Francesca Amato

Agosto…fa un caldo becco con addosso la divisa da Capotreno…la mano sudata e appiccicosa stretta attorno al manico della valigia…a quest’ora a Marina di Modica saranno tutti a mare, la faccia arrossata dai morsi delle zanzare bolognesi che non perdonano e dalle lenzuola scadenti del ferrohotel, altro che nel centro di Bologna non si perde neanche un bambino, lui, Giuseppe Migliorisi, siciliano di anni 21 si era perso circa sette volte da quando era arrivato in quella città, piena di portici e di osterie, la notte prima era rientrato in stanza stanco e ubriaco. Oggi toccava lavorare, la gente si muove col caldo, la stazione diventa piena di storie come un libro, gruppetti di tedesche dalle lunghe gambe ridono ad ogni vitellone che passa, un signore anziano cammina stringendo la mano del nipotino, che ha un trenino di legno, ché a una certa età i bambini i treni li amano quasi tutti e li salutano con la manina “ciao treno” come se si trattasse di un vecchio amico, sul marciapiede due il materiale è pronto a partire, una coppia di ragazzi stretti stretti piangono, come sono belle le stazioni, sono piene di addii, di arrivederci, di viaggi che cominciano e finiscono, di promesse….Giuseppe il Capotreno aveva scelto di farlo per questo, per questo e per suo papà Giovanni, che era casellante, la notte sentiva lo sferragliare dei notturni sulle rotaie e sapeva di essere a casa. Quasi le dieci e un quarto, tocca correre, un uomo con gli occhi tristi e una valigetta, chiede l’ora, si guarda attorno “Questa gente non lo sa, ma da oggi farà parte della storia…ha da accendere?” e Giuseppe che non fuma fa no con la testa e ricomincia a correre, questa gente è l’Italia, le vacanze, l’amore, nonni e nipoti, ieri e oggi…questa gente è già LA STORIA, ma che minchia avrà voluto dire…10, 25 un boato, macerie, niente abbracci, nessuna promessa, nemmeno un lontano sferragliare di treni…solo silenzio, un libro intero di storie cancellato, come fosse nulla e tra le pagine strappate, lui, Giuseppe Migliorisi , capotreno, siciliano di 21 anni…che a casa non sarebbe più tornato. ( Francesca Amato)

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Francesca Amato

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Francesca Amato

Lassa ca veni lu ventu, lassa ca passa lu tempu, lassa a me vucca parlari, lassa li piscci 'nto mari, lassa i manu agghiacciati, lassa lu cori 'nte strati, lassa i me minni di latti, lassa stu cori chi batti, lassa sta fimmina tinta, lassa sta jaggia 'i cimentu, lassami si nun sai chi fari, amuri,lassami, ma nun mi lassari.. ( Francesca Amato)

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