Daniela Spataru

Founder Starter

Per la prima volta gli scienziati sono riusciti a "caricare" la conoscenza in un cervello umano!!!???

2018-11-09 19:09:15

Molti di voi ricorderanno la famosa scena del film cult Matrix in cui il protagonista Neo, in procinto di affrontare un duello, si fa "caricare" nel cervello la conoscenza delle arti marziali e in pochi secondi diventa un maestro. Ebbene, i ricercatori del HRL Laboratories della California affermano di aver condotto un test che aprirebbe la strada a questo tipo di trasmissione della conoscenza, sebbene ovviamente in una forma più contenuta - per il momento - rispetto a quella descritta nel film. Anche la tipologia dell'esperimento ricorda molto un'altra sequenza del film: si concentra sull'abilità di pilotare un velivolo. Nello studio, pubblicato sul giornale Frontiers in Human Neuroscience, i ricercatori hanno studiato i segnali elettrici presenti nel cervello di un pilota professionista durante il volo e li hanno "somministrati" a dei soggetti non addestrati, mentre imparavano a pilotare utilizzando un simulatore di volo. I risultati sono stati incredibili: i soggetti che ricevevano una stimolazione con i caschi ad elettrodi mostravano un miglioramento delle loro capacità di volo ed imparavano le tecniche con un'efficacia del 33% superiore ai soggetti trattati con impulsi placebo.

Daniela Spataru

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Quando siamo troppo esaurite per goderci i nostri figli...

2018-11-09 18:56:41

Sto parlando al plurale perché, dalla mia esperienza, i pensieri che sto per buttare giù di seguito non appartengono soltanto a me, ma a molte madri.Sto parlando al plurale perché voglio tirarvi dentro, vedere quante siamo a condividere le stesse emozioni e stupirci di non essere le sole.Sto parlando al plurale perché siamo in tante a sentirci spesso sbagliate e solo fra di noi forse riusciremo veramente a capirci.Parto da me.Soffro di una sindrome che si chiama “ci fosse una volta che sono contenta” e che parte dal profondo concetto “lamentati per stare bene”. Sindrome incurabile perché ben so che mai smetterò di lamentarmi e che cercherò sempre di ottenere di più o di meglio.Passo per mia figlio. La sindrome ha avuto il suo exploit quando è arrivato mio figlio.La facevo facile. Facevo facile la gravidanza (e si in realtà rispetto al seguito è stata una passeggiata), facevo facile il parto (qui stendiamo un velo pietoso), facevo facile l’allattamento (ho anche sperato di coricarmi una sera e risvegliarmi mucca l’indomani mattina per svolgere a dovere il mio compito), facevo facile la maternità insomma.E invece facile non lo è stata per niente. Dal pensiero di non avere abbastanza latte, alle notti insonni, dalle coliche allo spannolinamento, molte sono state le volte in cui, guardandomi allo specchio, mi sono detta “ma a me chi me l’ha fatto fare?”. Ed eccoci qui a quello che io chiamo il “bipolarismo imperfetto” di questa mia sindrome: pensare per un attimo una cosa che effettivamente è un po’ da me*da e sentirsi immediatamente ed almeno per i due giorni successivi davvero una me*da per aver fatto quel pensiero.E così un continuo di up & down che, quando si addormenta alle 9 senza fare storie e con l’ultimo capriccio registrato alle ore 16, ti senti una mamma fantastica, con un figlio fantastico e ne faresti altri tre; quando invece si addormenta all’1 di notte ed è dalle 7 che ti fa dannare, lo regaleresti al primo che incontri.E parliamo del mondo del lavoro (che novità eh, sapete che non ne parlo mai no?).CATEGORIA 1Stai a casa per crescere tuo figlio e ti senti in difetto. Non vedi l’ora di uscire, fosse anche per andare in farmacia e, quando arriva tuo marito la sera, glielo lanci tipo Michael Jordan alla finale NBA del 91’ che, appena si azzarda a dirti che è stanco dopo una giornata di lavoro, vorresti eliminarlo dal pianeta.CATEGORIA 2Lavori, porti i soldi a casa, ti senti indipendente, non hai rinunciato alla tua carriera, ma la sera torni fra le tue quattro mura e l’unico tuo pensiero è che ti sei persa il suo primo passo, la sua prima parola, la sua prima cacca nel vasino. Così la sera vai a letto con l’intento di licenziarti l’indomani.Non c’è scampo o via di fuga: in qualunque caso siamo troppo esaurite per goderci appieno i nostri figli.Ditemi: chi di voi sta a casa quante volte (per sopravvivenza chiaramente eh!) fa le pulizie al posto che giocare con i propri figli? E così, su 24h di stretto contatto, alla fine, per quanto tempo avete staccato davvero la spina e vi siete dedicate completamente a loro? (Pensate che i pedagogisti sul punto ritengono sia meglio trascorrere 30 minuti veri, liberi e concentrati totalmente sul gioco, piuttosto che una giornata intera con la testa rivolta a tutti i problemi del quotidiano).E chi di voi lavora invece quante volte pensa “gli mancherò? Cosa starà facendo adesso? Cosa mi sto perdendo? Sto facendo la cosa giusta?”.Finiremo sempre per non essere totalmente soddisfatte, ci dimenticheremo magari delle notti insonni e di quelle volte in cui abbiamo pensato che la nostra vita da single non era poi tanto male, ma non passerà giorno in cui, in un modo o in un altro, ce la prenderemo con noi stesse senza un reale motivo. Così, proprio per sport.Vi lascio con una riflessione:Ma, secondo voi, i papà tutti questi viaggi mentali se li fanno?Ve lo dico io: NO!

