Stefania Licini

Founder Starter

34. I’d go away (16.11.18) h 01:07 If I could only come back, dear God. I damn miss the person I was Just a day ago. And in the meanwhile He has disappeared again somehow. Maybe into somebody’s new house. I’m just an added number on his heart. I never went far from him But now have to. Or the guy I’ve been choosing Will be running away too. Di nuovo tormento, di nuovo frustrazione e senso di colpa. Di nuovo errori commessi, sbagli madornali, e peccati incancellabili. La vita si prospettava non solo vuota come qualche mese addietro, ma assolutamente intrisa di quella malvagità che mi aveva fatto ancora una volta vacillare, fino all'irreparabile. E io non ero più degna in alcun modo di vivere. Questo, ahimè, apre un altro ciclo di poetica e di peregrinazione in una me stessa ormai defunta, che si teneva in vita soltanto per infliggersi ciò che si meritava: vergogna. Come questa runner di un famoso videogioco di parkour per piattaforma Xbox, mi sedevo ora a valutare allo specchio i risultati delle corse a perdifiato che stavano durando da vent'anni. Chi ero diventata? Che cosa avrei fatto?

Stefania Licini

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33. Svolta 30.10.2018, h 00:31 Ed intorpidita in quell’avanzare Nel monotono vuoto esistenziale Oppressa da quel cimelio incessante, Unghie rotte e pelle rigata, viva All’ombra d’una guerra masochista Stagnante, stremata nella sconfitta Arrivi tu. Scuoti dalle radici Ogni danno impregnato Nell’animo ch’era infettato. Riporti in vita gli obiettivi D’una me stessa quasi persa. Hai mosso Da sterili residui Dei miei sogni marciti Ciò che un tempo era morto. Prima poesia di un nuovo percorso personale, visivamente e contenutisticamente percepibile. Ero arrivata ad una Svolta vera e propria, una nuova presa di consapevolezza che mi aveva ricolorato le giornate senza preavviso. Spiccavo di nuovo, come questa foglia spicca sul grigio asfalto grazie alle sue mille sfumature inaspettate. Ecco qui tre strofe con preciso numero di sillabe per verso e preciso numero di verso per strofa. Nella prima sono presenti sei endecasillabi con schema di rime (o meglio dire, di assonanze) AAABBB; nella seconda di nuovo vi sono ancora sei versi, di cui due settenari e tre novenari, mentre il primo è a se stante essendo un quaternario. Schema metrico: -cddce. Anche nell’ultima strofa il primo verso fa capolino con un numero irregolare di sillabe; gli altri tre sono di nuovo settenari con schema metrico ccf. Si delinea ora un prima ed un dopo. Come un avanti ed un dopo la linea del tempo allo scoccare dell’anno zero. Mi stavo riscoprendo una nuova, talentosa e solare persona accanto al ragazzo che tanto premeva per vedermi, da circa un mese. Appena possibile, ci incontravamo in qualsiasi parte della nostra provincia natale. Ogni luogo veniva arricchito di dolci ricordi, che tuttora camminando nelle medesime zone rivivo a fior di pelle. Frequentavamo inoltre gli stessi allenamenti, e poi trascorrevamo qualche momento insieme nell’oscurità prima di salutarci con un pizzico di malinconia. La strofa caratterizzata da endecasillabi rappresenta ormai il passato di una me stessa che aveva scelto di perdersi (o che non poteva fare a meno di perdersi) in una “guerra masochista”, che le aveva consumato il corpo (“unghie rotte”) e lo spirito (“nel monotono vuoto esistenziale”). Ma la seconda e la terza strofa... cambiano completamente rotta. Prendono un altro sentiero e lo vogliono percorrere appieno, con calma, con tutto l’animo. Si appellano direttamente al ragazzo che stava veramente smuovendo ciò che era marcito, liberando l’essere (“animo ch’era infettato”) fin dalle fondamenta (“scuoti dalle radici”). Sono parecchie le emozioni che volli incastonare in questa piccola poesia, ma non basterebbero immense parole in prosa per poterle esplicitare appieno. Ecco perché, se sei curioso, puoi continuare a leggere ciò che arriverà ...

Stefania Licini

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32. 09.09.2018 Nulla imparo. Con fatica Muovo passi solitari. Nelle vene ricordi affollati, Eterni rimorsi incontrollati. Afflitta, permango In uno stato di nebbia Azzurro cenere. Cresce Il desiderio di staccarmi Da ciò che mi appartiene: Doveri, pensieri, persino Il mio respiro. E in tutto questo Tu, maledetto Tu, Come un sasso conficcato Ad ogni passo nel calcagno Una cicatrice sul cuore Tu, t’arrampichi sulla mia anima Come un gatto Affamato Di ultime mie energie vitali. Ultima poesia del ciclo ‘È dura’, con la quale creai (inconsciamente) una sorta di spartiacque fra due importanti periodi della mia giovinezza. Tre strofe di quattro, sette e nove versi, per l’ultima volta prive di rime e di attenzioni alla forma, per darne di più alla potenza dei pensieri che mi affliggevano ormai ventiquattr’ore al giorno. Ero arrivata davvero al limite, tanto da non riuscire a memorizzare nulla di ciò che l’Università esigeva (“Nulla imparo”), essendo molto più concentrata sull’insoddisfazione odierna (“ricordi affollati, eterni rimorsi incontrollati”). La seconda strofa si incentra invece sullo stato d’animo che mi permeava, da quando mi alzavo la mattina per adempiere i miei mille impegni fino alla sera. Le giornate si stavano accorciando sensibilmente, inesorabilmente. E le vivevo tutte in una costante foschia che mi allontanava dalla realtà. Ad oggi, non ricordo neanche bene quelle giornate buie e nebbiose. Infine nella terza strofa mi sono appellata direttamente a.. molte entità. Non so bene neppure elencarle tutte. Fra le prime vi è sicuramente il sentimento di depressione, che mi voleva ancora spingere verso il basso nelle sue sabbie mobili, e io dovevo lottare strenuamente nella mia mente e contro la mia mente per non annegare nella miriade di chicchi aranciati. Oppure, poteva essere quell’uomo di cui anni prima mi ero innamorata. O ancora, la voglia di fare qualcosa di sfrenato per sentire un po’ più di vita. Oppure... chissà. Ciò che è certo, qui, è che mi stava per accadere qualcosa di inedito e di pazzesco. Ma se sei curioso di come il fato mi travolse ...

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