
Io sono il Joker
SU IL SIPARIO, DUNQUE, CHE LO SPETTACOLO ABBIA INIZIO, CHE INIZI UNA NUOVA REALTÀ.Il
24/03/2019, 11:23
velo di Maya, il sipario sulla nostra realtà. Si narra di un tempo assai antico, di un velo posto sulla nostra identità. A coprire la realtà con l’illusione.Si dice che sia tutto una finzione, che solo oltre il velo ci sia la verità. Che siamo tutti corpo e dentro anima ma siamo prigionieri nel Samsara, maschere ambulanti che vagano accecate e senza un senso tra la morte e ogni nuova nascita. Inconsapevoli, all’infinito, infinitamente prigioniere.Si dice che quel velo va squarciato e che lo strappo deve esser fatto col risveglio coscienziale, con la dotta percezione del reale. Il velo di Maya. Il sipario sulla nostra realtà.Un palcoscenico questa nostra vita, dunque, noi maschere tutti nel nostro quotidiano, noi persone. Persone che si muovono dentro un ruolo scritto e recitato obbedendo a regole precise, universalmente valide e meccaniche, spietatamente subdole e mendaci.Persone e maschere. Sul palco, che sia commedia tragedia o melodramma, sempre una insistente e permanente messinscena.Sul palco noi persone e proiezioni, nella platea quell’Io sacro che a sipario appena sollevato trattiene e sputa il fiato, cerca trova perde, a tratti entra in scena a tratti si nasconde.A suggerire e piangere. Quel nostro Io talmente vivo e saggio da essere per questo nell’essenza incessantemente saggiante. Di ruoli, di scene, di sperimentazioni. Di spettacoli costumi di improvvisazioni. Di ogni proiezione che accenda quel suo sé in una nuova dimensione.Si dice che siamo tutti maschere nel nostro quotidiano, siamo persone. Che aldilà del velo ci sia la soluzione. L’abbiamo appesantito vellutato e l’abbiamo sollevato.Su scene e ruoli e abiti cangianti, copioni e testi diversi e disarmanti. Abbiamo messo lì, nella finzione, la verità nascosta da quel velo mai strappato, da sempre e sempre solo sollevato.Perché il nostro e l’Io del mondo possa godere lo spettacolo e ritrovare sé al di là della finzione. Dietro la maschera, oltre la persona.Che verità sia tutto questo o sia finzione, è il gioco della vita, è sperimentazione. Su il sipario, dunque, che lo spettacolo abbia inizio, che inizi una nuova rappresentazione.


Io sono il Joker
Magia e religione.
23/03/2019, 21:03
Anticamente la magia si legava indissolubilmente alla religione, infatti, gli dei erano capaci di operare trasformazioni e di causare stati allucinatori, chi non ricorda, infatti, il mito di Apollo che trasformò l’amata Dafne nella pianta di alloro?Il dio Dioniso, invece, ricorreva alla magia, per indurre stati confusionali e mostrare immagini inesistenti. A un certo punto, però, questo legame simbiotico con la religione delle antiche civiltà viene a mancare e non si ricostituirà più. Nel mondo moderno, questo binomio non è più possibile, perché non c’è alcuna possibilità di confronto tra magia e religione.Una sorta di punto di convergenza, secondo alcuni, si può ritrovare nella pratica di evocazione di entità soprannaturali allo scopo di portare beneficio a un individuo. Certo, le pratiche medianiche del nostro tempo sono distanti anni luce dai sacrifici descritti da Omero, il quale nell’XI libro dell’Odissea racconta che Ulisse, per evocare le anime dei morti, fu costretto a sgozzare molte pecore, affinché le anime potessero bere il sangue e riprendere il contatto con il passato.Per chi crede nella magia, è chiaro che la magia bianca, pur non trovando punti di convergenza con la religione, non se ne discosta per gli obiettivi che persegue, mentre, invece, la magia nera rappresenta un elemento di frattura con il sentimento religioso, in quanto opera a danno delle persone.Comunque si ponga la questione, un dato di fatto è sicuro, tra religione e magia non c’è possibilità di conciliazione, al di là di un unico trait d’union, vale a dire che, in entrambi i casi, si fa riferimento a un contesto soprannaturale e indescrivibile con il solo ausilio della ragione.


Io sono il Joker
Come iniziare un articolo
23/03/2019, 14:16
Ed eccoci qui di fronte al foglio bianco di word, che non aspetta altro, se non di essere riempito con parole che dovrebbero suscitare varie reazioni in chi legge, a seconda degli scopi comunicativi che abbiamo in mente. La nota dolente è questa, come superare la classica sindrome del foglio bianco sia esso cartaceo o virtuale? Come trovare la strada per scrivere un incipit intrigante, originale e che, soprattutto, invogli a leggere? Potrebbe essere utile prendere un foglio e ricorrere alla tecnica del brainstorming, la nostra mente, se opportunamente stimolata, può diventare una fonte inesauribile di stimoli e di informazioni. Lasciamo fluire i nostri pensieri e scriviamo tutte le possibili associazioni relative a un argomento che intendiamo trattare. A questo punto si tratta di trasformare e di fare in modo che quelle parole prendano forma, siano organizzate in frasi di senso compiuto.A questo punto deve entrare in gioco l’abilità del webwriter, il quale dovrà formulare un incipit d’effetto, ma che abbia il pregio della facile leggibilità e della piacevolezza. Leggere subito qualcosa di pesante, significa chiudere in un batter d’occhio la pagina e dedicarsi alla ricerca di qualcosa di più leggero. Per catturare l’attenzione del lettore, potremmo anche utilizzare una semplice metafora, attingendo al gergo sportivo oppure inserire una frase famosa di una canzone o di una bella poesia, per introdurre un argomento.L’inizio di un articolo è sicuramente la parte più importante, perché a quelle poche parole è affidato un compito molto arduo, richiamare l’attenzione, far leva sulle emozioni, sulle passioni, sull’interesse di chi è capitato volutamente o per mera casualità in quella pagina dove si trova in bella mostra il nostro articolo.L’incipit deve essere leggero, gradevole, deve mettere curiosità, senza però ingannare il lettore, è inutile scrivere: “ Il cantante X ha una terribile malattia” per attrarre gli ignari lettori che poi scopri ranno di aver preso un abbaglio, perché il loro beniamino ha solo un brutto raffreddore. Stupire sì, ma con la bravura e non con l’inganno. Bisogna inserire nella parte iniziale tutti quegli elementi che poi saranno sviluppati nella parte restante dell’articolo e metterci tutto l’entusiasmo possibile che i lettori riusciranno a percepire, anche a distanza.

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