Andrea Giusti

Nel laboratorio di Verona era cresciuto e sempre si è impegnato per valorizzare la cultura del caffè e il mestiere del torrefattore. Temperamento sanguigno, passione per il blues, rigore e pensiero che gli sono valsi tanti estimatori e qualche nemico. Lui andava dritto per la sua strada Il torrefattore amato dagli chef Da qualche settimana il caffè di Gianni Frasi è arrivato anche in piazza della Scala, nel centro di Milano. L’hanno voluto con sé, perché la caffetteria di Voce non fosse da meno al ristorante adiacente, Stefania Moroni, Alessandro Negrini e Fabio Pisani, che le miscele della torrefazione Giamaica le portano in tavola da tempo al Luogo di Aimo e Nadia. E come loro molti altri ristoratori e chef della ristorazione illuminata, che in Gianni da anni (al mondo della ristorazione si era avvicinato già alla metà anni Ottanta, restando una voce unica fino alla fine dei Novanta) trovavano un valido alleato per presentare agli ospiti un caffè che fosse degna conclusione di un pasto centrato sulla qualità del prodotto, sulla sua dignità. E infatti sono Massimiliano e Raffaele Alajmo – che con il torrefattore veneto vantavano un sodalizio che si era mosso ben oltre il rapporto commerciale, giocato sulla sintonia e la comunione di intenti – le prime voci celebri a rammaricarsi per la notizia arrivata repentina, nel pomeriggio del 6 dicembre: Gianni Frasi, 63 anni all’anagrafe, non c’è più. Il patron del Giamaica Caffè – “cacciatore di chicchi”, come amava definirsi – è scomparso nella mattinata di ieri, dopo una vita trascorsa a raccontare un mestiere di pochi, specie per il rigore e la consapevolezza con cui lo affrontava lui, che l’arte della torrefazione l’aveva ereditata dallo zio Giovanni Erbisti (erede a sua volta di una tradizione familiare iniziata a Verona nel 1836), continuando a lavorare i chicchi direttamente sulla fiamma aperta, e promuovendo in Italia la cultura del caffè di qualità e dell’artigianalità prima che, com’è sempre più evidente negli ultimi tempi, questa cultura trovasse sponda e respiro tra molti professionisti del mondo gastronomico, e credito presso un numero crescente di addetti ai lavori. La cultura del caffè. La dignità del chicco Il merito è stato anche suo, strenuo e sanguigno difensore di una fede che gli è valsa tanti estimatori, lui che nel suo laboratorio veronese (il nome si deve ai chicchi di Giamaica lavato torrefatti dallo zio Giovanni) accoglieva solo chi aveva voglia di comprendere il suo lavoro, e di lasciarsi guidare alla scoperta di un mondo complesso, di una filiera che si chiude in torrefazione, ma dev’essere indagata alle origini, avendo consapevolezza dell’origine dei chicchi e di com’è svolto il lavoro in piantagione. Lui aveva viaggiato per vederle con i propri occhi, dal Perù all’Amazzonia, da Haiti al Sarawak, per cogliere le disparità e scegliere chi lavora con qualità. Ma Gianni Frasi, per chi lo sapeva ascoltare, era anche “un caro amico”, come ricordano commossi i fratelli Alajmo, “con cui abbiamo condiviso innumerevoli progetti e sogni”: con lui, dalla conversazione di una sera, alle Calandre, nasceva il progetto del Caffè Stern, l’idea di far rivivere un luogo storico e straordinario di Parigi perché fosse anche la casa del caffè, chicchi di arabica selezionati da Frasi per raccontare il rito dell’espresso. Il mestiere del torrefattore Un conoscitore del buono e del bello (e grande amante del blues, con cui si cimentava in prima persona, da frontman della John Papa Boogie Band) non sempre facile da capire, dietro il suo piglio burbero espressione di spiccata onestà intellettuale: “Il caffè non è consolatorio” diceva “non attrae: è amaro. Il caffè è per uomini liberi, il prodotto voluttuario per eccellenza”. E così chiamava in ballo la volontà individuale, senza però rifugiarsi dietro allo status di pensatore dei tempi moderni. Perché lui era prima di tutto un artigiano, pur capace di farsi guida “spirituale” del caffè, mentore non sempre capito, spesso avversato per i suoi giudizi più che tranchant. La torrefazione l’aveva frequentata sin da bambino

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Andrea Giusti

GIANNI FRASI E LA SUA TORREFAZIONE "GIAMAICA CAFFÈ"

2019-06-24 12:25:08

Qui mio zio aveva rilasciato un intervista alla Rai poco prima che morisse a soli 62 anni lui che aveva dedicato anima e cuore al suo lavoro era il Titolare della Torrefazione della "Giamaica Caffè" appassionato di musica soul e blues e da poco aveva messo su un gruppo a cui era molto legato😢😥😩😧

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