svanire il problema: cosa noteresti di diverso al risveglio in te stesso, negli altri e nel mondo?”. Il suggerimento è quello di non applicare questa tecnica in modo troppo diretto. Un buon trucco è dire alla persona: domani, quando ti svegli, lancia una moneta. Se uscirà testa, comportati come se il problema fosse scomparso. Se uscirà croce, puoi decidere che sia uscito ugualmente testa e provare a notare cosa è cambiato in te e negli altri..oppure no. E’ anche possibile, a questo punto, collegare la tecnica con quella del “Come se”. Per quanto possa sembrare strano o incredibile questo stratagemma funziona, come ha dimostrato Richard Wiseman nel libro “Quirkology (la scienza del quotidiano) – Cose strane nella psicologia”. Altri famosi stratagemmi vi saranno svelati - se continuerete a seguirmi - nella quarta ed ultima parte di questo lavoro...
Benedetto Fattori
“Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce” diceva Blaise Pascal. Ma chi è davvero capace di ascoltare la voce del cuore e di seguire ciò che dice? La voce del cuore è sottile, misteriosa, piccola (il piccolo Shen)…una sommessa ma costante vocina interiore, difficile da distinguere dai tanti, troppi, rumori che la nascondono: la razionalità, il giudice interiore, la rimuginazione, la paura, il dubbio, la critica e il giudizio degli altri. Per riconoscerla è necessario rallentare (a volte fermarsi), respirare e dirigere tutta l’attenzione (ed intenzione) all’interno, al nostro spazio interiore. E’ molto importante farlo, perché ascoltare la voce del cuore ed assecondarne la volontà è l’unica Via (Tao) a consentirci di compiere scelte libere e di vivere senza rimpianti, agendo ciò che sentiamo intimamente e profondamente giusto per noi, invece di fare ciò che gli altri si aspettano da noi. La vera scelta, infatti, non è mai fra il fare o il non fare qualcosa, ma fra il fare o il non fare qualcosa per paura ed il fare o il non fare qualcosa per coraggio. La parola coraggio, non a caso, deriva dal latino coraticum o anche cor habeo, aggettivo derivante dalla parola composta cor, cordis cuore e dal verbo habere avere: ho cuore. Il coraggio non consiste tanto nell’affrontare il mondo, quanto piuttosto nel confrontarsi quotidianamente con sé stessi e con le proprie paure. La vita è tutta qui: una costante scelta fra la paura e l’amore, nel senso più ampio del termine (con amore, in questo caso, definiamo tutto ciò che desidera veramente il nostro cuore). E in mezzo vi è il coraggio.
Benedetto Fattori