Maurizio Cavallera

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Questa non la sapevo....... Il duello a pistola era talmente “in voga” a fine Ottocento (ed ancora inizio Novecento) che si valutò seriamente di inserirlo nell’elenco delle discipline olimpiche? Nel 1906, infatti, ai cosiddetti “Giochi Olimpici Intermedi” – svoltisi ad Atene per celebrare il decimo anniversario del ripristino dei Giochi Olimpici – compariva la disciplina “Duello Olimpico”. Gli atleti indossavano lunghi cappotti imbottiti e maschera simile a quella da scherma; le pistole erano prive di polvere da sparo e la carica era composta da un propellente che faceva espellere una palla di cera. Le distanze erano di 20 e di 30 metri. Tra le altre cose l’italiano Cesare Liverziani si guadagnò la medaglia d’argento nella competizione dei 20 metri. La disciplina nondimeno non fu mai proposta ad una vera edizione dei Giochi, c’era infatti sempre un grado di pericolosità non trascurabile e non era il caso ai “giochi della pace” correre rischi inutili.

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Maurizio Cavallera

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Tutti conosciamo la storia di Abebe Bikila, maratoneta etiope famoso per aver vinto la maratona dei Giochi Olimpici di Roma del 1960 a piedi scalzi. Quello che forse non sapete sono i motivi che lo portarono a correre scalzo e che lo spinsero a dare tutto se stesso per vincere quella gara. Gara che per la cronaca non avrebbe neanche dovuto correre. Ma andiamo con ordine. La nazionale etiope era composta da quattro atleti e lui fu chiamato a sostituire uno di loro infortunatosi poco tempo prima della partenza per Roma. Era la guardia del corpo personale dell'imperatore Hailé Selassié e fu proprio quest'ultimo ad obbligare l'allenatore svedese della nazionale africana (che nel frattempo aveva maturato la convinzione di schierare solo tre atleti visto che sarebbe stato difficile trovarne un altro all'altezza in poco tempo) ad aggiungerlo alla squadra. Partì quindi insieme al resto dei compagni alla volta di Roma. Dopo i primi allenamenti sul posto però si accorse che il paio di scarpe che gli fornì lo sponsor tecnico della manifestazione non gli calzava perfettamente, a tal punto che gli si formò una vescica sotto un piede. Per evitare questo tipo di problema anche in gara prese la curiosa decisione di correre a piedi nudi. Venne il giorno della gara e il suo allenatore gli chiese di tenere d'occhio il favorito alla vittoria finale, il marocchino Rhadi Ben Abdesselam. Avrebbe dovuto tallonarlo almeno fino a metà gara per permettere nel frattempo ai suoi compagni di squadra di raggiungere un certo ritmo. Questi ultimi lo avrebbero sorpassato dopo metà corsa e avrebbero provato a vincere la manifestazione. A sua insaputa praticamente sarebbe diventato quello che nella maratona odierna viene definito "lepre". Il suo avversario avrebbe dovuto indossare la pettorina numero 26 ma per qualche motivo invece indossò la numero 185. Questo confuse Bikila che continuò a girarsi per controllare il pettorale di ogni atleta alla ricerca del numero 26. Pensando che fosse scattato in fuga allora si mise a correre più velocemente possibile per cercare di raggiungerlo. Ma in realtà Rhadi era proprio accanto a lui. I due rimasero attaccati fino all’ultimo chilometro, quando Bikila ha fatto partire una progressione inarrestabile che lo ha portato alla vittoria stabilendo il nuovo record del mondo in 2h15’16”. La cosa incredibile è che l'atleta etiope rimase convinto fino alla fine che il numero 26 fosse arrivato davanti, motivo per il quale quando taglia il traguardo più che essere felice sembra deluso e sembra quasi voler chiedere scusa per aver fallito l'obiettivo che gli era stato affidato.

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Maurizio Cavallera

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Viaggio nel passato futuro Hugo Gernsback è stato per la sua epoca quello che Elon Musk rappresenta ai giorni nostri. Un imprenditore ma soprattutto un inventore con la voglia di cambiare il mondo e guardare al futuro prima degli altri. Qui insieme alla sua ultima "follia" dell'epoca (1963): una televisione oculare. Praticamente ha anticipato di una cinquantina d'anni i visori 3D per la realtà virtuale.

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