Fitoterapia e cure naturali
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Echinacea Echinacea purpurea Parte utilizzata : radice IMMUNOSTIMOLANTE, PREVENZIONE DELLE MALATTIE VIRALI Descrizione Familiare agli Indiani dell’America del Nord che la utilizzavano per curare i morsi di serpenti e le piaghe, l’Echinacea fu una delle piante più impiegate negli Stati Uniti nel XIX secolo. La sua radice raccolta in primavera dopo 4 anni di coltivazione, contiene numerosi principi attivi dalle proprietà immunostimolanti. L’immunostimolante naturale I numerosi costituenti delle radici si organizzano per opporre ad agenti esterni indesiderati una difesa immunitaria di grande efficacia. Si distinguono i polisaccaridi che proteggono le cellule dalle aggressioni virali, gli alcamidi che hanno proprietà antibatteriche e antimicotiche e altri componenti dagli effetti antinfiammatori. Questi principi agiscono aumentando il tasso di globuli bianchi e favorendo la sintesi di una molecola essenziale per il sistema immunitario: l’interferone. La prova dell’attività immunostimolante dell’Echinacea, di fronte alle diverse affezioni dovute alla debolezza o a deficienza immunitaria, è stata fornita da numerosi studi clinici. Le ricerche hanno dimostrato essenzialmente gli effetti dell’Echinacea nella cura del raffreddore ordinario e di quello con disturbi respiratori cronici. L’analisi dei risultati di 5 studi clinici differenti è in favore dell’attività immunostimolante dell’Echinacea. Assolutamente senza tossicità e senza effetti secondari, l’Echinacea è una pianta preziosa da assumere per periodi da 1 a 3 mesi all’inizio di ogni inverno per premunirsi contro le infezioni ripetute. Può anche essere utilizzata come prevenzione quando l’organismo è sottoposto a stress e a condizioni di affaticamento fisico o emotivo che deprime il sistema immunitario.
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Cranberry Vaccinium macrocarpon Parte utilizzata : bacche PREVENZIONE DELLE INFEZIONI URINARIE RECIDIVANTI (CISTITI) Storia Gli Amerindi, che lo chiamavano Imbio Atoka, utilizzavano il Cranberry per diversi usi: aggiungeva sapore e vitamine al pemmican (miscuglio di carne essiccata e di grassi), fungeva da cataplasma molto efficace sulle ferite e come tintura per i vestiti. Fecero scoprire questo frutto, ricco in composti fitochimici, ai primi coloni e ai navigatori transatlantici che lo utilizzarono come trattamento preventivo contro lo scorbuto per almeno due secoli. L’antibatte rico urinario Nel 1923, molto prima della scoperta degli antibiotici, alcuni medici americani prescrivevano già il Cranberry per diminuire la ricorrenza delle infezioni urinarie. Si pensava allora che gli effetti fossero dovuti ad una acidificazione dell’urina provocata dalla forte acidità del succo della pianta. Questa ipotesi fu rifiutata alla fine degli anni ’50, ma si sarebbe dovuto attendere il 1984 perché gli effetti della pianta trovassero una spiegazione scientifica. In realtà, l’ingestione del Cranberry modifica la composizione chimica dell’urina in modo da inibire l’aderenza dei batteri, in particolare dell’Escherichia coli, alle pareti della vescica. Quest’azione sembra dovuta alla presenza nella pianta di diverse sostanze ed in particolare delle proantocianidine (tannini condensati) ad elevato peso molecolare. Essendo questa azione non battericida, i fenomeni di resistenza non si sviluppano, e ciò offre un’alternativa ai trattamenti antibiotici e costituisce un nuovo approccio strategico. Il Cranberry rappresenta quindi una nuova possibilità per prevenire le infezioni urinarie riducendo il ricorso agli antibiotici e, per lo stesso motivo, gli effetti indesiderati a cui sono legati questi ultimi. Se ci riferiamo alla maggior parte degli studi clinici recenti, l’uso del Cranberry permette di ridurre il numero di infezioni urinarie dal 20 al 50% all’anno.
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