Maria Liliana Geanta

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Regina delle nevi

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Maria Liliana Geanta

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Trovato il fossile quasi completo di uno squalo di 360 milioni di anni fa Phoebodus, che nuotava negli oceani del tardo Devoniano, era dotato di denti simili a queli dell'odierno squalo dal collare, che gli consentivano di ingoiare le prede per intero Fossili,squali,paleontologia,marocco Un fossile rinvenuto di recente rivela che l’antico squalo Phoebodus era dotato di un corpo a forma di anguilla, caratteristiche che lo rendono molto simile all’attuale squalo dal collare, come quello nell’immagine avvistato al largo del Portogallo. Fotografia di Paulo Oliveria Vedi anche Raro squalo "fossile vivente" pescato in PortogalloRaro squalo "fossile vivente" pescato in PortogalloPerché i temibili squali del Cretaceo non sopravvissero al meteoriteIn Toscana il primo monodontide fossile del Mediterraneo, antenato del belugaGli squali preistorici cacciavano rettili volantiGli squali non sono fossili viventi I denti di squalo sono fra i fossili che vengono rinvenuti più frequentemente in tutto il mondo, ma gli scheletri cartilaginei di questi animali raramente riescono a preservarsi. Di conseguenza, i ricercatori non hanno idea di che aspetto avessero molti degli squali primitivi, anche se un tempo erano presenti in grande quantità. Ecco perché i paleontologi al lavoro nell'Alto Atlante Orientale, in Marocco, sono rimasti sorpresi nel trovare diversi crani e uno scheletro quasi completo riconducibili a due specie di Phoebodus, un genere di squalo primitivo noto finora solo dai denti a tre cuspidi. I fossili, descritti di recente su Proceedings of the Royal Society B, rivelano che Phoebodus aveva un corpo a forma di anguilla e un muso lungo, caratteristiche che lo rendono molto simile allo squalo dal collare che si aggira ancora oggi nelle profondità degli oceani. Questi due animali sono legati da una lontana parentela, e anche i loro denti sono molto simili, il che suggerisce che le modalità di alimentazione non dovevano essere così diverse. "Molti degli squali attuali sono caratterizzati da denti seghettati che consentono loro di spettezzare la preda prima di ingerirne i pezzi", afferma Christian Klug dell'Università di Zurigo, fra gli autori dello studio. Al contrario, i denti a forma di cono rivolti verso l'interno - di cui era dotato Phoebodus e che caratterizzano ancora oggi lo squalo dal collare - consentivano di catturare la preda e di ingoiarla per intero. Balzare sulla preda I resti fossilizzati di Phoebodus sono stati rinvenuti in uno strato risalente a 360-370 milioni di anni fa, in quello che un tempo era un bacino marino poco profondo. Dopo la morte degli squali in questo luogo, la limitata circolazione dell'aria unita ai bassi livelli di ossigeno, ha fatto sì che i loro corpi non fossero attaccati da batteri e saprofagi o logorati dalle correnti, preservandone lo stato fino ad oggi. Questo fossile appartenente all’antico genere di squalo Phoebodus è stato rinvenuto in Marocco. Immagine di Linda Frey e Christian Klug, Paläontologisches Institut und Museum, Università di Zurigo I fossili di questi animali risultano danneggiati dai sedimenti e dal tempo, ma Klug e il suo team sono stati in grado, servendosi della tomografia computerizzata, di scansionare una parte del materiale recuperato dalle montagne marocchine, così da ottenere un quadro ancora più chiaro di come apparivano questi squali primitivi nel Tardo Devoniano. "La quantità di dati che emerge da studi come questo è sbalorditiva", afferma John Maisey, paleontologo dell'American Museum of Natural History di New York, che non ha preso parte allo studio. "Stiamo assistendo a una rinascita dell'anatomia". Le scansioni hanno rivelato alcune sorprendenti somiglianze con lo squalo dal collare, non solo inerenti alla forma del corpo, ma anche a quella dei denti, informazioni che forniscono alcuni indizi sulle strategie di caccia di questi antichi predatori. "Lo squalo dal collare è un predatore specializzato, che ha la capacità di balzare all'improvviso verso la sua preda", afferma David Ebert del Pacific Shark Research

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Maria Liliana Geanta

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Qualcuno lo ha ucciso, però lui è ritornato a vivere donando il suo frutto alla VITA .Una lezione che fa riflettere.

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