Pasquale Moscaritolo

Pasquale Moscaritolo

Molto spesso le persone si chiedono quale possa essere il ruolo dell’infermiere in una sala operatoria perchè notoriamente per la comunità, gli attori della sala, sono: Il Chirurgo, l’Anestesista , l’infermiere strumentista e l’infermiere di anestesia Iniziamo col dire che l’equipe operatoria Deve essere costituita da una varietà di professionisti che in base alle proprie competenze, garantiscono la corretta esecuzione di tutte le procedure necessarie all’espletamento di un intervento chirurgico. Come primo avremo il chirurgo primo operatore, un chirurgo secondo operatore, un infermiere Strumentista ed un infermiere di Sala (chiamato anche Infermiere di Anestesia).

Pasquale Moscaritolo

Sono tre le figure infermieristiche che orbitano all’interno di una Sala Operatoria: l’Infermiere responsabile di S.O., l’Infermiere Strumentista e l’Infermiere aiuto-anestesista. Per una più corretta e coerente assistenza alle persone i tre ruoli dovrebbero inter-scambiarsi, anche per evitare condizioni di stress, di isolamento e di troppa sicurezza, indice spesso di aumentato rischio d’errori. Il “Sistema Sala Operatoria” è piuttosto complesso e occorre prenderne atto. [equipe chirurgica] Un infermiere strumentista all’opera in una Sala Operatoria La Sala Operatoria è un sistema complesso Un sistema complesso è un modello, anche organizzativo, che appartiene al “mondo” del pensiero sistemico, il quale rivela una vera rivoluzione scientifico-filosofica; infatti sovverte il pensiero scientifico classico meccanicistico e riduzionista, con cui noi siamo abituati comunemente a ragionare e definito, anche, cartesiano o newtoniano. Un sistema, a differenza del pensiero lineare causa-effetto, non è definibile né spiegabile. Le sue caratteristiche peculiari sono dettate dall’interazione e interrelazione fra le varie componenti che ne determinano l’emergenza, la quale produce una condizione che non sempre risulta prevedibile. Studiare l’imprevedibilità è assolutamente necessario se si vuole lavorare verso l’abbattimento del fattore rischio di errore. A differenza del modello lineare, che si è soliti analizzare dall’alto verso il basso, in una forma di consequenzialità diretta, il sistema deve essere analizzato dal centro verso l’esterno, verso l’alto, in quanto sono le emergenze risultanti dalle interrelazioni fra le varie componenti che determinano il prodotto. Questo tipo di analisi è molto importante, poiché non mira alla ricerca di un responsabile dell’eventuale errore, di un “colpevole”, come ad oggi siamo soliti fare, ma allo studio delle condizioni, anche organizzative, che rendono il sistema prono all’errore. La ricerca del colpevole ad ogni costo è condizione tipica delle organizzazioni chiuse e obsolete, le cui componenti umane evidenziano scarse competenze organizzative e un'altrettanto scarsa inclinazione alla partecipazione e, quindi, al cambiamento. Il filosofo francese E. Morin, uno dei massimi esponenti del Pensiero Sistemico, è solito ricordare come tutto ciò che non si ri-genera, degenera. Quest’affermazione è valida in sala operatoria come, per esempio, nell’esplicazione del concetto di Democrazia: entrambi necessitano di partecipazione, discussione e dissenso, purché posto in maniera educata e civile. Pensare ad un’organizzazione contingente alle condizioni socio-economiche, antropo-sociali, soggettivo-individuali, è un segno di maturità di pensiero che l’attuale nostra formazione universitaria non ha ancora incamerato completamente. L’intellettualizzazione della nostra professione passa soprattutto attraverso una rivoluzione culturale, che ci deve porre nelle condizioni di soggetti in possesso di conoscenze che vanno oltre il mero aspetto tecnico. A questo punto è necessario almeno menzionare le competenze non tecniche (NTS), che si è soliti distinguere in: stress; fatica; team-work; comunicazione; consapevolezza situazionale; decision-making; leadership. L’ultima competenza citata, quella di leadership, ci conduce verso l’analisi del profilo professionale relativo al ruolo dell’Infermiere Coordinatore. Esiste una differenza semantica tra Caposala e Coordinatore che ancora oggi causa confusione: il termine “caposala” lascia trasparire il concetto di “capo”, di comandante che decide il modus vivendi lavorativo dei professionisti senza alcuna valorizzazione del gruppo e dei suoi singoli componenti, che non pone in evidenza l’importanza, per la sopravvivenza dell’organizzazione stessa, della partecipazione attiva alle vicende lavorative e del dissenso intellettualmente onesto. Concetti questi ormai arcinoti, ma che spesso risultano contenitori vuoti, in quan

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