Mirella Cadeddu

Founder Senior

IL MODO IN CUI PARLIAMO A NOI STESSI Ci fate caso? Per lo più non ci rendiamo neanche conto, ma abbiamo una vocetta interna che ci parla continuamente, e influenza così le nostre azioni. Quante volte ci è capitato di etichettarci, autodefinirci, essere convinti di essere o non essere in grado di fare qualcosa, di prevedere in anticipo come andrà a finire una data situazione? Qualche esempio fra tanti. Magari pensiamo di "NON ESSERE PORTATI" a fare sport, o ballare, o di essere un disastro nelle relazioni, o di non avere il dono della dialettica, di essere timidi, impacciati, o imbranati... Da cosa ci derivano queste CONVINZIONI? Sono pensieri che sono andati radicandosi nel corso degli anni, che derivano quindi dal passato. Forse abbiamo fatto un paio di tentativi che non sono andati bene, timidi APPROCCI che ci hanno fatto rinunciare presto. E qualcuno probabilmente intorno a noi ci avrà etichettato, forse deriso, così che abbiamo pensato non valesse la pena continuare a provare. Ci sono tanti esempi che si possono fare a riprova di come questi atteggiamenti siano controproducenti e ci limitino nella nostra voglia di sperimentare, di acquisire nuove ABILITÀ. Per esempio, quasi ognuno di noi ha la PATENTE. Ricordate le prime guide? La tensione, l'ansia, quel sentirsi così impacciati e concentrati? Anche in quel caso non tutti siamo partiti con la stessa facilità, c'è chi ha impiegato minor tempo, chi magari (come me) ha ripetuto l'esame di pratica. Ma a distanza di tempo in ognuno di noi si è creato un automatismo per cui ogni giorno arriviamo a destinazione senza renderci conto. Senza contare che riusciamo a fare più azioni mentre guidiamo, e alcune non proprio consigliate anzi da evitarsi... E un esempio che viene spesso portato e che a me piace molto: i nostri primi passi? Quante volte saremo caduti, e ci saremo rialzati, prima di arrivare a reggerci stabilmente in piedi? Per fortuna da piccoli non abbiamo dato SIGNIFICATI NEGATIVI alle nostre cadute, altrimenti forse molti di noi starebbero ancora gattonando… E pensiamo che tutte le persone di SUCCESSO siano nate tali? Che un attore, un atleta, si siano svegliati una mattina con abilità portentose? Che non abbiano mai ricevuto dei NO, o porte in faccia, che non abbiano avuto momenti difficili, dove solo il continuare a crederlo possibile ha fatto poi avverare i loro sogni? O infine, nella realtà quotidiana, le coppie riuscite, quelle che ai nostri occhi passano indenni attraverso i decenni, siano nate fortunate, o con abilità speciali? Forse hanno solo lottato e continuato a confidare in loro stessi. Qual è il "segreto" allora? Quale la riflessione da fare? Essere consapevoli di come ci rivolgiamo a noi stessi, quando ci diciamo "non posso farcela", o quando permettiamo agli altri di catalogarci. Proviamo a zittire la nostra vocina. Iniziamo a contrastarla col dire"se voglio, posso". Sarà bello e soddisfacente poi ricordare il nostro punto di partenza e verificare dove la nostra fiducia, determinazione e costanza ci avranno portato E, nel frattempo, considerare i nostri "inciampi" non come fallimento, ma tentativi per perfezionare ciò che ci siamo prefissi. Tanto per dare un tocco personale a questo scritto, da EX MALDESTRA sono ormai all'ottavo anno di aerobica coreografata e da ex timida ed impacciata ho concluso il primo anno di improvvisazione teatrale, con saggio finale! E posso assicurarvi che da quando non mi dico e non mi lascio dire di essere maldestra, non ho più rotto neanche un piatto! 😉

Mirella Cadeddu

Founder Senior

LE NOSTRE MOTIVAZIONI Nel definire i nostri obbiettivi e la nostra direzione di vita, è utile comprendere quale sia la “MOLLA” che ci spinge ad agire. Sostanzialmente possiamo dividere le MOTIVAZIONI che ci portano all’azione in due categorie: VOLONTA’ DI ANDARE VERSO QUALCOSA SCAPPARE/ALLONTANARCI DA QUALCOSA Nel primo caso si avrà di conseguenza una direzione decisa, determinata , entusiasta ed efficace, che mira al raggiungimento del risultato prefisso e disposta ad assumerne il rischio, tra cui il cambiamento. Con fiducia nelle nostre risorse ed energie. Nel secondo caso l’atteggiamento che spinge all’azione è causato dalla PAURA, da un dolore od una sofferenza che vogliamo allontanare , o da una mancanza che avvertiamo. Si avrà quindi più che un’azione una RE-AZIONE. E’ una differenza sostanziale, perché muoversi sulla scia di una PAURA , per quanto in casi estremi , per esempio di PERICOLO INCOMBENTE sia naturale e fisiologico, in condizioni normali ci porta a generare ANSIA, ASPETTATIVA rivolta all’esterno, e non ci permette di utilizzare le nostre risorse interne nel modo più efficace. Potremmo portare l’esempio nell’ambito delle RELAZIONI Nel primo caso si pensa alla RELAZIONE come ad un qualcosa che può andare a completare la nostra vita, un valore aggiunto ad un’esistenza già appagante. Si guarderà ad essa con fiducia e progettualità positiva. Nel secondo caso la ricerca di relazione è conseguenza di un VUOTO da riempire, dal fuggire da una SOLITUDINE che ci sovrasta, dal desiderio di appoggiarci a qualcuno alla ricerca di una sicurezza che non troviamo in noi stessi. In quest’ultimo caso, è probabile che trasferiremo all’esterno aspettative, timori ed insicurezze, e che il risultato non sarà come sperato. Ognuno di noi a seconda delle circostanze può oscillare fra i due tipi di atteggiamento. E’ però sicuramente utile cercare di focalizzarci su noi stessi e comprendere in quale delle due situazioni ci stiamo trovando.

Mirella Cadeddu

Founder Senior

E' CAPITATO ANCHE A VOI? I miei primi approcci, anni fa, alla scoperta dell'affascinante mondo della crescita personale, hanno provocato un bello scossone intorno a me. Dalla RIDICOLIZZAZIONE allo stupore, a volte alla disapprovazione vera e propria. Da domande del tipo"Come va la tua autostima?" - ad affermazioni come:"E, dici così perché l'hanno detto nei corsi che frequenti…?" Oppure:" Ma non sarai più spontanea, è meglio restare se stessi , ti condizioneranno…" Strano. Come se andare in palestra ad allenare e preservare il fisico ci facesse essere meno noi stessi, o si andasse solo in presenza di problemi, come i chili di troppo ad esempio… Considerare NORMALE l'allenamento fisico è ormai diventato un dato acquisito. Anche l'importanza di introdurre cibi sani all'interno del nostro organismo pare per fortuna stia prendendo campo. E la MENTE? Vogliamo prendercene cura? Ciò che vi introduciamo è ugualmente importante? Penso di sì. Ambire a migliorare noi stessi, magari anche in assenza di evidenti problematiche particolari, ha senso? Curare la qualità delle nostre relazioni, con gli altri, con noi stessi, ha VALORE? Credo mai come ora. E soprattutto, perché non ora… Considero l'ambizione di evolvere, partire da quello che siamo e provare a spingerci OLTRE, un gran bello SCOPO per la nostra esistenza. E mi entusiasma constatare che è comunque una spinta, un "VIRUS , che si sta diffondendo con grande ed inarrestabile ENERGIA.

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