Da leggere e condividere. Fa riflettere ❤️
PRENDITI UN MINUTO PER LEGGERE LA MIA STORIA....”ABBASSATI LE MUTANDE FROCIO!!!”
A 13 anni mia madre, volendo combattere la mia timidezza mi fece frequentare le medie in città, per me, che venivo da un paesino era un passo enorme.
In questa scuola c’erano gruppetti giá creati e io ero completamente fuori, nessuno si preoccupava di chi non era del branco.
I professori chiedevano di scegliere i compagni di banco, io ero l’unico senza nessuno accanto e questo iniziò a farmi capire che non andava qualcosa.
Non capivo bene cosa non andasse probabilmente essere timidi è una condanna mia e di altri tantissimi ragazzini.
Sono cresciuto con mia madre e le mie due sorelle minori, mio padre faceva il camionista e tornava a casa molto tardi.
Sin da piccolo mi sono appassionato di cose, guardando le mie sorelle, le mie uniche amiche. Mia sorella amava la Pallavolo e allora piaceva anche a me.
A scuola durante le ore di educazione fisica i professori ci facevano scegliere le squadre, non vi dico l’imbarazzo in quei momenti.
I capitani delle due squadre riproponevano i gruppetti in classe, io finivo sempre nella squadra con minor giocatori, non mi sceglievano mai per volontà, erano purtroppo obbligati ad avermi.
Poi sentivo commenti “é grasso, è scarso, che palle non ce lo vogliamo” che contribuivano ad ammazzare la mia autostima già inesistente.
Ero l’unico maschio a giocare a pallavolo e li iniziò il mio inferno personale.
Sentivo continuamente chiamarmi “frocio, femminuccia, coglione” solo perchè non ero come loro, non giocavo a calcio, ero scarso.
Negli spogliatoi avevo il terrore di non essere abbastanza veloce a cambiarmi, imparai ad abbassarmi le mutande e cambiarle in 10 secondi, volevo essere più veloce delle prese in giro.
Quando non ero abbastanza veloce, arrivava qualche bullo, mi faceva abbassare le mutande o me le abbassavano a forza, ridevano di me, a volte provavano a fotografarmi, perché poi io mi giravo per evitare di diventare un porno vivente.
Iniziai ad odiarmi, letteralmente.
Iniziai a prendere scuse per saltare educazione fisica, ma la mia insegnante, non me lo permetteva.
Allora iniziai a saltare direttamente la scuola durante quelle ore.
Passai le medie e non so come feci, mi trovai un amico che mi iniziò a far male.
Il cibo.
Rimettevo tutto dentro, tornavo a casa e mangiavo, mangiavo e mangiavo tonnellate di cibo per dimenticare tutto ciò che mi dicevano.
Iniziai ad ingrassare, alle superiori iniziarono a prendermi in giro per questo.
Mettevo felpe enormi per nascondermi ma in classe sudavo tanto e respiravo male.
Qui iniziarono a dire “puzzi, lavati, ciccione”.
Pesavo 86 kg non 200 eppure nessuno si risparmiava perché io non rispondevo e diventavo lo zimbello di tutti.
La preda facile.
Una mia compagna di classe a volte testava il mio grasso, mi stringeva molto forte la pelle per vedere se mi faceva male, le chiedevo di smettere ma lei continuava e tutti ridevano.
Ho ancora diverse cicatrici sul mio corpo dovute a queste azioni, come la corrida, ero il toro di turno.
Al quinto anno non sopportavo più nulla, volevo morire, la vita mi faceva schifo.
Luglio 2017 entro in Anoressia Nervosa, in pochi mesi passo da una novantina di kg a 52, 30 kg sotto il mio peso forma.
Lo psicologo mi diagnostica anoressia e depressione causata da soggetti esterni.
Inizia un percorso riabilitativo con il centro nutrizionale di Giulianova, per riprendere peso, quel peso che mi aveva sempre fatto deridere.
Quando mi chiesero perchè ero diventato così, risposi che non sapevo come dovevo fare per piacere agli altri.
Non parlavo tanto, ma iniziai a scrivere qualcosa, un foglietto, poi divenne un romanzo che è uscito a Giugno per Rizzoli, si chiama “Ti avrei dato tutto”.
Oggi combatto ancora ogni giorno, contro quello che mi hanno fatto, contro le ripercussioni, la depressione, il cibo.
Non è facile, ma ci sto provando.
Cari studenti, stare in silenzio non fará