Vivere bene è la miglior vendetta
Come agiscono le persone negative
Per insicurezza, invidia o semplicemente perché mancano di argomenti di conversazione. Di continuo e in modo costante le persone negative non smettono mai di analizzare i comportamenti altrui in modo distruttivo: svelano segreti, giudicano gli altri su scale di valori che contemplano solo poli opposti (buono/cattivo, pazzo/noioso, inutile/fantastico) e non affrontano mai questi aspetti con il fine di trovare una soluzione, ma solo per sentirsi dire che hanno ragione.
La differenza fondamentale tra la negatività accompagnata dalla falsità e l’affrontare i conflitti interpersonali sta nel fatto che le prime sono tossiche per le persone che vi circondano dal momento che non avete mai agito con sincerità nei loro confronti. Se per voi non sono importanti, continuate per la vostra strada senza distruggere.
Seguire abitudini poco stimolantiSono molte le persone che sognano un lavoro che porti stabilità e comodità, ma queste due qualità in un lavoro possono generare rigidità se si protraggono per un periodo illimitato: mancanza di empatia, comunicazione, conversazioni frivole e giudizi sociali frettolosi e stereotipati.
Questa stessa comodità si può applicare alle relazioni personali: poter avere una certa stabilità nelle proprie relazioni non vuol dire arricchirle. Le persone rilassate in una perenne zona di comfort finiscono per diventare insensibili ad altre quotidianità a loro estranee. Non abusiamo dell’ormai trito concetto di “zona di comfort”, cerchiamo di essere coscienti del fatto che “qualità della vita” non è sinonimo di conformismo.
Vivere bene è la miglior vendetta
Lecchini adulatori o solo dei poveri infelici?
Questi poveri lecchini diamo spazio a questi essere inutili!
Il fenomeno dell’adulazione, per usare un termine “politically correct“, sebbene oggi sia considerato obsoleto servirsi della suddetta parola per riferirsi a quell’atteggiamento infimo e servile volto ad ottenere approvazioni o favori da parte di chi si trova nella scala gerarchica lavorativa o politica su un gradino superiore al proprio, è in costante aumento, soprattutto in Italia.
Sicuramente tutti coloro che lavorano avranno avuto modo di assistere a scene tragicomiche di colleghi che del lecchinaggio ne hanno fatto un modus operandi, pur di non avere alcun problema con i cosiddetti capi o semplicemente per assicurarsi l’inserimento in gruppi lavorativi più influenti.
"Cosa ne pensi, Gianni?"
Assolutamente d'accordo con lei, capo!"“
Cosa ne pensi, Gianni?”“
Assolutamente d’accordo con lei, capo!”
Ovviamente, così come accade con l’invidia nessuno degli affetti da questa insolita forma di “aggregazione sociale” ammetterà mai di aver adulato il capetto o il politico di turno per ottenere una promozione, un favore o una medaglietta di cartone.
I lecchini sono i primi a parlare di “meritocrazia”, di sfaticati che sono solamente “invidiosi” dell’eventuale incarico da loro avuto, nonostante chi li conosce bene sia pienamente consapevole del modo in cui tale carica è stata ottenuta.
Dante relegava all’Inferno proprio i cosiddetti adulatori, nella II Bolgia dell’VIII Cerchio, completamente immersi negli escrementi per aver adulato i potenti per fini personali.
Difficile non condividere il pensiero del “Sommo” riguardo tale categoria di persone, in certi casi paragonabile agli ignavi, pronti a cambiare opinione a seconda degli orientamenti politici, religiosi o sessuali della persona che desiderano adulare per ottenere dei vantaggi.
Facilmente riconoscibile, il lecchino è sempre pronto ad accorrere o a mettersi in vista se il suo capo ha bisogno di un intervento rapido e non si fa scrupolo alcuno a calpestare qualsiasi altro collega sottraendogli un’idea e spacciandola per propria.
Pur di far carriera e farsi apprezzare da chi detiene il potere, non disdegna alcun mezzo, persino illecito, per spiare il comportamento di coloro che dovrebbero essere i suoi compagni di lavoro e riportarne frasi, ben decontestualizzate e di cui si può anche mutare il contenuto, al suo capetto di turno.
Anche se la sua famiglia si accorge di certe azioni, il soggetto in questione non mostra alcuna vergogna della propria immoralità; anzi vorrebbe che le persone accanto a lui lo imitassero perché in un mondo in cui viene attribuita molta importanza all’apparenza e poco a ciò che hai dentro il tuo animo, si va “avanti” solamente sgomitando, secondo il suo piccino e mediocre punto di vista.
Vivere bene è la miglior vendetta
Intelligenza emotiva
Cosa è l'intelligenza emotiva
L'intelligenza emotiva può essere descritta come la capacità di un individuo di riconoscere, di discriminare e identificare, di etichettare nel modo appropriato e, conseguentemente, di gestire le proprie emozioni e quelle degli altri allo scopo di raggiungere determinati obiettivi.
In verità, la definizione d'intelligenza emotiva ha subito diverse modifiche nel corso degli anni e il suo significato può assumere sfumature differenti in funzione del tipo di concezione che si ha di questa capacità di identificare e gestire le emozioni proprie ed altrui.
L'intelligenza emotiva è anche nota come quoziente emozionale (QE, o EQ dall'inglese Emotional Quotient), quoziente di intelligenza emotiva (QIE) e leadership emotiva (LE).