Andrea Giusti

Addio: le origini del termine Anche se oggi il termine Addio ha assunto il significato di ‘ultimo saluto’, a livello etimologico sta ad indicare ‘vi raccomando a Dio‘. Si tratta, quindi, di una formula di congedo amicale che è collegata ad un augurio, è la speranza che la persona a cui è rivolta possa continuare a stare bene. A livello lessicale ‘Addio’ è la forma contratta di ‘a Dio piacendo‘: in antichità stava a significare in parole parole che tutto è sottoposto alla volontà del Signore e quindi ci si raccomandava a Lui per il destino di chi si salutava. Addio: la sostituzione con Arrivederci Nel corso del tempo il termine Addio nel suo significato originale è caduto sempre più in disuso essendo sostituito dalla parola Arrivederci. Per congedarsi nella maggior parti dei casi si usa il termine Arrivederci perchè da un punto di vista psicologico è molto più rassicurante in quando si presuppone un ennesimo incontro in futuro: dire Addio vuol dire salutarsi in maniera definitiva, troncare ogni possibilità di rivedersi e lasciare tutto nella mani di Dio. Addio: modalità d’utilizzo Nonostante sia molto più utilizzato il termine Arrivederci, esistono ancora dei casi in cui la parola Addio sopravvive. A livello geografico, solo in Toscana viene usato Addio con lo stesso significato di Arrivederci così come vuole la tradizione. Per quanto riguarda il linguaggio comune, Addio viene sfruttato solo in determinate occasioni assumendo significati diversi: valore di congedo definitivo: “ti dico addio”; valore di rammarico e di rimpianto: “addio vacanze!”; per porre fine ad una questione: “facciamo così e addio!”; per rendere omaggio a chi viene sepolto: “dare l’ultimo addio”; per indicare, nel caso degli attori, il ritiro dal teatro: “dare l’addio alle scene”; l’ultima di una serie di rappresentazioni: “serata d’addio”; la festa che precede il giorno delle nozze: “l’addio al celibato o al nubilato”.

Andrea Giusti

Sano come un Pesce: significato dell’espressione L’espressione ‘Sano come un Pesce‘ è molto usata nella lingua italiana ed indica un individuo in perfetta salute. La locuzione è quindi sinonimo di benessere fisico ma, se si analizza in modo specifico, nascono ovviamente dei dubbi sul suo significato letterario. L’espressione, infatti, può apparire alquanto bizzarra: come mai sono stati presi i pesci come punti di riferimento per indicare un’ottima salute e non gli esemplari di un’altra specie animale? Una spiegazione esiste ma bisogna andare molto indietro nel tempo, in un’epoca antica che tra l’altro non è ben individuabile. Siete curiosi? Ecco svelata l’origine della locuzione! Sano come un Pesce: le origini dell’espressione La locuzione ‘Sano come un Pesce’ ha un’origine molto antica tanto che è impossibile decifrare una data esatta. Seconda una vecchia leggenda popolare i pesci rappresentavano l’unica specie animale immune da qualsiasi malattia. Ovviamente si tratta di un’affermazione falsa perchè non esiste al mondo specie vivente che non è colpita da malattie. Quindi anche i pesci si ammalano ma, a causa della selezione naturale della specie, in passato era praticamente impossibile vedere un esemplare gravemente affetto da una malattia. Inoltre c’è da aggiungere che la contaminazione della natura e l’inquinamento in generale sono aspetti che riguardano la storia recente dell’uomo: in passato non ci si ritrovava mai di fronte a morie di pesce tanto che lo studio delle malattie dei pesci è una materia che si è sviluppata solo in tempi recenti. Per questo motivo in antichità il pesce era considerato come l’animale più in salute della fauna in generale e quindi l’espressione ‘Sano come un Pesce’ ha acquisito il significato che tutt’oggi conosciamo. A rafforzare questa tesi c’è da ricordare che molti studi affermano che la presenza in un ambiente acquatico di molte specie ittiche è indice di acque salubri e poco inquinate, quindi gli antichi da un certo punto di vista non si erano sbagliati!

Andrea Giusti

Perché i gatti fanno le fusa? Tutti sanno che i gatti fanno le fusa ma molti non conoscono il perché e soprattutto da cosa si origina quello strano rumore che, quasi quasi, sembra un motorino! Se avete un gatto vi sarete di certo accorti che il vostro pelosetto fa le fusa quando lo accarezzate, quando mangia, quando scruta attentamente una lucertola per acchiapparla, quando trova qualcosa di morbido e “impasta” con le zampette. Tuttavia, le fusa non sono sempre di piacere: proviamo allora a capire quando i gatti fanno le fusa, cosa avviene nel loro corpo e perché lo fanno. Fusa dei gatti: le teorie Secondo una teoria scientifica, le fusa sono prodotte dai muscoli della laringe che, tremando velocemente, producono la dilatazione e la contrazione della glottide. La rapidità di questi movimenti produce una vibrazione e di conseguenza il rumore che sentiamo. Secondo un’altra teoria invece le fusa si originano nella vena cava posteriore all’altezza del diaframma. In questo caso i muscoli, comprimendo il flusso sanguigno, provocano delle vibrazioni che si propagano nei bronchi. Fusa di piacere: i motivi Nella maggior parte dei casi i gatti fanno fusa di piacere: in generale infatti, notiamo che un gattino fa le fusa quando viene accarezzato o quando sta mangiando. In questo caso ci vuole far capire che è felice e che prova piacere a ricevere coccole, oppure che è contento di mangiare la pappa o si sta divertendo mentre gioca. In altri casi invece vuole comunicarci qualcosa, ad esempio che ha fame o sete. Le fusa sono inoltre un mezzo di comunicazione tra mamma e cuccioli: la mamma gatta, ad esempio, facendo le fusa calma i gattini dopo il trauma del parto e li guida per essere allattati. Anche i gattini, dal canto loro, fanno le fusa, comunicando alla loro mamma felicità, ma in alcuni casi anche paura e malessere. Perché i gatti fanno le fusa: altri motivi Come abbiamo detto, le fusa non sono sempre sintomo di piacere. Ad esempio, il nostro gatto potrebbe cercare di comunicarci che sta male e ha bisogno di aiuto, e in genere in questo caso le fusa sono molto rumorose. In altri casi, il gatto potrebbe fare le fusa per uscire da una situazione di disagio, come ad esempio quando lo fissiamo dritto negli occhi. Per loro infatti ciò non è un segno amichevole, per cui facendo le fusa vuole farci capire che non c’è nulla di cui preoccuparsi.

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