Vincenzo Barbieri
Founder Junior
L’appeal di Elena Ferrante e Gomorra “Una città di bellezza gloriosa ma sbrindellata, nota per la sua vitalità e, sì, un brivido di minaccia”, sorvegliata com’è dal Vesuvio. È così che descrive Napoli Laura Rysman, sul New York Times, in un reportage sulle 36 ore trascorse nella nostra città. La giornalista mette l’accento, subito, sul fatto che Napoli, ora, “campicchia di visitatori” visto che, dal 2010, il turismo è più che raddoppiato. E, da straniera in visita a casa nostra, non manca di sottolineare altri dati positivi. Come il fatto che il crimine è diminuito (in particolare, il tasso di omicidi, che nel 2018 è stato del 44% in meno rispetto all’anno precedente, secondo il Ministero degli Interni ). O che si sono notevolmente ridotte anche “le pile di spazzatura”. L’appeal turistico è stato generato dai romanzi di Elena Ferrante e dalla serie tv estrapolata da essi, e anche da Gomorra, sia libro che film che serie tv: tutti elementi che hanno svegliato la curiosità “su una destinazione a lungo considerata poco più di un trampolino di lancio per Capri, Ischia e Amalfi”. La Rysman parla anche di un Museo Archeologico, con la sua straordinaria collezione di antichità, che “rimane un po’ trascurato”, e cita, come cardini del fascino della città, “l’eccesso barocco” e “la cucina indulgente”. Poi, passa a descrivere le sue 36 ore a Napoli. Nyt Il venerdì Prima tappa, il venerdì dell’arrivo, nelle prime ore del pomeriggio, Villa Pignatelli, sfarzoso museo che rimanda al tempo in cui la città “era una delle capitali più abbaglianti d’Europa”. Nulla di paragonabile alla Reggia di Caserta, scrive, ma comunque “una sontuosa introduzione ai gusti floridi dell’età d’oro della città, con i suoi dorati lampadari, bagni affrescati in stile pompeiano, pannelli di boiserie e spettacolari giardini all’inglese, tutti in stile antico”. La giornalista del NYT dà anche dettagli sul prezzo di ingresso in dollari e in euro, proprio come un’esperta guida turistica. Il viaggio prosegue nel pomeriggio con un tour delle boutique chic di Chiaia: “una sfilza di marchi di lusso italiani” accanto ad “alcuni negozi tipicamente locali” come quello di Livio De Simone, che stampa tessuti dagli anni ’50. E poi le cravatte fatte a mano e su misura di Ulturale, o i gioielli di Leonardo Gaito, in Via Toledo. Proprio in via Toledo la giornalista si concede la pausa aperitivo, alle 19 in punto, raccontando che proprio da qui si può prendere la funicolare in direzione del “quartiere di lusso del Vomero, una lunga enclave assonnata che ospita una manciata di destinazioni briose”. Le tappe che consiglia per il drink di inizio serata sono il Riot, “un concept store gestito da una squadra giovane, e una calamita per la scena musicale risvegliata a Napoli” e Archivio Storico che “sta migliorando l’arte del bere a Napoli con i cocktail (circa 10 euro) basati su antiche ricette napoletane e classici americani, serviti in una rete sotterranea di intime sale della grotta”. Per la cena, la Rysman sceglie la Casa di Ninetta, dietro il lungomare, di cui descrive la cucina casalinga decantata da Carmelo Sastri, fratello della famosa cantante e attrice Lina, scrive. “Sotto un soffitto ornato di fine Ottocento, con musica classica sullo sfondo, il ristorante prepara magnifiche interpretazioni della tradizione napoletana, come i bocconcini di baccalà (10 euro di baccalà fritto) e il ragù di pasta denso di genovese (11 euro). Pulisci il tuo palato con un amaro al basilico della vicina Capri (6 euro) e passeggia lungo il mare per apprezzare l’antico caseggiato di Castel dell’Ovo illuminato sull’acqua”. Il sabato Il giorno dopo, sabato, non c’è migliore inizio di una sfogliatella per colazione. La giornalista descrive la differenza tra riccia e frolla e indica come casa privilegiata del dolce Scaturchio, in piazza San Domenico Maggiore. Il viaggio prosegue alla scoperta della città che ospita meravigliose collezioni di arte contemporanea. La succursale napoletana della galleria Thomas Dane, la Galleria Lia Rumma e Casa Morra. Continua...
Vincenzo Barbieri
Founder Junior
É tempo di cosa? I prezzi, secondo me, sono esorbitanti....
Vincenzo Barbieri
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