Maria del Giudice
Audrey Hepburn(Il suo segreto? Un mix unico di «fascino, innocenza e talento», come disse di lei William Wyler, il regista di Vacanze romane. Interprete sofisticata dell’era d’oro del cinema Audrey Hepburn ha incarnato sullo schermo, e soprattutto nella vita, un modello di grazia e di classe che lei minimizzava e raccontava poter essere alla portata di tutte. «È facile copiare il mio look – diceva senza falsa modestia -. Le donne possono assomigliare a Audrey Hepburn raccogliendo i capelli e comperandosi grossi occhiali e vestiti senza maniche».E pensare che Audrey si vedeva brutta: col naso grosso, i piedi enormi e il fisico troppo magro. Forse pochi sanno che dietro a quegli occhi da cerbiatta, il corpo asciutto e un portamento da regina, l’attrice, nata vicino a Bruxelles il 4 maggio 1929, nascondeva il carattere di ferro di chi ne ha passate tante nella vita. L’infanzia difficile, è stata segnata dall’abbandono del padre e dalla dura sopravvivenza sotto l’occupazione nazista che affamò la famiglia e l’Olanda, dove la futura stella del cinema e la madre, la baronessa Ella van Heemstra, avevano cercato rifugio. Anni drammatici che condizionarono per sempre la visione della vita dell’attrice: Audrey svilupperà una profonda avversione verso qualsiasi tipo di ingiustizia, e mentre organizzava balletti per raccogliere fondi per la Resistenza, la malnutrizione le minava il fisico tanto da costringerla ad abbandonare il sogno di diventare una étoile della danza. Ma a riprova della tempra, la «farfalla di ferro», come l’aveva definita il regista Peter Bogdanovich, non si perse mai d’animo e dopo la guerra iniziò a muovere i primi passi nel mondo della celluloide, per diventare una diva e quel simbolo di indiscussa eleganza che è vivo anche oggi.Una manciata di pellicole in ruoli minori, poi Vacanze Romane l’aveva consacrata e le aveva fruttato l’Oscar. La superstar Gregory Peck, che di talenti evidentemente se ne intendeva, aveva insistito con tutti perché il nome della Hepburn fosse in evidenza come il suo sui cartelloni promozionali del film.Sorprendentemente era nata una stella capace di imporre uno stile tutto nuovo, e unico, in un’epoca in cui imperavano i seni generosi, i capelli cotonati biondo platino, le curve mozzafiato e l’essenza della femminilità aveva la sua dea in Marilyn Monroe. Audrey Hepburn conquistava il mondo con la figura esile, e uno stile unico fatto di pantaloni a sigaretta, ballerine rasoterra, scollature a barchetta, foulard annodati sapientemente, semplicissime T-shirt e una frangetta sbarazzina che non aveva rivali. E la giovane attrice non sbagliò più un colpo, né in fatto di stile, e tantomeno sul set. Grazie alla commedia romantica Sabrina, Audrey Hepburn legò per sempre il suo nome a quello del couturier Hubert de Givenchy, lui divenne il suo sarto, sul set come nella vita privata, e lei la sua musa. Indimenticabile l’abito bianco a fiorellini che lo stilista le confezionò per la cerimonia degli Academy, eletto dal Time Magazine come il migliore abito della storia indossato agli Oscar. In Cenerentola a Parigi, l’attrice coronò il sogno abbandonato da ragazzina ballando con l’affascinante Fred Astaire. Con Colazione da Tiffany, Audrey Hepburn arriverà a fissare per sempre le regole del little black dress ed entrerà nella storia avvolta nel tubino nero della disinibita protagonista Holly Golightly.L’eleganza della semplicità per Audrey Hepburn, non era solo un fatto di stile, era più che mai una regola di vita. L’educazione rigorosa data dalla mamma e dalla disciplina della danza devono aver contribuito in buona parte a temprarne il carattere, fino a farne un personaggio unico nel panorama dello star system. In un mondo solito a dare in pasto alla stampa rosa amori e matrimoni, l’attrice nascondeva dietro al sorriso luminoso una realtà sentimentale tormentata, che con l’abituale grazia non aveva mai fatto trasparire. Il matrimonio con Mel Ferrer, da cui avrà il primogenito Sean, continua nei commenti⬇️⬇️⬇️
Maria del Giudice
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