La libertà, come la Libera Muratoria la intende, non consiste nella libera esplicazione di ogni azione secondo un criterio arbitrario, ma ha le sue basi nella dignità della persona e quindi nel rispetto altrui. La libertà di pensiero deve potersi sviluppare nel più esteso dei modi, in quanto è l'elemento del contrasto dialettico da cui può scaturire in sintesi l'ulteriore ricerca di progresso: essa non consente dunque vincoli di censura o di conformismo, e nella sua estrema latitudine, connessa come deve essere alla libertà di espressione e divulgazione, vale a compensare in qualche modo quelle limitazioni di libertà effettiva che sono imposte dalla vita associata. Il rispetto dell'opinione altrui, è in partenza valida quanto la propria; rispetto che, ribadisco, non si acquista se non nella coscienza della propria dignità, cioè nella coscienza del proprio io. In un mondo che appare ogni giorno più improntato alle pratiche materialistiche, la Libera Muratoria rappresenta non un movimento idealistico, ma il movimento idealistico per eccellenza. In essa, tutte le religioni e tutte le fedi politiche sono non solo ammesse, ma possono ed in certo senso debbono essere coltivate da ciascun fratello, purché non pretenda di essere depositario dell'unica fonte di verità, nella tolleranza del credo altrui. Mentre ogni atto della Massoneria è informato al Sublime Artefice dei Mondi (definizione che contiene in sé l'idea creativa), nelle Logge ogni disputa sulla religione e sulla politica non è ammessa in quanto la disputa potrebbe importare una propaganda di proselitismo per l'una o l'altra fede, e finire così per essere fonte di limitazione di libertà di pensiero e costrizione ad adottare l'una o l'altra via di vera o presunta salvazione. E' evidente come questo delicatissimo punto sia stato il motivo primo e reale delle persecuzioni sopportate nel tempo da tutte quelle comunità ribelli al conformismo e quelle famiglie iniziatiche di cui la Libera Muratoria ben a ragione si ritiene l'erede spirituale nel corso di più di due secoli.Va aggiunto che l'uomo, per poter essere veramente libero, non deve essere costretto dal bisogno ad accettare lo stato di dipendenza servile, o dalla miseria e dalla fame di non avere altro che la preoccupazione della sopravvivenza sua e della famiglia e quindi la libertà dal bisogno appare preliminare ad ogni ricerca o speculazione ideale.'. (Fr:. Carlo Pili)
♥♥♥Premesso che se una circostanza assume una piega a noi sfavorevole, abbiamo la tendenza impulsiva a lamentarci, ad elaborare pensieri negativi e rimanervi invischiati, maledicendo la nostra cattiva sorte.Considerato che noi tutti a ben vedere siamo più o meno consapevoli che lamentarsi non serve a nulla perché non aiuta a risolvere i nostri problemi, non ci spinge ad assumerci in pieno le nostre responsabilità e non ci induce a reagire per cercare di migliorare la nostra condizione. Batti e ribatti ho compreso che il passo forse più importante per riuscire a smettere di lamentarmi era semplicemente quello di separare, scindere e disconnettere i miei pensieri negativi dalla mia personalità di individuo. IO NON SONO I MIEI PENSIERI: per quanto la mia mente potesse essere affollata da pensieri negativi, che si sommano amplificandosi continuamente, anni fa finalmente ho capito che stava a me la scelta consapevole di non identificarmi con essi, sostituendoli con delle alternative positive, senza cadere nell'errore di colpevolizzarmi se la mia mente elaborava pensieri negativi: la nostra fortuna infatti è che ognuno di noi può decidere quale prospettiva adottare di fronte a qualsiasi evento!!!Certamente per compiere questa svolta mi ha aiutato il percorso spirituale che da anni ho intrapreso, il quale mi ha portato progressivamente a capire che la mente è come una scimmia iperattiva: più cercavo di lottare con la scimmia, più la scimmia diventava iperattiva. Quando praticavo il Silenzio esoterico e mi limitavo ad osservare la scimmia questa alla fine si placava e smetteva di lamentarsi portandomi ad assumere in pieno le mie responsabilità di ciò che mi accadeva.Lamentarsi infatti è la negazione della responsabilità. E colpevolizzare me stesso o qualcun altro è solo una scusa per evitare tale responsabilità.Ho compreso (e ho pianto come un bambino quando ho fatto questa scoperta che mi ha cambiato la vita) che accettare le mie responsabilità era il modo migliore per crescere come persona e svilupparmi come essere umano. Avevo un potere positivo e immenso nelle mie mani che per anni avevo sistematicamente ignorato.Oggi quando ho la tentazione di lamentarmi mi fermo e mi chiedo se davvero voglio continuare a negare di essere il solo responsabile di ciò che accade nella mia vita. E ricordo a me stesso di non colpevolizzarmi. Avere sbagliato in passato e continuare a ripeterlo non aiuta nessuno. Esiste solo il momento presente (che è un dono): è questo l’unico momento su cui posso intervenire. Accolgo allora le mie responsabilità, sorrido e le affronto con positività, fiducia e ottimismo attingendo a piene mani dal progressivo e incessante lavoro di crescita e sgrossamento che mai avrà fine.... provare per credere.Con tutti i miei sentimenti (FR:. Carlo Pili)
Nella Libera Muratoria la Luce o, piuttosto la ricerca della Luce, svolge un ruolo propulsivo a partire dalla Iniziazione del neofita. L’uscita dal Gabinetto di Riflessione dà inizio alla rinascita dell’Apprendista verso la Luce che egli chiede entrando nell'Obbedienza. Una volta che gli verrà tolta la benda egli vedrà che la luce simbolizza l’uscita della materia prima, del caos, dell’essere primordiale. L’ombra ci obbliga ad affrontare ciò che non amiamo, ciò che rigettiamo e rifiutiamo di vedere. E anche il riflesso dei nostri incubi e paure. Affrontarla significa quindi fare un passo verso la guarigione in quanto la consideriamo come malattia. L’esperienza fatta nel Gabinetto di Riflessione ci fa immergere nel nostro lato oscuro, animandoci a riflettere sui valori profondi dell’uomo, anche attraverso la redazione del nostro “testamento”, simbolo della morte profana e rinascita alla luce. Per me, la luce rispecchia il cammino dell’uomo verso la sua verità, indipendentemente della sua religione, cultura o epoca. Vivere nella luce, in altri termini, corrisponde a spostare (o, addirittura, ad eliminare) quelle zone d’ombra che si annidano dentro di noi, che ci obbligano spesso a mentire a noi stessi, che ci mettono in colpa e che, non da ultimo, irrigidiscono il nostro ego. Utilizzare, ad esempio, formule quali… “io sono questo, ma non sono quello!” costituisce, purtroppo e troppo spesso, la chiave d’accesso che sfocia necessariamente nel crudo giudizio verso i nostri simili. Laddove, invece, il percorso massonico corrisponde ad una ricerca della luce – così come ci insegna la filosofia Zen e la psicoanalisi Jungiana - è allora opportuno procedere sistematicamente e con coraggio all’analisi di sé stessi, per avvicinarsi il più possibile alla consapevolezza ed arrivare a concepire che …”si può essere questo, ma anche quello!” (Fr:. Carlo Pili) .'.