Founder Starter
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A volte mi chiedo:
come ha fatto la nostra generazione
a sopravvivere ai cibi
contenenti lattosio?
Come siamo potuti crescere
senza omogenizzati, integratori,
ormoni e multivitaminici?
Come siamo vissuti
senza Coca zero, Red Bull,
aperitivi e long drink,
se aspettavamo la domenica
per bere l’acqua gasata
con polverine disciolte?
Come abbiamo superato
gli inverni rigidi
col panino nella cartella,
senza le merendine, la nutella
e gli immunostimolanti?
Come ci siamo accontentati
della merenda del pomeriggio
fatta di pane, burro e zucchero,
senza ricorrere ai centrifugati
di frutta e verdura?
Come abbiamo superato
le sere d’estate
con una fetta di anguria per strada,
senza la baldoria degli happy hour?
Come abbiamo sopportato
la punizione di un professore,
e abbracciato incontrandolo
dopo tanti anni,
senza aggredirlo
con l’approvazione dei genitori?
Come abbiamo potuto
corteggiare la compagna di banco
senza epilazione sul petto,
e un fisico da bodybuilding?
Come abbiamo potuto
fare a meno del personal trainer,
avendo giocato solo a calcetto
sui terreni sterrati,
mentre il compagno più sfigato
faceva da arbitro?
Come siamo sopravvissuti
alle ginocchia sbucciate
e disinfettate con la sola saliva,
senza ricorrere ad antibiotici
antisettici e medicazioni?
Come siamo riusciti
ad incontrarci con la ragazza
se non esisteva il cellulare
e gli unici sms
erano un bigliettino nel diario
e un bacio rischiato?
Come accettava di uscire con noi,
se andavamo a prenderla a piedi
sapendo che volevamo
regalarle le ali?
Come abbiamo potuto
scrivere poesie
e comporre canzoni
senza l’uso del computer?
Come siamo riusciti
ad aspettare un tempo infinito
per dare il primo bacio,
se ora è l’ultimo ad arrivare
dopo un amplesso?
Eppure,
la nostra generazione
che non faceva l’alba,
ha saputo sognare.
Perché il cibo più sano
che l’ha nutrita,
era la speranza.
-- Gianni Miniello
Founder Starter
Ti racconto cosa c'è dietro questa foto.
C'è la storia di un Grande Uomo, mio papà Giuseppe (per tutti Peppino), dopo una vita dedicata al lavoro, alla sua famiglia e alla sua grande passione: la campagna.
Papà che si è ritrovato all'età di 83 anni, a causa di varie complicanze di salute, a dover affrontare nel giro di tre mesi l'amputazione di entrambi gli arti inferiori e con il rischio di perdere la vita.
Ma per grazia del Signore ha superato gli interventi.
Ed è così che grazie alla sua grandissima determinazione e forza di volontà , con il supporto della sua famiglia e degli amici, si è ripreso in mano la sua vita!
Eccolo a distanza di due anni dagli interventi, alla veneranda età di 85 anni, qui in campagna insieme noi per raccogliere le olive. Per fare il direttore dei lavori e cercare di essere utile come meglio può.
Ecco ora sai cosa c'è dietro questa foto, un grande insegnamento che lui ci da ogni giorno: non arrendersi mai! E che con la giusta volontà e determinazione si può superare ogni limite!
-- Angela, Gioia del Colle