Marco Falasca

Quando la narrativa incontra la finanza...

2019-12-01 18:05:53

...nascono romanzi affascinanti ed al tempo stesso estremamente istruttivi come "La grande scommessa" (n.b. da cui è stato tratto l'omonimo film con Bale e Pitt), una guida nei meandri della finanza comprensibile anche ai neofiti ed al tempo stesso una storia drammatica e coinvolgente..imperdibile !

Marco Falasca

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Marco Falasca

La vita, a volte, presenta alternative drastiche, scelte dolorose e soluzioni inconciliabili: bisogna riflettere sulla strada da seguire, intraprenderla in maniera veloce e risoluta e non pentirsi mai della propria decisione, di qualunque genere questa sia, anche la più sbagliata: la vita è troppo breve per concedere spazio ai rimpianti. Altre volte, invece, la vita scorre nel campo della dura necessità: nessun'opzione, nessun errore, nessuna possibilità di redenzione. La vita della maggior parte degli individui è composta in eguale misura da situazioni di scelta e da situazioni di necessità. Non per me. La mia vita, infatti, non è mai stata una dura necessità da sopportare con sofferenza ed abnegazione, ma una scelta continua, un inno alla capacità di saper decidere. Ed io ho deciso, ora bene ora male, ma ho deciso. Tutto quello che è accaduto in questi ventisei anni di vita è stato frutto della mia volontà, non del fato: ne sono orgoglioso. Perché, se la necessità richiede pazienza, sopportazione, tolleranza a coloro che ne sono gravati, ben più elevate sono le virtù che bisogna possedere per affrontare quella terribile Idra di Lerna che è la scelta: umiltà, orgoglio, disprezzo del rimpianto e noncuranza del rimorso. Spesso - soprattutto adesso - ho pensato che sarebbe stato meglio non avere alcuna possibilità di scelta: niente a volte ti fa sentire bene come sapere di non avere scelta. Questo, specialmente, quando si possiede - come nel mio caso - un'attitudine a prendere sempre la decisione più dolorosa e difficile, quella che richiede maggior risolutezza, maggiore spirito di abnegazione, maggiore consapevolezza di quello che si è e dei rischi che si debbono affrontare affinché la propria natura trovi la più piena e completa realizzazione. Invero, non ho ancora compreso il movente che mi spinge verso un certo tipo di decisioni: senso del sacrificio (retaggio di un'educazione troppo rigorosa), gusto per la sfida, voglia di dimostrare la mia superiorità, tentativo di esorcizzare la paura della morte dimostrando che quest'ultima non può essere peggiore di una vita spesa ad inseguire le proprie chimere. Però c'è un'idea di cui sono stato sempre convinto: nei momenti più difficili e bui della vita, quando viene voglia di mollare tutto e rinunciare, è proprio allora invece che bisogna stringere i denti, resistere e proseguire dritti, a testa bassa, per la propria strada, verso l'obiettivo in cui si crede. Infatti è molto comoda, troppo facile, la decisione di fregarsene, di lasciarsi andare, di abbandonare ogni cosa, per primi se stessi, all'arbitrio scriteriato del destino, mentre ci vuole una grande forza morale per andare avanti con il vento contro, per alzarsi da terra mentre tutti t'insultano, ti deridono e ti prendono a calci. Sono capaci tutti a sentirsi duri, veri uomini, quando si ha un piede sulla gola dell'avversario; ma mantenere la medesima fierezza quando si giace nella propria merda, quando tutto va storto, quando si teme che la propria vita sia stata tutta sbagliata e l'anima è tormentata dai dubbi più atroci ed angoscianti, beh è una sensazione che la maggior parte degli individui non osa nemmeno immaginare. Perché ci vuole coraggio. Ci vuole coraggio per andare avanti sulla propria strada, incuranti dell'opinione altrui. Ma ci vuole un coraggio ancora maggiore per ammettere che quella che si era percorsa fino ad allora, che si riteneva la propria strada, in realtà non era tale. E tuttavia non cadere nel rimorso. Ci vuole tantissimo coraggio, un enorme coraggio, per guardarsi dentro, analizzare la propria anima, lavarla dalle impurità e scoprire così di avere sbagliato non una, due, dieci o cinquanta scelte, bensì l'intera vita. E bisogna avere anche il coraggio di piangere, di provare pietà per questa vita buttata: non provare pietà equivarrebbe ad accettare la sconfitta, perché dalla pietà nasce la passione, senza la quale non ci si inventa un'altra vita. Senza passione non si vive, perché chi non sa, non può, non vuole o non riesce ad amare, si limita ad esistere. MARCO FALASCA 2017

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