LA BOTTEGA DELLE FATE

RICORDI. Il mio pensiero torna a quando ero bambina, stavo spesso dei lunghi periodi con mia nonna qui  in Umbria poiché soffrivo di forti tonsilliti e l'aria buona della collina mi dava beneficio, così invece di stare nella nebbiosa e umida Cinisello Balsamo in Provincia di Milano, i miei genitori preferivano mandarmi da lei. I primi giorni, quando arrivavo, soffrivo di terribile nostalgia e piangevo sulla foto della mia famiglia tutte le sere, ma poi mano a mano, quel dolore si attenuava e diventava l' aspettare il giorno in cui sarebbero arrivati. Quei giorni profumavano di saponette Palmolive, di acqua andata a prendere alla fonte del paese nella brocca di rame, di lunghe passeggiate "all'insù verso la torre" dove raccoglievo enormi quantità di pinoli e more. Sento ancora il profumo del bugigatto di mio nonno Ottavio, era una stanza dove teneva le damigiane del vino e dell'olio fatto da lui e dove erano appese file di salami caserecci e cosce di prosciutto crudo in attesa di essere affettate a mano. Ricordo che aspettavo il lattaio con il bricco in mano, il quale ogni sera agitava la sua campanella per dirci che era arrivato ed io correvo per le scale di pietra per prenderne un po'. Ripenso alla gioia di quando arrivavano i miei genitori, suonando il clacson dall'inizio del formone ripido e poter ricevere il loro abbraccio era la cosa più bella del mondo. Oggi è arrivato mio papà, è andato nella nostra casa in un altro paesino qui vicino, ma mamma non c'è ad abbracciarmi.. Il mio pensiero è volato comunque dovunque lei sia ora insieme a tutto il mio amore. GNOCCHI ALLA ROMANA, AROMATIZZATI ALLA CURCUMA CON BURRO FUSO, LAMELLE DI MANDORLE E GRANELLA DI PISTACCHI.

LA BOTTEGA DELLE FATE

4 UOVA. La ciotola d'acciaio appoggiata sul pianale della cucina, rifletteva la sua immagine che si aggirava per la cucina. Sembrava un' ape laborosiosa, ma il suo girare a vuoto non rendeva giustizia a quel riflesso. Sul tavolo 4 uova e dei funghi, in realtà troppo poche per farne una frittata e mentre cercava di trovare una soluzione anche quella volta, ritornò indietro nel tempo in cui nulla mancava in dispensa. Non era un rimpianto, perché sapeva bene che nemmeno allora era serena, ma si focalizzava sulle cose importanti di quel periodo, pensieri balzavano qui e li nella sua testa, ma in buona sostanza, forse stava meglio adesso che aveva poco e niente. Iniziò a cantare, un po' come faceva la sua mamma  per combattere la tristezza, e mentre lo faceva le fu' ben chiaro cosa preparare, prese le 4 uova, uni' 200 gr. di farina, mezzo litro di latte, un pezzetto di burro e un pizzico di sale. Mise tutto nel mixer e frullo' tutti gli ingredienti per circa un minuto, poi li versò in una ciotola a riposare per mezz'ora. Puli' i funghetti e li tagliò a fettine, li mise in padella a secco per far uscire l'acqua in eccesso, li scolo' e aggiunse aglio, olio evo, prezzemolo, sale e pepe e li cucino' per circa mezz'ora. Con l'impasto preparò delle crepes, circa 12 e le spalmo'  all'interno con un pochino di mousse di formaggio e versò due cucchiai di funghetti trifolati, li compose e sparse sopra granella di nocciola e prezzemolo fresco tritato. Preparò la tavola e chiamò i figli a mangiare, dalla ciotola l'immagine riflessa emanava felicità e gioia, avevano tutto con poco, erano uniti e c'era amore. Questo bastava.

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LA BOTTEGA DELLE FATE

BIANCO E NERO. Questa storia è vecchia come il mondo, tramandata da un gruppo di fate che ancor vive sotto il Fungo Sovrano nel paese di Laggiù Laggiù. Al tempo di quando le stagioni erano quattro, due fate giravano nel bosco alla ricerca del polline guaritore, poiché la scorta stava per finire e mentre raccoglievano il nettare da un pesco, videro qualcosa che catturo' la loro attenzione. Svelte svelte si nascosero dietro ad una foglia ad osservare quello strano movimento, un vortice stava attraversando la radura, ma la cosa strana erano i due colori che sprigionava ad ogni rotazione.. Ora il bianco e ora il nero. Si domandarono come avesse mai potuto lo strano fenomeno ad arrivare fino a quel luogo incantato, che solo le creature fatate potevano varcare. Ben presto capirono il tormento che, quel vortice  che arrivava dal mondo dell'uomo, trasportava. Era il bene e il male che risiedeva nelle anime umane a fare la lotta ed era così violenta da causare danni e dolore anche in un luogo così protetto come la radura incantata. Non sapendo come arrestare quel vortice che diventava sempre più grande, decisero di fare la cosa più coraggiosa che il mondo fatato si ricordi, uscirono allo scoperto e, tenendosi per mano, si lanciarono proprio al centro, facendosi inghiottire dalla corrente. La polvere di fata unita a quella di stelle, volteggiava unita al bianco e al nero, ma la forza di quel vortice non cessava, fino al momento in cui un boato spezzò l'incantesimo malefico e lo trasformò in piccolo mulinello, disgregando i due colori, che diventarono unici, girando lentamente  su se stessi. Le fate, stremate, riuscirono a liberarsi e dall'alto guardarono quel piccolo miracolo, ora potevano ben distinguere ciò che rappresentavano il bianco e il nero, cioè il bene e il male delle anime umane e diedero loro la possibilità di scegliere da che parte stare. Da quel giorno ognuno di noi può decidere liberamente il colore che vuole nella propria anima e ciò, la leggenda narra, lo dobbiamo a quelle due piccole fate. @la_bottega_delle_fate_blog stories VORTICE BIANCO E NERO CON POLVERE DI FATA (ph. Agenzia Fata Madrina)

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