Marco Falasca

DOPO LA PIOGGIA Le nubi, dagli alisei sospinte, indolenti lasciano il cielo, in guisa di figure variopinte che si stagliano sul telo del nitido orizzonte. Il mare, cristallo oscuro, è solo: nella quiete, l'incessante rumore della risacca, l'onda scintillante che plaude e ammicca al ritorno del sole rapito, l'aria tersa, ricca del balsamo secreto dalla generosa pioggia e del fresco generato dall'umida spiaggia, celebrano la bellezza, riapparsa dopo l'uggia. Ma né la dolcezza del tramonto solare né, soave, la brezza, mitigano il dolore, intenso e insano, per le lunghe ore trascorse nel vano, stolto inseguimento d'un sogno diafano, d'un fallace istinto, d'un fugace amore sgretolatosi nel vento.

Marco Falasca

DOVER " Se arrivate fino alle stelle, non è detto che riusciate a prenderne una; é sicuro, però, che non resterete con le mani piene di fango" Brunett Cammino intrepido sul castello medioevale, il mio cuore succhia sangue dall'ultimo sole e guardo ogni singola onda del mare che si infrange, impetuosa, sulle bianche scogliere. Il cielo è scrigno dei miei sentimenti e contemplo immacolati e vasti orizzonti mentre il mondo tramonta ai miei piedi, stanco, dimentico dei rancori e degli odi. Confido in quello che provo e prendo nella vita quello che trovo; sarebbe meraviglioso appendere al collo le lacrime delle stelle, così irreali e così belle. Ma l'eternità è una promessa infame: è linda con l'anima di catrame. Io invecchierò come albero di quercia e lascerò il posto alla notte, prostituta lercia; ma non piangerò, né temerò alcun male e la giovinezza rifiorirà se sarò Sole.

Marco Falasca

FOLLIA E IMMORTALITA' Da un po' di tempo mi chiedevo, sempre più ossessivamente, perché non fossi morto, avvinto dal dolore; anzi, perché ero sopravvissuto: al sole, al mare, all'amore. E così, nascosto fra le bianche rocce marine, pensavo: "A volte credo di non essere neanche umano. L'angoscia e la felicità che ho provato in questa vacanza mi hanno atterrito, quasi spinto alla follia. Il terrore, indefinibilmente meraviglioso ed annichilente, di amare troppo intensamente una donna…Avrei potuto suicidarmi per lei, inebriato come ero di odio e di sesso: avvertivo la presenza della morte come una forza arcana, subdola e seducente, che mi sfidava. Lo sapevo si, che sarebbe stata una battaglia persa in partenza, eppure sentivo il dovere di combattere: in fondo non è proprio questo maledetto senso del dovere che ci priva dell'immortalità? Penso ad Ayrton Senna, alla sua ultima intervista prima di quel tragico Gran Premio di San Marino: "Per la prima volta in vita mia ho paura di correre; non vorrei scendere in pista, ma devo". Ma allora io, che fa queste distese di sabbia bruciante ho visto gli occhi della grande consolatrice ad un palmo dai miei, come sono sopravvissuto? Non lo so e forse è inutile porsi interrogativi senza risposta. Inutile e dannoso: significherebbe ripiombare in un passato umiliante che più non mi appartiene. Lidia, mio splendido amore effimero come una rosa bianca e fragile di beltà! Non rimpiango più di averti perso, perché grazie a te ho ritrovato me stesso… I deliri dell'anima furono terribili, è vero: ricordo le notti insonni, i digiuni da bulimia, i giorni dell'incubo…Forse sono davvero morto. Ma nella fine, che è anche il Principio, sono rinato ed assorto all'immortalità di una nuova vita: questa la mia speranza. Invero solo il futuro potrà stabilire se essa è realtà od illusione. Solo il futuro mi dirà se tu, cara Lidia, sei stata la donna che uccide il passato oppure un amore come tanti. Ottobre 1994

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