Lucia Scalinci
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LA MIA PASSIONE -LAVORO....ASSISTENZA A PERSONE ANZIANE CON LE MALATTIE CORRELATE ....VI PARLO DEL MORBO DI ALZHEMER...
2018-07-07 19:19:21
La malattia o morbo di Alzheimer è la più diffusa forma di demenza, specialmente tra gli anziani, e colpisce le cellule del sistema nervoso centrale, le quali muoiono progressivamente. La malattia è così chiamata dal nome dal neurologo tedesco che per primo, nel 1907, ne ha descritto i sintomi e gli aspetti neuropatologici. È una patologia che colpisce la memoria e altre funzioni cognitive, come il parlare e il pensare, altera le normali attività della persona in seguito a uno stato di confusione, comporta cambiamenti di umore e disorientamento spaziale e temporale. La malattia ha un enorme impatto sociale, a causa delle risorse necessarie (emotive, organizzative ed economiche) che ricadono sui famigliari dei malati. Soggetti a rischio L'Alzheimer colpisce sia persone di età inferiore, sia superiore ai 65 anni. Nel primo caso si parla di demenza presenile, nel secondo caso di demenza senile. Dalle statistiche si evince però che l'incidenza di casi di Alzheimer aumenta con l'aumentare dell'età: del 7 per cento dopo i 65 anni del 30 per cento dopo gli 80. Decorso L'Alzheimer è una malattia degenerativa che si sviluppa in varie fasi. La prima è la meno riconoscibile, perché i sintomi possono essere lievi e passare inosservati alla persona ammalata e a chi gli sta vicino. Inizialmente, essa si manifesta con una lieve diminuzione delle capacità di ricordare, imparare nuovi concetti ed esprimersi. In seguito, si manifestano anche alterazioni del carattere e della personalità e difficoltà nei rapporto con il mondo esterno.Col progredire della malattia, i sintomi diventano sempre più percettibili, e cominciano a interferire con le attività giornaliere personali e sociali, fino a impedire al malato di fare molte cose, come camminare e lavarsi da solo, costringendolo a dipendere completamente dagli altri: come accade nella fase conclusiva della malattia. Diagnosi Una diagnosi tempestiva è estremamente importante perché permette di: formare in modo corretto e completo i familiari; programmare gli interventi assistenziali; distinguere la malattia di Alzheimer da altre forme di demenza; impostare subito il trattamento farmacologico. La diagnosi della malattia è possibile anche nella fase precoce della malattia, quando cioè si manifestano i primi sintomi. Terapie Al momento non esistono terapie risolutive, per l'Alzheimer. Ma alcuni farmaci consentono di rallentarne il decorso, intervenendo su alcune sostanze presenti nel corpo, i neurotrasmettitori, che hanno la funzione di veicolare le informazioni fra le cellule componenti il sistema nervoso (neuroni). Una linea di ricerca riguarda i farmaci che aumentano la quantità di acetilcolina, un neurotrasmettitore che diminuisce con l'Alzheimer. Un'altra prevede il ricorso alla Memantina, un farmaco che consente di ottenere una moderata riduzione del deterioramento cognitivo.Parallelamente, si cerca di intervenire sui pazienti con interventi comportamentali, di supporto psico-sociale e di training cognitivo (allenamento della mente). Tra i metodi adottati, si possono citare forme specifiche di musicoterapia ed arteterapia. Positivo sembra essere anche l'effetto di una moderata attività fisica e motoria - soprattutto nelle fasi intermedie della malattia - sul tono dell'umore, sul benessere fisico e sulla regolarizzazione dei disturbi comportamentali, del sonno e alimentari.Fondamentale è inoltre la preparazione ed il supporto, informativo e psicologico, rivolto ai parenti e al personale assistenziale del paziente ("caregivers"), che sono sottoposti a stress fisici ed emotivi significativi, in particolare con l'evoluzione della malattia.
Lucia Scalinci
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PASSIONE -LAVORO CONSIGLI SPORT ANZIANI
2018-07-07 19:13:34
Clienti con patologie Tra gli anziani e le persone che hanno superato i 50 anni, ce ne sono spesso alcune che soffrono di patologie frequenti in queste fasce d’età, come ipertensione e infarto del miocardio. L’ipertensione è una malattia sia dell’anziano che del giovane. Consiste nell’avere valori sistolici ≥ 140 mmHg e valori diastolici ≥ 90 mmHg. La pressione arteriosa elevata pone un individuo a rischio attacco cardiaco, ictus o entrambi. Le persone che hanno valori ≥ 140/90 mmHg non devono allenarsi fino a quando la loro pressione non è controllata e il medico non ha autorizzato gli esercizi. Perché la pressione cali, queste persone devono imparare a cambiare il proprio stile di vita, per esempio con interventi non farmacologici come un corretto esercizio, la perdita di peso, modifiche della dieta, un’adeguata quantità di sonno, l’assunzione ridotta di sodio, un adeguato apporto di potassio, limitata assunzione di alcol, sospensione del fumo e aumento dell’attività aerobica a 30-45 minuti per 4 volte a settimana. Il personal trainer ha il compito di assicurare la corretta respirazione di esecuzione del movimento durante l’esercizio. L’obiettivo di un’attività aerobica è aumentare il Vo2max, per cui è consigliata un’intensità che inizi da 40%-50% del Vo2max fino al 50-85%. Ciascuna sessione deve durare tra 15-30 minuti con un obiettivo di 30-60 minuti con una frequenza dalle 3 o 7 volte a settimana. Quanto a un programma con sovraccarichi, anziani e Over 50 devono iniziare con una gamma di ripetizioni 16-20 con un carico 50-60%. L’intervallo di riposo inizialmente dovrebbe essere di 2-3 minuti, la tipologia di esercizi riguarderà movimenti di grandi muscoli e più articolazioni. Con il tempo – da quattro a sei mesi – il numero di ripetizioni può scendere a 8-12. La frequenza di allenamento dev’essere di 2-3 volte a settimana con una durata dai 30-60 minuti. Infarto del miocardio Chi ha avuto l’infarto del miocardio, deve ricevere l’approvazione del medico a riprendere o cominciare l’attività aerobica i cui obiettivi, in questo caso, sono l’aumento del VO2MAX, la riduzione della pressione sanguigna e del rischio di nuovi eventi di coronaropatia. L’intensità di allenamento per il condizionamento aerobico tipicamente inizia al 40% dal VO2MAX o su una RPE (Scala di Borg) 9-11. Le sessioni durano fra 15-40 minuti e si svolgono 3-4 volte la settimana. Non esiste una linea temporale definitiva per raggiungere gli obiettivi poiché lo scopo è di prevenire nuovi eventi e rinforzare il muscolo cardiaco. Le persone che hanno subito un infarto del miocardio hanno il timore di riprendere le semplici attività della vita quotidiana, dunque l’obiettivo principale dell’allenamento consiste nel ricostruire la loro fiducia nella possibilità di svolgere questi compiti. Per esempio, eseguendo esercizi con sovraccarichi può ottenere subito un immediato feedback sulle sue possibilità di forza, e ciò è il segno di una ritrovata forza psicologica piuttosto che un riflesso del reale aumento di forza. In questi casi, i programmi di allenamento devono iniziare con 20 ripetizioni, 1-3 serie 2-3 giorni la settimana, e personal trainer e medico devono discutere degli obiettivi.
Lucia Scalinci
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PASSIONE-LAVORO;CONSIGLI SPORT NEGLI ANZIANI
2018-07-07 19:12:18