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❤️#Iran❤️
“Noi abbiamo perduto
tutto ciò che potevamo perdere
noi, ci siamo messi in cammino, senza lume,
e la luna,
l’affabile femmina, luna,
era sempre là
nei ricordi infantili di un tetto di argilla
e sui campi verdi
impauriti dall’assalto delle cavallette
Quanto bisogna pagare?“
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...perché devo fermarmi?
La complicità delle lettere di piombo è sterile
la complicità delle lettere di piombo non salverà il misero pensare.
Io sono della stirpe degli alberi
mi turba respirare l’aria infetta
mi consigliò un uccello morto
di non dimenticare il volo
Il fine di tutte le forze è giungere,
giungere all’origine luminosa del sole
e calare nella percezione della luce.
È naturale
che i mulini a vento marciscano
Perché devo fermarmi?
Prendo le acerbe spighe di grano al petto
e le allatto
La voce, la voce, solo la voce,
la voce del limpido desiderio di fluire dell’acqua
la voce del scendere della luce stellare
sulla superficie femminea della terra
la voce del concepimento del seme del senso
e l’estensione del pensiero condiviso dell’amore.
La voce, la voce, la voce,
è solo la voce che resta.
Perché devo fermarmi?
Forugh Farrokhzad
Questo lavoro va in stampa mentre per le strade di Tehran, le donne, cresciute con la poesia di Farrokhzad, muoiono davanti agli occhi di tutto il mondo. È dalla seconda metà dell’ottocento che le donne iraniane, attraverso la poesia e la parola, testimoniano la loro condizione, lottano per i loro diritti, e quando è necessario, offrono la vita per i loro ideali. La storia continua e si ripete.
Ancora oggi le impavide donne iraniane con la loro presenza e con la loro voce proibita raccontano al mondo la tormentata storia della loro terra.
È sempre la voce che resta!
La passionalità della poetessa, la sua determinazione a non rinunciare alla propria identità femminile, domina la scena e, in modo implicito, diviene stimolo al coraggio delle giovani donne, mosse a far nascere una nuova consapevolezza, capace di sconvolgere le convinzioni religiose e morali radicate da secoli nella realtà sociale iraniana.
(Faezeh Mardani, traduttrice e curatrice del testo)
#MahsaAmini #HadithNajafi
#NikaShakarami


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…In Giappone, durante la guerra, questo ragazzo portava il fratello morto sulla schiena per seppellirlo. Un soldato lo notò e gli chiese di gettare questo bambino morto perché si sarebbe stancato troppo e non avrebbe potuto procedere. Lui rispose:
Non è pesante, è mio fratello!
Il soldato capì e scoppiò in lacrime.
Da allora questa immagine è diventata un simbolo di unità in Giappone.
Che questo sia il nostro motto:
“Non è pesante. Lui è mio fratello... Lei è mia sorella. “
Se cade, sollevalo.
Anche se ti stanchi, aiutalo,
E se il suo sostegno è debole,
E se sbaglia, perdonalo
E se il mondo lo abbandona, portalo sulle spalle, perché non è pesante
Lui è tuo fratello..
✍️ da Scienza e spirito
♨️


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Chiara Badano,
giovane focolarina, una delle Beate più giovani e amate della Chiesa cattolica, beatificata nel 2010 al Santuario del Divino Amore di Roma, Chiara morì per un tumore il 7 ottobre 1990 a 19 anni pronunciando queste parole: «Mamma sii felice, perché io lo sono. Ciao!».
Chiara fin da piccola sapeva trovare Gesù nei lontani, negli atei e tutta la sua vita è stata un continuo dare amore a tutti. Ogni sua giornata fu un dono, ogni attimo e ogni suo gesto portavano in sé amore dandogli un senso eterno. Dinamica, sportiva, bella, Chiara si sente amata da Dio e lo vuole portare a tutti coloro che incontra sulla sua strada. Animata da profondo rispetto per ognuno, manifesta con schiettezza il proprio pensiero di credente, ma evita di prevaricare sulla libertà e coscienza dell’interlocutore, dimostrano più che parlando: ben più efficace dei ragionamenti è infatti la sua testimonianza di serenità e di generosa disponibilità.
È in terza elementare quando conosce il Movimento dei Focolari, fondato da Chiara Lubich. Entra così fra le Gen (Generazione nuova). Lei non parla di Gesù agli altri, lo porta con la sua vita. Dice infatti: «Io non devo dire di Gesù, ma devo dare Gesù con il mio comportamento» e così si ripensa allo straordinario insegnamento di sant’Ignazio di Antiochia: «È meglio essere cristiani senza dirlo, che proclamarlo senza esserlo». La gioia di vivere, l’entusiasmo per le piccole cose, la contemplazione del creato, la felicità di godere dell’amicizia rendevano le sue giornate un dono.
Chiara Luce sale al cielo alle 4,10 del 7 ottobre 1990, festa della beata Vergine Maria del Rosario. Ma la luce del suo incantevole sguardo non si spegnerà perché i suoi occhi saranno donati a due ragazzi. Dichiarata venerabile il 3 luglio 2008, è stata proclamata beata il 25 settembre 2010.
