Elvino Miali Psicoterapeuta

Percorsi per cambiare

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Elvino Miali Psicoterapeuta

Percorsi per cambiare

Tecniche anti paura 2

2018-09-25 07:14:42

Se sei alla ricerca di tecniche e strategie anti-paura, questo video è per te! Come psicoterapeuta ho fatto un percorso complesso, dove ho integrato varie metodologie. Le due ti cui ti parlerà oggi sono la PNL o programmazione neolinguistica e l’EMDR. La PNL ha avuto la sua massima notorietà grazie a Bandler e Grinder che elaborarono un sistema per prendere le distanze e desensibilizzarsi rispetto a forti paure, persino fobie, in un tempo molto limitato. Brevemente, la tecnica consiste nel cambiare alcuni connotati dall’immagine mentale o ricordo dal quale ci si vuole difendere, quindi lavorando sulla distanza, sulla nitidezza dell’immagine, ma non solo: è possibile immaginare di essere in una cabina di proiezione e di guardare se stessi nella platea, che guardano lo schermo. In questo modo vedo la cosa ma non provo più la sofferenza perché non sono io che vedo l’immagine, ma vedo me stesso che che guarda l’immagine. In più, guardando la storia all’incontrario, come se fosse una moviola, la nostra mente va leggermente in tilt e quindi non sarà più in grado di ricordare la stessa scena nello stesso modo. Così la scena perde il suo potenziale ansiogeno. La rapidità di questa tecnica è il suo punto di forza e, secondo me, al tempo stesso anche il suo limite. Come terapeuta ho fatto esperienza nel trattamento di situazioni dove non c’è solo la paura da trattare ma anche il senso di colpa e la rabbia. Elaborare emozionalmente tutte queste esperienze richiede tempo e la rapidità di una tecnica che cancella, come una sorta di colpo di spugna, la paura e le emozioni dagli eventi che hai vissuto non è la scelta migliore dal punto di vista clinico. Quindi, pur mantenendo la PNL tra i miei strumenti so dove posso utilizzarla e dove no. Premesso che per lavorare con le patologie bisogna averne titolo, quindi essere uno psicoterapeuta, medico o psicologo, passo rapidamente a descriverti cos’è l’EMDR. E’ una tecnica che è capace di allentare il potenziale ansiogeno di alcuni ricordi grazie al potenziale rilassante di una stimolazione bilaterale. La tecnica più nota che si usa è quella di fare in modo che la persona, mentre ricorda l’evento disturbante, segua le dita del terapeuta che vanno a destra e sinistra. Gli occhi si spostano come un pendolo per la durata di 30 secondi o 1 minuto, a seconda dei casi. E’ una tecnica validata scientificamente a livello internazionale ma usandola mi sono accorto che l’esperienza soggettiva del cliente e il ricordo faceva in modo che le sue immagini mentale cambiavano in maniera molto simile a quello che la PNL mi ha dato modo di constatare. Spontaneamente l’immagine cambia, si riduce, si allontana, si sfoca e perde il suo potenziale ansiogeno. Questa è anche una conferma delle intuizioni di Bandler e Grinder. Al tempo stesso, l’EMDR permette una maggiore rielaborazione degli eventi perché tra una sessione e l’altra di movimenti oculari, la persona ti parla dei suoi sentimenti. Questo dà modo di buttare fuori le emozioni, rielabolarle, ripensarci e trarre nuove conclusioni rispetto alla proprie identità e se stessi in relazione all’evento. Mi viene in mente una metafora nel pensare alla differenza nel trattamento delle paure tra la PNL e l’EMDR. è come far nascere un pulcino da un uovo rompendo il guscio o creare le migliori condizioni affinché il guscio si apra dal di dentro, spontaneamente. Spero di aver contribuito con queste informazioni alla tua crescita personale e, come al solito, goditi il percorso htto://www.dottormiali.it/videocorsi

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Elvino Miali Psicoterapeuta

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Il coraggio ce l'ho... È la paura che mi frega! Totò

