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Non esisteva neanche un minuto di noia.
D’estate si tornava a casa solo per mangiare e quando gli adulti ti chiamavano a gran voce dalle finestre. Le scale con il cuore in gola perché si era sempre in ritardo, le ginocchia sbucciate tenute nascoste perché era vietatissimo farsi male, il profumo buono del piatto fumante a tavola che mangiavi senza fare troppe storie pure quando non ti piaceva granché e poi ancora giochi e corse a perdifiato per le strade e nel vecchio cortile di casa. Con gli amici di sempre ma anche quelli dei palazzi accanto. Non era importante conoscersi, sapere il nome. Bastava stare insieme, non occorreva altro. Il resto si inventava.
“Se ti fai male ti do il resto” era il monito più frequente delle mamme ma c’erano pure un paio di classici indimenticabili tipo “ io ti ho fatto, io ti distruggo ” e “vieni qui che non ti faccio niente” scandito a denti stretti e con piglio da generale tedesco.
Una estate al mare, la mamma di una mia amichetta, le urlò dalla riva “se affoghi, ti ammazzo”; indubbiamente medaglia d’oro! Quanto ridemmo…
Mi incanta di tenerezza questo ricordo.
E questa foto, così palpitante di vita e di colori.
(Serenella C.)
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Non è un peso, è mio fratello.
Foto del 1945 durante la seconda guerra mondiale. Questo ragazzo giapponese stava aspettando il suo turno per cremare il corpo del fratellino. Il fotografo che ha scattato la foto ha detto che il ragazzo si stava mordendo le labbra per non piangere, al punto che la sua bocca sanguinava.
La guardia responsabile della cremazione gli disse: Metti il carico che porti sulla schiena fino al momento della cremazione, in modo da non stancarti. È pesante per te. Il ragazzo rispose: "Quello che porto non è pesante, è mio fratello". E ha continuato ad aspettare il suo turno con il fratello sulle spalle, finché non è arrivata l'ora,dopo ore di attesa, quindi ha consegnato il corpo e si è voltato e se ne è andato...
Ancora oggi, questa immagine e la sua storia sono usate in Giappone come esempio di forza in tempi difficili. Forza mista a fraterna sincerità.
Voglio ricordarti oggi che quello che porti sulla schiena non è un peso, è tuo fratello, tua madre, tuo padre o tuo figlio, se Dio te lo mette sulle spalle è perché tu puoi portarlo o portali fino in fondo.
Non abbandonare tua madre, tuo padre, loro non ti hanno abbandonato,non abbandonarli, sii forte e abbi pietà dei tuoi genitori. E sii un supporto per loro nelle loro vite.
E come diceva quel bambino giapponese, oggi puoi dirlo anche tu: "Questo non è un peso, è mio fratello".
Puoi dirlo oggi anche se i giorni ti separano da tuo fratello, dai tuoi genitori o da un amico. Questo è il momento di riportare le cose al loro corso è oggi, adesso, perché il sangue non può essere mai acqua.
❤