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“Quando arrivai a Torino, al primo allenamento c’erano un sacco di tifosi e tutti i dirigenti, compresi gli Agnelli.
Mi misi a palleggiare e l’Avvocato mi fece notare che palleggiavo quasi esclusivamente con il mio piede preferito, il sinistro. Allora presi la palla e feci quattro giri di campo palleggiando senza mai farla cadere.
Alla fine del quarto giro mi fermai davanti a lui e gli dissi: secondo lei, cosa ci dovrei fare, con il piede destro?”
Enrique Omar Sívori, l’italo-argentino che per Gianni Agnelli fu “più di un fuoriclasse, per chi ama il calcio è un vizio”.
In questo scatto del 1961, Tullio Farabola immortala la più grande forma artistica del ‘Cabezón’: il tunnel.
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Quando, non molti anni fa, i papà hanno iniziato a partecipare in modo più attivo all'accudimento dei bimbi piccini, la società colta di sorpresa ha coniato il termine "mammo". Come se l'uomo che culla, tiene in braccio, cambia il pannolino, fosse una sorta di mamma al maschile. E questo, se ci pensiamo, è incredibilmente significativo. Rende proprio l'idea di quanto fossimo lontani dal concetto di papà che si occupa in modo diretto dei bambini come fanno normalmente le mamme.
Oggi per fortuna la fase del "mammo" mi sembra abbastanza superata. Un uomo è un padre, non una pseudo-mamma o una vice-mamma.
Adesso però siamo nella fase "che bravo quel papà aiuta la mamma col bambino".
Ecco, dobbiamo superare anche questa. Perché un uomo che si prende cura dei suoi figli è qualcosa di più di un aiutante della mamma. E' un padre. Ed è una cosa grande e meravigliosa essere un padre. E la parola è proprio questa, non ne servono altre: papà.
-G. Cozza
Immagine dal web
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