Maurizio Cavallera

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Lo Zenith Flash-Matic fu il primo telecomando wireless inventato da Eugene Polley nel 1955. Aveva solo un pulsante che veniva usato per accendere e spegnere.

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Quando si dice che una foto vale più di mille parole: Steffen Olsen, climatologo e glaciologo del Danish Meteorological Institute, ha realizzato questo scatto la scorsa settimana, durante una spedizione di recupero di equipaggiamento scientifico da una stazione di ricerca nel nordovest della Groenlandia.

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Maurizio Cavallera

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IL DISASTRO DI TOKAIMURA. Nel 1999 a Tokaimura avvenne il peggior disastro nucleare in Giappone prima di Fukushima: il bilancio fu di due vittime, una delle quali morì dopo circa 3 mesi di atroci sofferenze. Il suo nome era Hisashi Ouchi e la sua storia viene spesso ricordata in vari articoli, in cui appare anche un famoso e terrificante scatto che mostra i devastanti effetti delle radiazioni sul corpo umano. L'incidente avvenne il 30 settembre a Tokaimura, un villaggio situato 130 chilometri a nord est di Tokyo in una piccola fabbrica di combustibile nucleare della JCO (Japan Nuclear Fuels Conversion Company) ed ebbe conseguenze molto gravi: furono coinvolti direttamente tre operai e nella zona circostante vennero evacuate quasi trecentomila persone. A causare il disastro fu una scorretta miscelatura di uranio e acido nitrico all'interno di un serbatoio. Invece di utilizzare 3 chili di uranio impoverito come imposto dalla legge, gli operai eccedettero fino ad arrivare a 16 chili, innescando una reazione nucleare a catena con fortissima emissione di raggi gamma. Un lampo blu, dovuto ai neutroni emessi dall'innesco della reazione nucleare, investì alle ore 10:30 i tre tecnici presenti sul posto: si trattava di Hisashi Ouchi (35 anni), Masato Shinohara (40 anni) e Yutaka Yokokawa (54 anni). Ouchi, che era il più esposto, assorbì radiazioni di 10.000-20.000 millisievert, un quantitativo eccezionalmente superiore alla soglia di sicurezza di 50 millisievert. Dopo aver perso i sensi, Ouchi fu trasportato all'ospedale dell'Università di Tokyo, dove venne rianimato e riuscì a parlare con i medici. Immediatamente gli effetti delle radiazioni nucleari si manifestarono in modo evidente con progressivo distaccamento di intere porzioni di pelle. Si trattava però solo della punta dell'iceberg, perché i raggi gamma avevano distrutto gran parte del suo corredo cromosomico, portando a una compromissione irreversibile di tutto l'organismo. L'operaio, ormai irriconoscibile, rimase in vita grazie alle macchine per due mesi e mezzo, perdendo circa 20 litri di liquidi al giorno. Durante gli 83 giorni di agonia i medici lo sottoposero a diversi cure, che includevano trasfusioni di sangue, innesti cutanei e trapianti di cellule staminali. Fortunatamente per il povero operaio, il suo corpo fu posto in coma farmacologico per evitargli sofferenze dolorosissime.

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