Lorenzo Manfredini
MOVIMENTO DIREZIONALE Quando, dopo aver subito una perdita, il disagio mentale ed emozionale si estende a tutto il sistema di vita di una persona (amici, scuola, sport), la percezione dell’immediato e del futuro è veramente difficile, anche per chi ha conosciuto e mietuto successi di grande soddisfazione. I progetti si allontanano. Ci si muove in un territorio arido inondato dalle lacrime e gestito dall’attesa. Ma quando nella terapia, dalla mente si passa al corpo, e il corpo ha bisogno di misurarsi, di affrontare ostacoli, di muoversi, la pressione di una mano può liberare la naturale vitalità. Quando un foglio zeppo di disagi è vicino a riempire il cuore, fino a soffocare il pensiero e il respiro, ecco la reazione: il respiro dice ‘vai via’, il collo dice ‘no’, le spalle dicono ‘chi se ne frega’, la schiena dice ‘te lo faccio vedere io, il movimento dice ‘esco e vado via, guardo e sono altrove, con nuovi significati’. Il movimento indica la via. La persona comincia ad avvertire segnali di vitalità e di ripresa e la sua mente, prima ingabbiata in schemi soffocanti, comincia a ristrutturare l’esperienza e a pensare qualcosa che già c’era ma non aveva spazio e forza: ‘anche se sono caduto a terra, posso reagire e rialzarmi’.
Lorenzo Manfredini
'Tutti mi amano!?' di Lorenzo Manfredini Ci sono persone particolari che sono amate per quello che fanno e che pensano, persone sensibili che riescono nella loro professione a tirare fuori il meglio dalle persone: sanno ascoltare, sanno amare, sanno incasinare. Il tutto, un po’ troppo. Troppo lavoro, troppe donne, troppe emozioni, troppo controllo, troppo movimento che alla fine si trasforma in una bella prigione di tutto. Eh sì, ad un certo punto le persone si incontrano, gli universi si intrecciano, si vivono più vite contemporaneamente e non si riesce a spegnere il pensiero, e con lui il firmamento delle possibilità. Soprattutto non si riesce a dire no. ‘Non vengo fuori, non vengo a cena, non vengo a letto. Ho bisogno di stare con me’. E così, i pensieri, le donne e gli effetti alone delle emozioni più pericolose, si spargono come semi nell’etere e cadono sulla strada di una vita sempre più accidentata. I ‘si’ e i ‘no’, i ‘dico’ e non ‘dico’, i ‘sono convinto’ e ‘non sono convinto’, mancano di qualcosa. Mancano di un tempo utile, necessario, essenziale, di riflessione. I ‘sì’, abbracciano la convenienza, l’immediatezza, la simpatia, la costrizione, ma anche la falsità. Mettono in luce una personalità imperfetta, che manca dell’orgoglio e del coraggio della scelta, per vivere nel tutto e subito o nel rimpianto. Non c’è la forza di dire ‘no’ quando l’occasione lo richiede. Tra un quasi ‘sì’ e un quasi ‘no’ c’è tutto un mondo di illusioni. Nello spazio tra un ‘sì’ e un ‘no’, c’è tutta una vita. C’è il sentiero che si percorre e quello che ci lasciamo alle spalle. C’è la discrepanza tra ciò che pensiamo di poter essere e le bugie che ci raccontiamo per il futuro. A questo punto, c’è da risolvere un rompicapo: ‘è la donna giusta? E’ quello che voglio?’. Di sicuro ci sono da esplorare, elaborare e affrontare, alcuni rifiuti passati e presenti, interni ed esterni (rifiuto assoluto, condizionale, sperimentale, consenziente), e finalmente offrirsi completamente, emotivamente e fisicamente, a qualcuno. Bisogna non temere di dire il no giusto, alle persone giuste, nel momento giusto e senza confondersi. Fermarsi, paradossalmente, potrebbe diventare il miglior modo di avanzare. Diventerebbe un 'sì' a un altro 'sì', al di sopra del mare, ad un altro universo.
Lorenzo Manfredini