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Daniela Spataru

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Dormire con i genitori: i bambini crescono più sani e felici. Ecco la ricerca!

2018-11-09 18:46:00

Uno studio effettuato da due prestigiose Università avrebbe confermato che dormire con i genitori rende lo stato psicologico e di salute dei bambini decisamente migliore di quelli che dormono sin da subito nella propria cameretta. Scopriamo insieme i dettagli della ricerca.Lo sapevate che i quando i neonati dormono con i genitori si sentono molto più felici? Questo è emerso a seguito di uno studio specifico che collegherebbe la vicinanza con mamma e papà, ad uno stato di salute migliore che in altri casi. Dormire con i genitori: lo studio: Quante volte ci siamo fatte problemi in merito alla collocazione del lettino del neonato? Tantissime, soprattutto durante il primo anno di vita in cui parenti e amici dicono la loro, confondendoci le idee e non facendoci agire in autonomia. Per toglierci ogni dubbio in merito è stata effettuata una ricerca specifica da parte di ricercatori dell’Università del Maryland e della Radbound, pubblicata dalla rivista scientifica Child Development: il loro obiettivo è stato capire la variabilità del sonno infantile e tutte le conseguenze durante il primo anno di vita – il più importante. Nello specifico, i ricercatori guidati dalla Dott.ssa Beijers, hanno realizzato uno studio longitudinale monitorando circa 200 bambini e – naturalmente – i genitori; a loro è stato chiesto di tenere ed aggiornare nei minimi dettagli un diario giornaliero indicando tutto ciò che riguardava il sonno del loro bambino. Successivamente i ricercatori hanno analizzato la modalità di sonno dei bambini tra i sei e gli otto anni, riuscendo a percepire come la collocazione notturna fosse fondamentale per la psiche e salute dei piccoli.Che cosa è emerso dallo studio?Lo studio ha confermato quanto sia importante che il neonato – durante il suo primo anno di vita – abbia il lettino nella stessa stanza in cui dormono i genitori. Grazie a questa vicinanza il bambino potrà ottenere molteplici benefici, non solo mentali ma anche fisici; inoltre, crescendo, manterrà una qualità del sonno eccellente e relazioni sociali molto più fluide da instaurare. Aspetti negativi? Praticamente nessuno, ideale quindi sia per il piccolo e sia per il sonno dei genitori con molte meno ansie. La Dott.ssa Beijers ha inoltre evidenziato che verranno effettuate altre ricerche di approfondimento, così da poter avere altri risultati sempre sul tema sonno del bambino.

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