2018-09-25 05:27:25

Tra le emozioni più forti che viviamo, la paura ha una funzione importantissima perché fa in modo che noi ci possiamo mettere in sicurezza, tiene alla nostra incolumità. La peculiarità della paura è che essa scatta sia quando abbiamo di fronte dei pericoli reali, sia quando la paura è semplicemente simbolica, per esempio la paura di essere giudicati, di parlare in pubblico oppure di vedere un film horror o un serpente all’interno di una gabbia, ben in sicurezza allo zoo. Quando viviamo un’esperienza traumatica, anche a distanza di molto tempo l’organismo reagisce a quell’immagine e a quei ricordi come se in qualche modo li rivivesse. L’esperienza di chi ha risolto le paure è che vedono queste immagini non vivide e vicine, come se le stessero rivivendo, ma lontane, in bianco e nero e sbiadite. L’intuizione di Bandler e Grinder, fondatori della PNL, fu quella che riuscendo a comprendere quali fossero questi passaggi visivi che compiono le persone che risolvono spontaneamente queste paure, sarebbe possibile insegnarle ad altre. Queste submodalità, cioè rendere il ricordo grigio, lontano, in bianco e nero, in una cornice, ecc. possono essere applicate con successo nei confronti di piccoli timori, leggendo anche una guida. Il limite è che tu non puoi solo allontanarti dai pericoli, in qualche modo e in alcune circostanze, alcune situazioni le dovrai ri-affrontare: se hai paura di parlare in pubblico, speri che prima o poi non solo riesca ad allontanare quel pubblico ma anche di parlarci davvero e di riavvicinarti alla situazione. Riavvicinarsi al pericolo simbolico è qualcosa che il bambino spaventato dentro di te non farà mai da solo, ha bisogno di una guida che lo conduca per mano. Nei miei gruppi di crescita personale capita che una persona, al solo pensiero di avvicinarsi ad una persona che gli ha creato parecchi problemi, rabbrividisce. Allora io utilizzo questo escamotage: immagina che con una bacchetta magica, si realizza quello che in alcuni film si vede, cioè tutti lì che, come per incantesimo, vengono paralizzati e tu ti puoi aggirare nella scena, avvicinarti al signore che ti crea ansia e paura, tanto lui non si accorge di te, non succede nulla e io accompagno questa persona fino al limite che lui riesce a sopportare, tranquillizzarla e poi riavvicinarlo, senza forzarlo assolutamente perché sono cosciente che il bambino spaventato dentro questo mio cliente non vuol sentire ragioni ed è lui che conduce i tempi. Quindi sicuramente possiamo affrontare la paura con il coraggio, ma quando il coraggio non basta bisogna necessariamente affidarsi a una persona esterna, come se il bambino dentro di noi avesse bisogno della mano del genitore che lo conduca in questo sgabuzzino buio in cui teme che ci sia il fantasma. Così io apro la porta insieme a lui, accendo la luce e gli faccio capire che il pericolo o non c’è o non è così spaventoso come immaginava. Dunque non ti vergognare a chiedere aiuto se questo può salvare il resto della tua vita da paure, timori e scariche di adrenalina totalmente inutili. Come dice il caro comico Albanese: “Il coraggio ce l’ho, è la paura che mi frega!”. http://www.dottormiali.it/videocorsi

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Autostima. Attenti alla trappola!

2018-09-24 05:05:28

Autostima. C’è una invasione di corsi sull’autostima. Spesso si chiede: “Dottore, il mio è un problema di autostima?” – “Come faccio ad avere più autostima?” Ci sono tre trappole in cui non cadere quando si parla di autostima. La prima trappola è insita nella parola stessa: auto-stima; vuol dire che c’è una parte di noi che valuta e un’altra parte di noi che è valutata. Sappiamo che i problemi di autostima hanno spesso una radice lontana e che dipendono da quanto siamo stati giudicati nella vita (soprattutto dal clima familiare, scolastico, ecc) attraverso le cosiddette “frasi killer“, ossia quei giudizi che hanno lasciato il segno profondamente. Questo ci porta ad una considerazione: se noi valutiamo come soluzione, al posto di un giudizio negativo, un giudizio positivo, ciò fa comunque bene ma con la dovuta attenzione! Einstein diceva che non possiamo risolvere un problema usando la stessa logica che l’ha creato. Quindi se la logica che l’ha creato sono il giudizio e la valutazione, continuando a valutarci ricadiamo nello stesso errore. La tendenza ad avere bisogno di conferme e di giudizi positivi da parte degli altri, ti fa rischiare di costruire un’autostima fatta di sabbia, che alla prima marea viene distrutta e che tocca, ogni volta, ricostruire. La seconda trappola, nel tema dell’autostima, sono i canoni rispetto ai quali paragonarsi per capire se siamo persone di successo (quindi la macchina, il denaro, il lavoro di prestigio, le belle donne, ecc.), vale a dire i fiori all’occhiello da mostrare… e ritorniamo di nuovo al bisogno di conferme. La terza trappola è il giudizio che tu hai verso il mondo “altro” da te o la tua propensione a vedere quello che non va anziché quello che è bello e utile e che potrebbe essere fonte di apprendimento. La persona a cui non va bene nessuno, della serie “Io sono ok, tu non sei ok”, non ha autostima; è un individuo che ha bisogno di sentirsi superiore: il che ci fa capire quanto dentro sia molto fragile. Un corso ideale di autostima è, in realtà, un corso di amore, amore incondizionato verso noi stessi. Lo stesso amore che un genitore ha verso il proprio piccolo che vede crescere; amore per gli errori come strada maestra per imparare. E poi, amare gli altri. Cosi la persona disordinata diventerà una persona creativa; chi arriva in ritardo potra’ essere considerata una persona che si lascia desiderare; la persona aggressiva e’ quella che ci allenera’ a stare nel conflitto, ad imparare a rispondere ed infine a scegliere se vogliamo continuare ad averci a che fare o meno. Anche grazie alle persone che ci hanno fatto del male abbiamo imparato molte cose. In definitiva, autostima non corrisponde a quanto ti valuti ma a quanto amore ti doni. http://www.dottormiali.it/videocorsi

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