Founder President
Nel mondo profano, dovremmo rispettare e mettere in pratica le stesse virtù di equità, giustizia e verità che portiamo nella sacralità dei nostri architettonici lavori.
In effetti, è importante essere coerenti e praticare in famiglia, nella propria cerchia di amici o nel proprio mondo professionale, gli stessi valori che sono un prerequisito per ogni vita in armonia, anche se intorno a noi, oggi, non si esercitano quasi più.
All’esterno assistiamo sempre più a comportamenti incivili, che manifestano la mancanza di rispetto verso gli altri, in una società dove prevalgono l’individualismo e la legge dell’agire di ognuno solo per se stesso.
Fin dall'infanzia non si insegna più che non dovremmo fare agli altri ciò che non vorremmo che fosse fatto a noi.. Tuttavia, dobbiamo restare ragionevoli e non considerarci, noi Massoni, come esseri superiori in umanità.
Non abbiamo lezioni da dare a nessuno, perché, purtroppo, spesso non manteniamo nemmeno noi i nostri impegni con gli altri.
Ognuno di noi ha vissuto uno o più momenti in cui non è veramente orgoglioso delle proprie azioni, è umano e non pretendiamo di essere perfetti ma perfettibili.
La lezione da trarre dagli errori è sapersi interrogare costantemente e interrogarsi sulle conseguenze del nostro comportamento...
“In un mondo dove regnano materia, violenza e menzogna, sforziamoci di mantenere viva e retta la fiamma dell’amore unico e lo spirito umano”... per non sacrificare i nostri valori a quelli della giungla che ci circonda. Fr:. Tat 🌿🌿🌿
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“L’etica è l’ordine dell’anima”. Platone
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LA MIA LOGGIA MADRE .'.
C’erano Ruhdle, il capo stazione, Beasely, delle “strade e lavori”, Ackam della Intendenza, Donck addetto alle Carceri e Blacke il sergente istruttore, che fu per due volte il nostro Venerabile.
C’era anche il vecchio Franjee Edujee che aveva il magazzino “Alle derrate Europee”.
Fuori, noi dicevamo “sergente”, signore, salute, salam” .
Ma dentro soltanto “fratello” ed era così bello dire così!!!
Ci incontravamo sulla livella e ci lasciavamo sulla squadra.
Ed io ero il secondo Diacono della mia Loggia Madre, laggiù!
C’era ancora Bola Nath il contabile, Saul, l’israelita di Aden, Din Mohamed dell’ Ufficio Catasto, il Signor Chuckerbutty, Amir Sing, il Sick, e Castro delle “Officine di riparazione” che era cattolico romano.
Le nostre insegne non erano ricche, il nostro Tempio era vecchio e nudo, ma noi conoscevamo gli antichi Landmarks e li osservavamo scrupolosamente.
Quando getto uno sguardo indietro, mi vien spesso alla mente questo pensiero: in fondo, non vi sono degli increduli, se non forse noi stessi!
Infatti tutti i mesi, dopo la Tornata, ci riunivamo per fumare (Non osavamo fare banchetti per tema di infrangere le regole di casta di taluni Fratelli).
E parlavamo a cuore aperto di Religioni e di altre cose, riportandosi, ciascuno di noi, al Dio che conosceva meglio.
L’uno dopo l’ altro i Fratelli prendevano la parola: nessuno si agitava, ci separavamo all’aurora, quando si svegliavano i pappagalli: e mentre noi, dopo tante parole ce ne tornavamo a cavallo, Maometto, Dio e Shiva giocavano stranamente a nascondino nelle nostre teste.
Spesso, dopo quel tempo, i miei passi erranti al servizio del Governo hanno portato il saluto fraterno dall’Oriente all’Occidente, come ci fu raccomandato, da Kohel a Singapore.
Ma come vorrei rivederli i miei Fratelli neri e bruni e sentire il profumo dei sigari indigeni mentre circola chi li accende e mentre il vecchio distributore di limonate russa sul piantito dell’office.
Oh! Ritrovarmi perfetto Massone ancora una volta nella mia Loggia dei tempi passati!
Di fuori si diceva: “Sergente, signore, salute, salam”.
Ma, dentro, soltanto “fratello” ed era così bello dire così!
Ci incontravamo sulla livella e ci lasciavamo sulla squadra, ed io ero secondo Diacono nella mia Loggia Madre.:.
Fr:. Rudyard Kipling
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