Elisea Sangiorgi
Lo sforzo spirituale ha come obiettivo di attirare su di noi la Grazia di Dio. Ecco perché, quando entrate in un tempio e sostate davanti al santuario maggiore, suonate la campana ivi appesa, in modo che l’attenzione del Signore venga attirata sul supplicante appena arrivato. Il suono della campana deve essere accompagnato da una preghiera sincera proveniente dal cuore. Infatti, la pratica spirituale non dovrebbe diventare la ripetizione meccanica di formule stabilite o l’esecuzione di sterili formalità. Sri Sathya Sai Baba Prashanti Nilayam, 14 Gennaio 1967, Uttarayana.
Elisea Sangiorgi
È Maya, illusione, che induce l’uomo a considerare il nome e la forma come reali. L’attaccamento deriva soltanto dall’illusione, che agisce come un velo e cela la Realtà dietro la molteplicità. “Maya” è la veste di “Madhava”, Dio; chi crede in ciò è “Manava”, l’uomo. Per mezzo della pratica spirituale l’uomo può sfuggire alla seduzione di “maya” e comprendere che tutto ciò è falso, perché non continua ad esistere nel tempo. Potharaju sapeva che tutto è Dio e scrisse che la Bhagavata fu composta da Dio in lui. Egli è Uno in tutti; “Mam ekam”, solo l’Uno, come proclama la Gita; Potharaju si arrese completamente a Dio. Shrinatha, suo cognato, un grande poeta, pregò Potharaju di dedicare la Bhagavata al re, che certamente lo avrebbe ricompensato con una gran quantità di gemme preziose. Potharaju, tuttavia, rifiutò e chiese a Shrinatha, come fosse possibile tenere il piede contemporaneamente in due scarpe. La sua mente si rifiutava di distogliersi dai Piedi di Rama, dove aveva assaporato il nettare. Sri Sathya Sai Baba Prashanti Nilayam, 14 Gennaio 1967, Uttarayana.
Elisea Sangiorgi