
Stefania Licini
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8. Cycle 29.05.2018, h 13:30 Salvecchio, aula 61 I loved, and I hoped, and I dreamt about him. I loved, then I worked, not to remember him. I loved and, full of love, almost lost him. I knew I was about to never raise my body up. Caught in my own thoughts for months, Living believing there was no redemption To all that pain, to all the constant chaos When my groans used to be my life’s strong echoes. So my soul was lost and sad Only frustration in my head. Lingering on our hidden details, Craving they would not be just fairy tales. I came back, and I felt, and breathed his smell And I saw, I saw that light in his eyes. Will we just forget all our past mistakes And finally fill out our emptiness? Poesia costituita da quattro strofe, ognuna da quattro endecasillabi. Lingua inglese moderna. Avevo deciso di affrontare la situazione appena instauratasi fra lui e me, sperimentando nuove forme stilistiche e con le lingue che avevo studiato al liceo fino a qualche mese prima. Mi divertiva, e per un attimo imprimevo (o meglio, imprigionavo) una minima quantità di affetto frustrato in versi più regolari, più musicali, che venivano creati quasi per sbaglio dalle mie dita. Fu composta in aula studio al posto di studiare, come ogni brava studentessa universitaria al proprio primo anno accademico. Lo studio della lingua cinese, per quanto appassionante potesse sembrarmi, non riusciva ad allontanarmi dalla bramosia di pensarlo, di immaginarmelo in un’apparizione senza precedenti alle mie spalle, di scrivergli un messaggio. Un ultimo. Solo uno, ancora uno... E poi basta. O forse.. Ma se sei curioso, continua a leggere ...


Stefania Licini
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7. Sàlvati 24.05.2018 Sàlvati, dall'inferno dal profumo celeste, dal Veleno che ti diede quella grazia maledetta. Sàlvati e redimiti dalla sua dolce entità invisibile che ancora la tua mente sopisce e rende marci i tuoi tessuti. Purìficati, lascia scorrere, non tornare al sentiero arido che abbandonasti con immane fatica e immane vigore. Sàlvati, almeno tu, inerme Attesa e Speranza vana, e scappa finché puoi. Staccati da me, dissolviti, sparisci. Sàlvati, o debole Mente, almeno tu, poiché già la mia Anima mai più m'apparterrà. Cinque strofe composte da cinque versi ciascuna, liberi metricamente e per rime. Qualche assonanza ed allitterazione qua e là, poesia spoglia. Così come mi aspettavo, vidi di nuovo quell’uomo. Fu un incontro dolce e soave, vicino al celestiale per l’incredulità che animava entrambi e per la spontaneità di ogni nostro gesto. Servirebbero intere pagine per narrare tutto ciò che avvenne, che ci raccontammo e ci confessammo di fronte ad una bibita dal sapore fruttato, immersi in un sole e un vento d’inizio estate. Ma per ora, restiamo d’accordo che scrivo il minimo indispensabile e che non divago dalla poesia qui sopra. Maggio fu un periodo in cui riscoprii (per poi perdere nuovamente, e per sempre) una fervente fede cristiana. Forse per redimere il mio animo (citato nei versi) dai dolori subiti e dai peccati commessi. Così decisi di sfogare il mio senso di colpa in una sorta di omelia a me stessa, o meglio, al mio spirito estenuato. Inaugurando così il periodo più prolisso della mia vita. Ma se sei curioso, continua a leggere ...


Stefania Licini
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6. Svegliarsi 10.04.2016 E portare ancora Le stesse lacrime E la stessa oscurità Della notte. Quattro versi che, privi di rime o dolci assonanze musicali, non necessitano spiegazioni. Foto scattata di ritorno da una fuga in Trentino Alto Adige, fra quei monti che credevo invano mi avrebbero riportato un briciolo di serenità. Mentre ciò che viene descritto nella poesia non tratta di un singolo momento (reale o meno) come in tutte le precedenti, bensì del monotono inizio di ogni giornata di quel periodo maledetto. Ma se sei curioso di sapere come proseguì questa dolorosa storia amorosa, beh, continua a leggere ...

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