Enzo Zevini

Top Founder President

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Ogni volta che non sono stato me stesso

2020-12-16 11:55:57

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Enzo Zevini

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Per quanto ci sforziamo non arriveremo mai alla totale assenza di problemi, dunque aspettare di essere felici "solo quando", è una mera illusione; i problemi sono una costante nell'esistenza di ogni essere umano. La mia vita, come quella di qualsiasi altra persona è stata un'altalena, alti e bassi che ne hanno scandito il ritmo, momenti in cui l'unica cosa che avrei voluto era sparire, sotterrarmi, nascondermi al buio, altri dove mi sentivo illuminato e protetto da divinità sconosciute: felicità e angoscia non sono mai mancate, a turno comparivano in bella mostra davanti ai miei occhi. Non so se per gli anni che passano o per consapevolezza acquisita, a un certo punto non ti danni più se hai perso l'ultima offerta di Poltrone e Sofà, per le cose inutili una ragione te la fai senza farne una tragedia. Cosa è importante è una scelta, l'energia non possiamo sprecarla tenendo accese cento fiammelle per occuparci di cento inutili problemi. Cosa è veramente influente per noi deve essere prioritario. È paradossale, ma la felicità nasce dalla risoluzione di un problema, dal prendere atto che ci sono cose importanti e altre per cui non vale la pena stare lì a sacrificarsi. Stare bene, in pace con noi stessi, è un cantiere sempre aperto, un "lavori in corso" infinito. Scegliere quali sono i lavori da fare, quelli strutturali che tengono in piedi la nostra esistenza è già di per sé una forma di azione e non c'è nulla che ci rende più vivi del compiere azioni, magari solo una che abbia un fine ben specifico. Siamo onesti, le acque calme dopo un po' annoiano, prima di farci sopraffare dai finti problemi, scegliamo almeno quelli per cui vale la pena arrivare a una soluzione. Ne vale la gioia. FOGLINEDITI

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Se vuoi bene a qualcuno sarebbe una buona cosa dirglielo che poi il tempo passa, e puff, non ne resta più. C'è sempre questa mania di non voler confessare mai, chiedere mai, come se non avessimo bisogno di scambiarci parole delicate, e sì, perché delicato fa rima con fragile, e per molti fragile è sinonimo di debole. "L'Orgoglio, ne ha rovinati più lui che il petrolio", cantava Vasco anni fa, quando ancora mi impiastricciavo i capelli di gel, quando il mondo sembrava una terra da conquistare e i sogni un'immagine che pensavi ti bastasse allungare una mano per farli tuoi. Che poi diciamolo, sti sogni una volta realizzati non erano poi un granché, belli sì, ma non è che ci hanno reso migliori come immaginavamo. Sarà che con il tempo le cose importanti diventano sempre meno, e di solito non basta mettere mano al portafoglio per farle tue, sarebbe semplice, ma a volte il prezzo è molto più alto, sì perché per le cose importanti ci vuole coraggio, per dire ti voglio bene, scusa, non avrei voluto, di coraggio ce ne vuole tanto. Il male che facciamo, consepovoli di farlo oppure no tendiamo a giustificarlo: una parola, un tono, un'azione, una richiesta rifiutata la consideriamo proporzionale al torto subìto e di solito che il male subìto sia di gran lunga superiore a quello fatto. E continuiamo così con questo gioco al massacro. Non diciamo niente, non facciamo niente, illudendoci che siamo forti, che è necessario tener duro, mentre tutte queste dichiarazioni che facciamo davanti allo specchio sono solo urla per sovrastare la verità: la paura più grande, quella di essere vulnerabili. Confessare che amiamo qualcuno, che abbiamo sbagliato, che avremmo potuto fare diversamente, perdonare chi è responsabile di un torto che abbiamo incassato è materiale solo per chi ha il cuore grande, per i coraggiosi e gli impavidi, e non ci vuole molto a scoprire che in fondo il cuore grande lo abbiamo anche noi: che basta smettere di cagarci addosso per tornare interi, veri e in pace con noi stessi solo per aver avuto il coraggio di fare quello che andava fatto ... osare. FOGLINEDITI

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