Maria del Giudice

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Maria del Giudice

Pompei antica Intorno alla meta' del diciottesimo secolo Pompei diviene oggetto dei primi scavi promossi da Carlo III di Borbone : nel 1757 viene scoperta la casa di Giulia Felice e nel 1763 appare la prima iscrizione con il nome della citta'. L'esplorazione del sito prosegue con modalita' prive di metodo scientifico, segnata da frequenti episodi di saccheggio di statue e preziosi. Un decreto reale,emanato per fermare questo scempio ,viene praticamente ignorato. L'entusiasmo per l'archeologia dei tesori da parte dei monarchi, in particolare della regina Carolina, sposa di Ferdinando I, viene frenato dalla instabilita' politica e dalle insurrezioni popolari a Napoli, dove e' giunta l'eco della rivoluzione francese. Dopo la fuga dei borboni ha inizio la dominazione napoleonica fino al 1815. Il nuovo re di napoli ,il francese Joaquin Murat, sorveglia gli scavi ,ma soltanto il ritorno dei borboni da nuovo slancio ai lavori. I maggiori risultati si hanno nei primi decenni dell'ottocento, con la scoperta di mote celebri dimore. Gli scavi promossi da Carlo III di borbone si rivolgono anche a Ercolano : nel 1748 viene affidata la direzione dei lavori all'ingegnere militare Joaquin de Alcubierre ,che lo storico dell'arte Winckelmann defini' 'un uomo che si intende di archeologia come la luna dei gamberi' . Insieme a Karl Weber e francesco la vega ,disegnatori di grande talento, alcubierre procede a colpi di piccone per gallerie sotterranee ,i cosidetti 'cunicoli borbonici', all'esclusivo scopo di recuperare opere d'arte. Nel 1750 viene scoperta a Ercolano la Villa di Papiri ,a piu' di venti metri di profondita'. Durante lo scavo , durato 10 anni,vengono rinvenute magnifiche statue in bronzo e marmo e 2000 frammenti di papiri semicarbonizzati. Il re di Napoli ,per salvaguardare le statue, crea il museo dei portici e costituisce un'apposita accademia ercolanese,ponendo delle severe restrizioni di visita anche agli studiosi e ai letterati giunti in italia per ammirare le meraviglie della citta' sepolta. Nonostante il successo degli scavi ,i lavori vengono temporaneamente interrotti per le proteste dei cittadini che reclamano i danni per le case crollate a causa dello smantellamento sotterraneo. Nel settecento e Ottocento la fama di Ercolano e Pompei richiama artisti e letterati da tutta europa per ragioni diverse : collezionismo ,curiosita' e studio. Nel 1740 il romanziere inglese Horace Walpole visita con grande meraviglia Ercolano. Piu' tardi ,nella prima meta' dell'ottocento ,lo scrittore francese Stendhal si reca per ben 11 volte sugli scavi di pompei 'con un piacere vivissimo',sentendosi trasportato nell'antichita'. Il grande poeta Goethe ,accompagnato dal pittore Wilhelm Tischbein ,viene accolto a Napoli nel 1787 con grande diffidenza: i due non hanno il permesso di disegnare dal vero e soltanto dopo lunghe insistenze riescono a ricopiare qualche scena, guardati a vista da un custode. Nonostante l'accoglienza scortese , Goethe nel viaggio in italia ricordera' la visita con un misto di stupore, ammirazione e angoscia per la citta' mummificata ,e Tischbein dira' nelle sue memorie che le piu' importanti rivelazioni sulla pittura le ricevette a Ercolano e Pompei. Migliore sorte di Tischbein tocca a Jacob-Philipp Hackert, artista tedesco che, divenuto pittore di corte del re Ferdinando primo di Napoli dal 1786 , pote' godere del libero accesso alle meraviglie di Pompei ed Ercolano.

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L Antica ERCOLANO (ERCOLANO STORIA La città di Ercolano, chiamata fino al 1969 Resina, secondo la leggenda fu fondata nel 1243 a.C. da Ercole, il mitico eroe greco, come greca è l’origine di questa città che sorge alle pendici del Vesuvio. Ipotesi più accreditate testimoniano che la città fu fondata dagli Etruschi e, nel V sec. a.C. fu conquistata dai Sanniti. Poi, nel 90 a.C. fu espugnata dai Romani e ridotta a “municipium” da Silla. Nell’ultima età della Repubblica Ercolano visse un periodo di grande splendore, perché molti patrizi, attratti dalla felice posizione geografica, dalla salubrità dell’aria e dalla sicurezza dei porti costruirono le loro ville in questi luoghi. Nello stesso periodo furono restaurate le mura, furono costruiti l’acquedotto, due impianti termali, il teatro, la “Basilica”, la Palestra e molti templi. A causa del terremoto del 62 a.C. Ercolano subì notevoli danni e si iniziò l’opera di ricostruzione, che fu nuovamente interrotta dall’eruzione del Vesuvio del 79, durante la quale una nube tossica annientò gli abitanti. La città ercolanense fu distrutta dalla tremenda eruzione molto più della vicina Pompei perché distante appena 4 km. dal Vesuvio. Con l’eruzione scomparvero il promontorio su cui sorgeva la città, il fiume che l’attraversa ed i suoi porti. LA RISCOPERTA DI ERCOLANO La riscoperta di Ercolano fu del tutto casuale. Nel 1709, infatti, il principe D’Elboeuf, giunto qui per sfuggire agli Austriaci, diede ordine di scavare un pozzo; durante lo scavo vennero alla luce molti marmi e svariate statue che ornavano la scena del Teatro dell’antica Ercolano. Nel 1738 i lavori di scavo ripresero sotto Carlo III di Borbone e la direzione degli stessi fu affidata all’ingegnere militare spagnolo De Alcubierre. Furono scavati dei cunicoli sotterranei che, in un secondo momento venivano riempiti per non compromettere la solidità della struttura urbana della città. De Alcubierre ritrovò molte altre statue di bronzo tra cui la più significativa è la statua equestre di Marco Nonio Balbo. Con Karl Weber fu completata l’esplorazione del Teatro e fu scoperta la villa suburbana dei Papiri, con l’annessa biblioteca. Nel 1755, in seguito a questi molteplici ritrovamenti, nacque l’Accademia Ercolanense che fu molto attiva fino al 1792 in materia di pubblicazioni. Gli scavi furono interrotti e poi ripresi, prima sotto Francesco I di Borbone e poi per volere di Vittorio Emanuele II. Dovremo attendere l’anno 1927 per avere una ripresa davvero sistematica degli scavi. In quell’anno Amedeo Maiuri prima e Alfonso De Franciscis poi, recuperarono quasi tutti i quartieri dell’antico abitato con gli edifici pubblici, tra cui il foro, centro della vita sociale, politica ed economica dell’antica Ercolano. Negli anni Ottanta del secolo scorso sono riemersi, oltre al Tempio di Venere e le Terme Suburbane, l’antico porto greco, ove invano si rifugiarono nel 79 d.C. gli ercolanensi. Sulla spiaggia adiacente al porto, sono stati ritrovati anche centoventi cadaveri. Nel 2000 sono ripresi gli scavi nei pressi della Villa dei Papiri. Oggi, l’abitato attuale pone molti limiti alla prosecuzione degli scavi nell’area archeologica rendendo difficile anche la fruizione di quest’ultima.

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