Giuseppe Giove

FOTOGRAFIA - REGOLA DEI TERZI

2018-06-20 01:23:07

La regola dei terzi La regola dei terzi e’ una delle regole più importanti della fotografia, ma non solo, essa infatti stabilisce un metodo di composizione dell’immagine adatto ad attirare la massima attenzione possibile da parte dell’occhio umano. E’ poco corretto infatti, per non dire sbagliato pensare che porre il punto di maggiore interesse al centro della foto sia la soluzione migliore, il nostro occhio infatti e’ abituato a cercare riferimenti diversi dal centro geometrico del soggetto osservato. Tranne che in casi particolari, e soprattutto nella fotografia paesaggistica, porre il soggetto al centro della foto pur non risultando dichiaratamente fastidioso, rende statica e piatta la composizione. Per ovviare a questa problema arriva in nostro aiuto questa semplice regola, essa prevede la suddivisione ideale della nostra immagine in nove parti uguali generate da due rette equidistanti verticali e due equidistanti orizzontali, in questa immaginaria griglia si creano quattro punti di intersezione che rappresentano i punti migliori sui quali centrare il soggetto dinamico della foto. La griglia oltre che immaginaria e’ anche fisicamente presente sul display di alcune delle moderne macchine digitali per aiutare una eventuale scarsità di immaginazione, quello che conta comunque non e’ la ferrea applicazione della regola in modo matematico ma lo stimolo fornito al fotografo per una ricerca continua della miglior composizione in funzione delle proprie esigenze ma, perché no, anche in funzione di quelle degli altri.

Giuseppe Giove

FOTOGRAFIA - IL TEMPO DI SCATTO

2018-06-20 01:20:29

Il tempo Una delle due variabili fondamentali controllabili dal fotografo e’ quella relativa ai tempi di scatto, questo parametro non e’ altro che il tempo in cui l’otturatore aperto permette il passaggio della luce verso il sensore/pellicola. Essa e’ ovviamente correlabile anche ad altri parametri che analizzeremo più avanti. Il tempo di scatto e' misurato sulle macchine fotografiche in secondi e frazioni di essi, in un range che, normalmente, va da 1/4000 a 30 sec e ulteriore, i valori utilizzati in situazioni normali si posizionano intorno a 1/125 spostandosi verso tempi più veloci per situazioni di luce migliore o "congelamento" dell'azione sportiva oppure verso tempi più lenti per condizioni di luce peggiori o necessità di "dinamicita" La sua funzione principale quindi e’ quella di permettere una corretta esposizione della foto, e grazie infatti ai tempi impostati che possiamo dare al nostro scatto la giusta “esposizione”, ne troppo scura (sottoesposta) ne troppo chiara (sovraesposta) , esistono delle regole sul controllo delle zone scure e chiare per definire i due suddetti parametri e su alcune digitali il piccolo display normalmente ne permette la verifica, ma sta alla sensibilità dal fotografo la composizione finale il termini di luminosità, se l’effetto e’ voluto non esistono regole che impediscono l’uso della sovra o sottoesposizione, in condizione di luce particolare dove e’ impossibile ottenere una perfetta esposizione di tutto il soggetto poi occorre sapere scegliere. All' interno del mirino e sul dorso delle moderne reflex digitali e' presente un esposimetro che permette di verificare la corretta esposizione "matematica" della foto, ovviamente il variarne i parametri permette di personalizzare la foto Seconda funzione del tempo di scatto e’ quella di “congelare” l’attimo che stiamo fotografando, e’ infatti grazie al tempo che intercorre tra apertura e chiusura del diaframma che possiamo evitare di ottenere dei soggetti mossi, soggetti cioè che durante il tempo di apertura del diaframma hanno modificato nello spazio la loro posizione impressionando sul diaframma più immagini e rendendo la stessa immagine fastidiosamente non nitida. Anche in questo caso però non esistono regole precise, se in alcuni casi infatti i lunghi tempi rendono il soggetto poco gradevole in altri possono fare la differenza tra una foto normale ed una personalizzata, come per l'esempio fotografico sottostante dove il lungo tempo di esposizione ha permesso di conferire all' acqua della cascata una forma più "fluida" e dare movimento all'immagine. E' grazie alla modifica della apertura del diaframma (che analizziamo in modo approfondito nella sezione dedicata), ovvero della quantità di luce in ingresso, che risulta possibile giocare con i tempi di scatto senza che la esposizione della foto ne risenta, in termini semplicistici per ovviare al lungo tempo di ingresso della luce nell'obiettivo si fa in modo di farne entrare una quantità minore riducendo il diametro di ingresso. Alcune reflex dispongono di un tasto di "gemellaggio" che modifica automaticamente l'apertura del diaframma a seguito di quella dei tempi per mantenere la corretta esposizione senza doverla ricalcolare, se per esempio sto scattando con tempi di 1/125 e apertura diaframma di f11, "gemellando" i parametri e spostando i tempi a 1/15 otterrò automaticamente f32 per la stessa identica esposizione dell'immagine. I tempi di scatto possono consentire una ampia creatività permettendo al fotografo di uscire dalla stretta limitazione dell'impressione dell' attimo, e' possibile infatti riuscire a catturare di più di un attimo concentrando nella foto situazioni più lunghe di quanto normalmente ipotizzabile e restituire movimento alla foto o ad una parte di essa.

