Maurizio Cavallera

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Quando la Mitsubishi costruiva i "Kaiten" Durante il secondo conflitto mondiale, la Mitsubishi costruiva carri armati e aerei da combattimento, ma con la celebre mentalità giapponese del Kamikaze, venne progettato anche il siluro per sommergibili “KAITEN”, (tradotto letteralmente "ritorno al cielo" ). Era un siluro modificato come arma suicida ed utilizzato dalla Marina imperiale giapponese nelle fasi finali della seconda guerra mondiale. Nel 1944 la situazione delle forze nipponiche si stava deteriorando a vantaggio degli alleati che avanzavano senza sosta verso il Giappone nel contesto della guerra del Pacifico. Come ultima speranza di fermare gli alleati, i militari nipponici iniziarono a intraprendere attacchi suicidi contro le unità nemiche usando i Mitsubishi Zero A6M7 oppure gli Yokosuka MXY7. L'attenzione della Marina imperiale giapponese si focalizzò quindi sulla produzione di un siluro pilotato da un soldato suicida. Quando il sottomarino individuava una nave nemica, invece di lanciare i classici siluri, venivano fatti partire i Kaiten, i quali una volta vicino al bersaglio, emergevano quasi a pelo d’acqua, ed il pilota si direzionava contro la nave attivando la testata esplosiva. La testata poteva essere attivata manualmente oppure si azionava automaticamente a contatto con la lamiera delle navi nemiche. Malgrado la morte di oltre 205 piloti, i Kaiten affondarono poche navi in tutto il conflitto.

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Maurizio Cavallera

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CORREVA L’ANNO 1990 La Stampa, 25 gennaio 1990: "La droga del futuro sarà la simulazione creata dal computer, una finzione elettronica su misura che ciascuno di noi potrà vivere quotidianamente, e di cui anzi potrà farsi protagonista? Sì, stando ai pionieri in questo campo, dai severi scienziati della Nasa a un eccentrico guru del software, il californiano Jaron Lanie. L'uomo del 2000 troverà in tale realtà artificiale, in cui potrà assumere funzioni quasi divine, gratificazioni maggiori che non nella droga. Tramite essa attuerà, sia pure in maniera effimera, tutte le sue fantasie, anche proibite. E c'è il pericolo che egli diventa così dipendente da questa forma di evasione da costringere lo Stato a vietarla, come è accaduto con la droga".

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Maurizio Cavallera

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Dente Blu!! Il Bluetooth prende il nome da Harald Blåtand, un personaggio storico vissuto ai tempi dei vichinghi. In poche parole, Harald I di Danimarca era un fan dei mirtilli, e ne mangiava così tanti da avere i denti perennemente macchiati di blu (da qui Blåtand, "dente blu/azzurro"). Il nome per la tecnologia viene dal fatto che questa era stata progettata per connettere dispositivi, esattamente come Harald Blåtand aveva unificato la Danimarca. Il logo del Bluetooth, in onore di questo re vichingo, è la fusione delle rune che rappresentano le iniziali di Harald I

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