QUANDO LE DISSERO CHE UNA DONNA NON SAREBBE MAI RIUSCITA A FARE IL GIRO DEL MONDO IN BICICLETTA ANNIE ACCETTÒ LA SFIDA E A 23 ANNI, NEL 1894, RIUSCÌ NELLA MEMORABILE IMPRESA
Sembra che tutto sia iniziato per una scommessa. Due ricchi uomini di Boston scommisero 10.000 e 20.000 dollari sul fatto che nessuna donna sarebbe riuscita ad eguagliare l’impresa di Thomas Stevens, che nel 1887 aveva girato il mondo sulle due ruote, e insieme guadagnare 5.000 dollari. In realtà non vi fu alcuna scommessa, ma si trattò soltanto di un escamotage giornalistico per riaccendere il dibattito sul rapporto tra donne e imprese sportive, in un epoca nella quale praticamente tutti credevano che le performance atletiche femminili non avrebbero mai eguagliato quelle maschili.
Probabilmente la pensava così anche il marito di Annie Kopchovsky, e non reagì di certo bene quando lei decise di raccogliere la falsa scommessa, tant’è che alla sua partenza il 25 giugno 1894 non era tra le decine di persone accorse per salutarla.
Annie Cohen, ventitreenne di origini lettoni, era arrivata ancora bambina negli Stati Uniti, dove aveva dovuto affrontare un'enorme serie di difficoltà. La difficoltà ad integrarsi, le ristrettezze economiche, la morte prematura dei genitori quando era ancora adolescente. Eppure era comunque riuscita a farsi una vita, a sposarsi con Simon Kopchovsky, aiutandolo a gestire la sua attività di fruttivendolo, e ad avere un figlio. Il ruolo sociale in cui era relegata non le bastava e sentiva di avere la forza per realizzare un’impresa memorabile.
Bassa, esile, con nessuna preparazione alle spalle, Annie non sembrava certo la donna più adatta ad abbattere certi stereotipi. Ma lei non si lasciò scoraggiare. Trovato un finanziatore disposto a darle 100 dollari per finanziare l’inizio del giro in cambio di una scritta pubblicitaria da esporre sulla sua bicicletta, partì alla volta di terre sconosciute. Annie “Londonderry”, dal nome dell’azienda che la fabbrica di acqua minerali che la sponsorizzava, partì da Boston in direzione Chicago, dove dopo un iniziale momento di scoramento trovò un nuovo finanziatore: la Sterling Bicycle, che le fornì abiti e mezzo adeguato all’impresa. Da lì pedalò fino a New York, dove salì su una nave per Marsiglia. Nonostante alcuni infortuni ed evidenti difficoltà, in soli otto mesi attraversò l’Europa e l’Asia fino a giungere in Giappone. Da qui si imbarcò nuovamente per gli USA. Giunta a San Francisco, pedalò attraverso la California, l’Arizona, il Colorado, il Nebraska e l’Iowa, fino a tornare a Chicago e poi a Boston nel settembre del 1895. Ce l’aveva fatta in quindici mesi.
Questa straordinaria azione la fece assurgere agli onori della cronaca. Per un po’ lavorò come giornalista, ovviamente raccontò il suo viaggio, per poi tornare nell’anonimato, non prima di aver dato un colpo mortale a quei pregiudizi che consideravano le biciclette un mezzo inadatto alle donne.
Marie Sophie Amalie von Wittelsbach, Herzogin in Bayern, nota in italiano come Maria Sofia di Baviera. Fu forse la prima vittima di diffamazione attraverso il fotomontaggio. Nel 1862 circolarono a Napoli e in tutta la penisola presunte foto in cui la sovrana era ritratta senza veli e in pose oscene.
Le foto si rivelarono essere abili manipolazioni nelle quali il capo della Regina era stato montato su un corpo di una giovane prostituta
Ghost Palace Hotel. Una struttura un tempo nota come il PI Bedugul Taman Rekreasi Hotel and Resort, sita in Bali, si trova sulle montagne della zona centrale di Bedugal, a 50 km a nord di Kuta. Dal retro si riuscirà a scorgere qualcosa, mentre l’ingresso principale è ‘protetto’. Pare infatti ci siano dei “membri della sicurezza” a guardia della struttura, non aperta al pubblico. Voci dicono però che con qualche rupia indonesiana lasciata scappare di mano, le porte potrebbero per magia aprirsi. Oggi rappresenta un must per tutti gli appassionati di luoghi al limite del paranormale.
Tante le leggende che nel corso degli anni si sono fatte largo tra la vegetazione e la fitta nebbia che hanno avvolto l’impianto. In molti ritengono che il vecchio proprietario sia stato maledetto a causa di presunti affari illeciti. Ciò lo avrebbe portato alla bancarotta. Altri invece, che alimentano la fama dell’hotel fantasma, spiegano con fervore come tutti coloro impegnati a lavorare in quell’albergo gigantesco siano spariti nella stessa notte spettrale. Al loro posto non restano altro che demoni e fantasmi, che si aggirano nei corridoi come anime dannate.
Abbandonato da più di dieci anni ormai, la struttura ancora conserva molte delle rifiniture dedicate all’accoglienza degli ospiti. Nessun check in sarà però mai effettuato al desk dell’ingresso, così come nessuno dormirà mai in quelle camere incomplete, a meno che non sia dotato di una gran dose di sangue freddo.