Giuseppe Giove

FOTOGRAFIA - IL DIAFRAMMA

2018-06-20 01:18:18

Il diaframma L’apertura del diaframma è determinante nella riuscita di una foto digitale in quanto controlla la luminosità dell’immagine e determina anche l’ampiezza del campo visivo che deve essere a fuoco. Usando come diaframma 4 o 2,8 avremo un’apertura quasi al massimo dell’otturatore digitale: molta luce, foto luminosa e messa a fuoco nitida solo nella zona che abbiamo a messo a fuoco il soggetto, il resto verrà leggermente sfocato. Usando come diaframma 11 o 16 avremo un’ apertura quasi al minimo dell’otturatore digitale: poca luce per più tempo, foto limpida e nitida nel suo complesso non solo nel soggetto. L’area che mettiamo a fuoco in fotografia viene chiamata “profondità di campo”. Non sempre l’apertura del diaframma è usata per avere foto digitali sempre più nitide. Viene usata anche per compensare il tempo di scatto. Infatti se per forza dobbiamo usare un tempo molto breve come 1/500 di secondo non possiamo pensare di usare un diaframma di 16 in quanto avremo una foto molto sottoesposta, probabilmente useremo un tempo di 2,8 alla massima apertura della macchina fotografica digitale. Quindi c’è una correlazione tra diaframma e tempo di scatto: 1/250 e 2,8 – 1/60 e 11. Nel caso di illuminazione scarsa e vogliamo avere una ottima profondità di campo con una messa a fuoco su tutta la scena che fotograferemo sarà utile avere un cavalletto dove appoggiare la macchina fotografica digitale in modo da poter usare un diaframma 11 o 16 e un tempo di 2 o 3 secondi di posa. In questo modo il risultato sarà una foto perfetta in tutti i minimi particolari. Questo tipo di combinazione tra diaframma e tempo di scatto e molto utile per fotografare paesaggi o interni dove i dettagli sono molti e quindi la foto digitale deve risaltarli tutti. Avere una foto digitale dove tutto è messo a fuoco perfettamente può certe volte appiattire la foto stessa quindi, specialmente le foto delle vacanze, sarebbe meglio usare la macchina impostando come diaframma 2,8 o 4 e il tempo di scatto può essere variabile in base all’illuminazione del momento. Differentemente se vengono fatte delle foto digitali di tipo sportivo, una gara automobilistica per esempio, si consiglia di impostare un tempo di 1/500 o 1/250 di secondo e l’apertura del diaframma variabile in base alle condizioni di luce. In questo modo si eviterà di avere foto sfocate.

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